MAMILHAPINATAPAI

Un Aiuto Più Grande

Cap. 53

Non riuscivo a venirne fuori, mi sentivo triste, senza senso.
Nonostante la vicinanza e l'amore di Alessio fossero forti, forse come non erano mai stati, non riuscivo ad uscire da quel tunnel dove questa perdita mi aveva condotto.
Le giornate mi scivolavano addosso come se io non le vivessi.
Non avevo voglia di mangiare, non avevo voglia di parlare, ne tanto meno di discutere.
Alessio mi ripeteva continuamente di perdonarlo, ma a me francamente non importava nulla.
Sentivo un vuoto enorme che non riuscivo a colmare in nessun modo.
Avevo staccato il telefono e non accendevo nemmeno la tv, me ne stavo al buio in camera.

Era passata una settimana quando quella mattina, mi alzai e uscita in terrazzo, sentii in lontananza il suono delle campane.
Mi infilai una maglietta, un paio di jeans e le scarpe da ginnastica ed uscii di casa.
Da quando mi ero trasferita a Milano non avevo frequentato molto la chiesa; un po' per il lavoro, poi Alessio e forse anche per la mia pigrizia.
Ma quella mattina era diverso, dopo pochi minuti raggiunsi una chiesetta non molto grande e mi rifugiai dentro.
Da piccola avevo seguito tutto il percorso catechistico, avevo fatto i sacramenti ed anche la chierichetta, da grande ero anche entrata nel coro della parrocchia.
Poi la morte dei miei genitori e in seguito il trasferimento, mi avevano fatto allontanare, ma ora sentivo l'assoluto bisogno di avere un aiuto più grande.
Me ne stavo seduta in un banco in fondo alla chiesa, quando un giovane parroco mi si avvicinò.
Aveva notato le mie lacrime e mi chiese se avessi bisogno; non dissi nulla, ma lui si sedette accanto a me.
Ad un lungo silenzio, seguirono poche semplici parole che mi portarono a confidarmi.
Parlammo e pregammo. La cosa mi aiutó, sentivo che il mio io più interno si stava risvegliando.
Me ne andai col cuore colmo e da allora tornai molto spesso.
Don Luca divenne prima un riferimento spirituale e poi un amico.