Soho

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Cap. 83

Il quartiere di Soho è un simbolo dell'arte urbana e della cultura underground di Malaga. Era affascinante!
Graffiti, opera anche di artisti di fama internazionale, ricoprivano le facciate degli edifici. Un tempo, zona disagiata, ora, riqualificata sede di teatri, ristoranti e bar tra i più alla moda della città.
C'era l'imbarazzo della scelta, ogni locale ti invogliava ad entrare.

Così dopo aver cenato in un bar, a tapas e birra, entrammo in una piccola discoteca "La Biblioteca". Era molto carina, con decori particolari.

Quella sera era destinata al puro divertimento, poco più tardi ci raggiunse anche José che non avevo ancora incontrato. Era un piacere vedere finalmente, anche l'ultimo fratello.

La musica anni '80-'90 era pazzesca, ti costringeva a ballare e, io e Noemi eravamo scatenate, colpa anche di qualche birra di troppo.
Ero senza pensieri, senza freni. Cantavo e ballavo come se non ci fosse un domani...
...ad un tratto, forse recuperai un attimo di lucidità e vidi Samu in un angolo che parlava con suo fratello, ma non la smetteva di guardarmi.
Mi avvicinai a lui e chiedendo scusa a José, lo trascinai in pista dove ballammo fino alla chiusura.
Non mi reggevo in piedi per la stanchezza, non ero abituata a questa vita, e soprattutto, non ero abituata ai tacchi che Noemi mi aveva convinto ad indossare, perché secondo lei, erano perfetti con quel vestito. Arrivati a casa, corse in bagno, aveva esagerato più di me.

Rimasti soli, io e Samu, entrammo in cucina per un bicchiere d'acqua.
Sentivo la forte intimità che si stava creando tra noi.
Avevo voglia di un contatto. Le nostre mani si cercavano appoggiate sul bancone della cucina. Le dita si sfiorarono, come una scossa lungo tutto il corpo, il respiro si faceva più lento, mentre il battito aumentava la velocità.
I nostri sguardi si incrociarono, in quel momento le dita si intrecciarono, ci stavamo avvicinando, ma...

... "Ragazzi che ne dite di un caffè?"

Ci sorprese Noemi e ci staccammo come percorsi da un brivido.
Ne approfittai per andare a letto, non era ancora il momento.

Una volta a letto, non riuscivo a chiudere occhio. Pensavo a quello che era successo in cucina e a quello che sarebbe potuto succedere se Noemi non ci avesse interrotto.
Non riuscivo a capire quanto mi stava accadendo, era troppo presto!
Avevo paura, paura di cadere in quello che poteva essere, come nel mondo del calcio, una sostituzione in corsa.
Dovevo prima fare chiarezza dentro di me, poi pensare a qualcosa di nuovo, di diverso, anche se lo spagnolo, aveva riempito i miei pensieri già da un bel po' di mesi.

MAMILHAPINATAPAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora