10. Alessandro Magno

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L'anno 122 dell'Olimpiade

I giorni si susseguono nella corte di Alessandro Magno, eppure il tempo sembra scivolare su di me senza lasciare segni. La mia giovinezza immutata è un enigma.

Per non restare sola sposo Ptolemaio, consigliere del sovrano. Una sera, nel lussuoso palazzo, Ptolemaio mi si avvicina con uno sguardo serio. "Daphne, dobbiamo parlare," dice con una voce carica di tensione. "In cosa posso esserti d'aiuto?" rispondo, guardando il suo volto preoccupato. "La situazione politica si fa sempre più complessa, e Alessandro ha bisogno del mio sostegno in Egitto. Vorrei che tu venissi con me," afferma Ptolemaio. "Capisco," rispondo con un cenno di assenso. "Quale ruolo dovrò svolgere in tutto ciò?"

"La tua presenza accanto a me è un segno di forza e unità. Dovrai partecipare agli eventi ufficiali e dimostrare la solidità della nostra unione," spiega. Anche se il mio cuore non è coinvolto, comprendo la necessità di mantenere le apparenze per il bene della politica e della stabilità del regno.

Il viaggio dall'affollata corte macedone all'affascinante terra d'Egitto è un'esperienza intensa. Partiamo con una scorta di guardie e servitori, attraversando paesaggi variegati, deserti ardenti e fiumi imponenti. Le giornate interminabili si susseguono, e il mio sguardo si perde nei cambiamenti della natura che scorrono oltre la carrozza.

Tra conversazioni con Ptolemaio e momenti di solitudine, cerco di capire il mio ruolo in questa nuova fase della mia vita. La tensione politica e il peso delle aspettative rendono il viaggio ancora più difficile.

Arriviamo finalmente ad Alessandria, città maestosa e pulsante di vita. La magnificenza dell'Egitto mi avvolge, e la mia presenza al fianco di Ptolemaio diventa subito oggetto di curiosità e speculazione nella corte egiziana.

La villa in Egitto è un'opulenta dimora circondata da lussureggianti giardini e fontane scintillanti. Le colonne imponenti accolgono gli ospiti all'ingresso, e un viale alberato conduce a un cortile interno ornato di mosaici elaborati.

Gli interni sfoggiano ricche stoffe dai colori vivaci, arredi intarsiati e preziosi manufatti egiziani. Le sale sono illuminate da lampadari elaborati che riflettono la luce del sole filtrata attraverso tende di seta. La villa, posizionata strategicamente tra paesaggi lussureggianti e vedute mozzafiato, diventa il rifugio di Ptolemaio e mio durante il nostro soggiorno in Egitto.

La vita nella villa è scandita da eventi mondani e politici, mentre io mi sforzo di adattarmi alla nuova realtà e di preservare le apparenze nel contesto politico delicato.

Il mio matrimonio con Ptolemaio, sebbene privo di amore romantico, diventa un nodo importante nella trama degli eventi della dinastia tolemaica. Mentre la politica domina la scena, la nostra unione è una mera rappresentazione di stabilità e potere.

In uno dei cortili della villa, durante un tramonto rosso e dorato, Ptolemaio si avvicina con una domanda carica di significato: "Daphne, il nostro legame è una necessità politica, ma possiamo trovare un modo per costruire una connessione più profonda, anche se solo per il bene del nostro regno." Rispondo con una stretta di spalle, conscia della delicatezza della situazione. "Ptolemaio, comprendo il tuo desiderio di stabilità. Cercherò di essere una compagna nella politica e nelle apparenze."

Le notizie degli sviluppi politici filtrano attraverso i corridoi della villa, e il nostro matrimonio diventa una tessera fondamentale nelle intricanti dinamiche di potere. Mentre Ptolemaio naviga tra alleanze e intrighi, io cerco di mantenere la calma apparente, conscia che il destino del nostro regno è intrinsecamente legato alla nostra unione.

Dalla mia unione con Ptolemaio nascono due figli: Leontisco e Irene. Leontisco, il primogenito, eredita la stazza robusta e la maestosità del padre Ptolemaio. I suoi lineamenti regali, incorniciati da capelli scuri e folti, riflettono un'imponente presenza fisica. Gli occhi penetranti, che scrutano il mondo con un'intensità decisa, mostrano la sua volontà e determinazione.

Irene, la più giovane, possiede un fascino diverso. Con una grazia naturale, ha occhi luminosi che riflettono una curiosità insaziabile. I suoi capelli ricci e rossi cadono con leggerezza sulle spalle, mentre un sorriso enigmatico svela la sua intelligenza brillante.

L'anno 128 dell'Olimpiade

Passano gli anni, e il vuoto lasciato dalla morte di Ptolemaio è sempre presente, anche se il tempo sembra fluire su di me senza lasciare segni. I miei figli, Leontisco e Irene, crescono in un mondo in cui la politica è spesso più cruciale dell'affetto familiare.

La mia eterna giovinezza e la loro normale crescita creano una distanza sempre più evidente. Mi sforzo di essere una madre presente, ma le dinamiche della corte e la politica che circonda la dinastia tolemaica non rendono semplice conciliare i ruoli.

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