Lo Scudetto nº19

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Cap. 162

Pochi giorni, tre per l'esattezza. Tre giorni ci separavano dalla conquista o meno del nostro 19º scudetto.
L'attesa era alta in tutta Milano, da una parte e dall'altra, con discussioni e prese in giro, non c'era luogo dove non si parlasse di questo straordinario finale di stagione.

Venerdì dopo pranzo, andai a Linate a recuperare i genitori e i fratelli di Samu. Mamma e papà si sarebbero fermati ormai fino al matrimonio, mentre Noemi e José erano venuti a sostenere il fratello in questo suo ultimo atto con il Milan.
Comunque fosse finita la partita, il risultato sarebbe stato frutto, non solo dell'ultimo anno, ma degli ultimi tre, dall'arrivo di mister Pioli e del lavoro e del sacrificio che avevano accompagnato i ragazzi lungo il percorso, soprattutto dopo quella clamorosa sconfitta per 5 a 0 contro l'Atalanta.

Recuperata la famiglia Castillejo, non mi sono mancati i rimproveri da parte di mamma Rosa, che mi invitava a riposare di più, che loro potevano anche venire in taxi.
Ecco da chi aveva preso Samuel se ancora non l'avevo capito!
Però, io mi sentivo bene e non vedevo l'ora di raggiungere tutti i traguardi che erano alle porte.
Una volta a casa, mamma Rosa prese possesso della cucina, così io e Samu approfittammo per ritagliarci un piccolo spazio tutto per noi.
Mi era venuta voglia di gelato e decidemmo di fare una passeggiata, io e lui soli, come due innamorati qualsiasi.

La sera cenammo tutti insieme raccontandoci le ultime novità, i progressi di Elena, notizie di Malaga e l'imminente fine di campionato

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La sera cenammo tutti insieme raccontandoci le ultime novità, i progressi di Elena, notizie di Malaga e l'imminente fine di campionato.
Eravamo solo noi della famiglia, come quel famoso Natale di tre anni e mezzo fa, nella stessa casa.
Ripensandoci mi vengono i brividi, tutto era già scritto, ma ne era passata di acqua sotto ai ponti...

Il sabato mattina Samuel ci lasciò presto, avevano l'allenamento e poi sarebbero partiti in treno, in direzione Reggio Emilia.
La stazione Centrale di Milano era intasata dai tifosi andati a dare la carica ai ragazzi prima della partenza. Ne aspettavano più di 18.000 per la partita con il Sassuolo, per non parlare di quelli che ci sarebbero stati senza il biglietto. Era una bolgia, una bolgia rossonera.

La sera stessa, io e Samu, ci sentimmo al telefono, prima che Noemi mi convincesse a raggiungere Piazza del Duomo per il concerto di Radio Italia.
I ragazzi erano tranquilli, avrebbero passato un po' di tempo insieme e poi tutti a nanna per essere ben riposati per il giorno dopo.
Io invece, ero in mezzo alla folla, ma desideravo solo il mio letto. Incontrammo Vins e approfittai di lui per convincere Noemi ad andare a sederci in un locale, i miei piedi gridavano aiuto! Nonostante stessi bene con i miei amici, iniziavo a sentire la stanchezza, che forse, si poteva vedere anche dal mio volto, perché poco dopo decisero di accompagnarmi a casa e ci demmo appuntamento per il giorno dopo.
Avremmo raggiunto Samuel a Reggio Emilia, al diavolo la scaramanzia! Questo era il suo ultimo momento da giocatore del Milan, volevo godermelo fino in fondo.

Arrivati al Mapei stadio, era come essere a San Siro. I tifosi neroverde erano relegati in un piccolo spazio, tutto il resto era solo Milan. I ragazzi della Sud avevano organizzato una coreografia anche per questa trasferta, quanto lavoro e quanto amore per la nostra squadra!
Nonostante le polemiche e le minacce ordite in settimana, tutto andò per il meglio.
Al fischio d'inizio, il cuore mi batteva a mille, la squadra era partita alla grande, subito un'occasione dietro l'altra fino al gol di Olivier.

"Viene giù lo stadio!"

Sentivo gridare intorno a me. Le compagne e le famiglie c'erano tutte: Zoe, Ilaria, Juliette, la famiglia di Brahim e quella di Leao, i nipoti del mister e sparsi qua e là, i parenti e gli amici più cari dei calciatori.
Neanche il tempo di esultare che è subito 2 a 0, ancora assist di Leao e gol di Giroud.
Si stava avvicinando, il sogno del tricolore stava per diventare realtà.
Si iniziava a pensare alla festa ed ecco il gol d'addio di Kessie. Grazie di tutto Presidente e "buena vida!".
Il secondo tempo serviva solo per organizzare il dopo partita. Anche se l'Inter vinceva, noi ora eravamo

Campioni d'Italia!

Al fischio finale, l'invasione di campo, il delirio assoluto.
Ci spostammo subito all'interno della struttura ad aspettare i ragazzi.
Dopo un tempo infinito eccolo arrivare, l'amore della mia vita, sudato e fradicio di spumante.

"Ce l'abbiamo fatta amore, siamo campioni d'Italia!"

"Si papy, lo sei!"

Un bacio lungo, emozionante, prima di staccarsi dalle mie labbra e posarsi sulla mia pancia.

"Sei orgogliosa del tuo papy?"

Neanche a farlo apposta, come se davvero potesse capire, arrivò un calcetto.

"Direi di sì! Samu, sai che anche tua figlia sarà milanista per sempre, vero?"

"È il suo destino!"

Andarono a cambiarsi, ora ci sarebbe stata la premiazione e poi il via ai festeggiamenti a Milano, ma qualcosa mi diceva che non avevano nessuna voglia di aspettare di arrivare in città, ci stavano dando dentro già negli spogliatoi.

Finalmente sfilarono uno ad uno per ricevere la medaglia ed infine Alessio ad alzare il trofeo.
Quanto era strano il destino avvolte!
Al via i coriandoli, lo champagne, la musica, la festa!
Era bello vederli così felici ed emozionati. Il cammino era iniziato tre anni fa con l'arrivo del mister, con l'arrivo di Ibra, con quella bruciante sconfitta, il cammino era giunto al termine. Erano cresciuti, maturati, erano diventati un gruppo, una famiglia e se anche qualcuno di loro prenderà strade diverse, resteranno sempre legati da questo 19º scudetto, niente farà dimenticare loro la gioia di averlo condiviso.

Quando finalmente decisero di rientrare, ci salutammo, noi li avremmo preceduti a casa Milan per dare il via ai festeggiamenti.

MAMILHAPINATAPAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora