52. Fratelli

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Ante diem XIV Kalendas Ianuarias 211 d.C.

Con la morte di Settimio Severo, il regno di Geta inizia sotto l'ombra di una successione complessa e il peso delle aspettative. Mentre Roma affronta le sfide della transizione, mi ritrovo al fianco di mio marito, un giovane imperatore chiamato a guidare l'impero.

Nelle sale del potere, sento il richiamo della storia passata, dei giorni in cui camminavo tra gli intrighi della corte. Geta, con la sua giovinezza, cerca di affrontare le responsabilità con saggezza. "Daphne, tu che hai attraversato epoche e conosci le vie intricate del potere, sarai la mia guida," mi dice con fiducia.

Mentre Geta affronta le complessità politiche e le tensioni ereditate dal regno di suo padre, cerco di fornire consigli e conforto. Le sale del palazzo sembrano risuonare delle voci del passato, ma la nostra storia è unica, intrecciata con il destino dell'impero.

Geta, con il suo spirito determinato, affronta le sfide della sua epoca, cercando di mantenere l'equilibrio tra la forza e la giustizia. La storia di Roma continua a evolversi, e io, al fianco del mio giovane marito, cerco di influenzare il corso degli eventi, tessendo il filo della nostra esperienza tra le pieghe della storia.

Nelle stanze del potere, il clima si fa teso. Geta e Caracalla, i due figli di Settimio Severo, si confrontano, il fragore delle loro voci risuona nelle mura del palazzo. "L'impero deve avere un solo imperatore!" urla Caracalla, i suoi occhi scintillanti di ambizione.

Geta, con fermezza, risponde: "Il potere deve essere condiviso, fratello. Non possiamo perdere di vista la stabilità." Ma le loro posizioni non si piegano, e la discussione diventa sempre più accesa. Nel mezzo della contesa, la tensione raggiunge il suo culmine.

Caracalla, travolto dall'ira, estrae la sua spada. Il momento è rapido e fatale. Nel freddo silenzio che segue, Geta giace a terra, colpito dal coltello del proprio fratello. La mia espressione resta immobile, gli occhi che hanno attraversato secoli di imperi ora riflettono lo sgomento.

La morte di Geta getta un'ombra oscura sul palazzo imperiale. Caracalla, ora unico imperatore, cammina tra i frammenti della fratellanza spezzata, e io, testimone silenzioso di questa tragedia, sento il peso della storia che continua a evolversi in modi imprevedibili.

Le tensioni nell'aria si trasformano in un silenzio pesante, rotto solo dal sordo rumore delle armature e dai passi pesanti di chi si allontana. Caracalla, ora unico padrone dell'impero, si volge verso di me, i suoi occhi freddi come il marmo. "Daphne, tu hai sempre navigato tra gli intrighi dell'impero. Sarai al mio fianco come consigliera."

Il mio cuore, intriso di amarezza, accetta la nuova realtà. "Sarò al tuo fianco, Caracalla, come ho fatto con i tuoi predecessori." Mentre le parole escono dalle mie labbra, il peso della storia si fa più forte. La fratellanza spezzata e la morte di Geta segnano un capitolo oscuro, e l'orizzonte dell'impero si presenta carico di incertezze.

Il palazzo imperiale, testimone di tante vicende, si avvolge in un silenzio funereo. La storia, con i suoi intrecci complicati, continua a tessere il destino di Roma, mentre io, Daphne, osservo con occhi che hanno visto imperi sorgere e cadere.

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