97. Cinque figli non partoriti

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15 marzo 1099 d.C

Il bagliore si dissolve lentamente rivelando una stanza, arredata in modo semplice con pesanti tendaggi e mobili di legno intarsiato. Il pavimento di pietra è coperto da tappeti tessuti a mano. Sono avvolta in coperte di lino bordate d'oro. La luce fioca di una candela danza sulle pareti, creando un'atmosfera intima. Sulla scrivania vicina, pergamene antiche e una penna di piuma testimoniano un'attività di scrittura. Il calore proveniente dal camino crea un contrasto accogliente con la frescura della pietra. Un sottile profumo di erbe aromatiche permea l'aria.

Mi volto strofinando gli occhi e accanto a me giace un uomo, la sua figura pacifica suggerisce un sonno profondo, ha lineamenti sereni, con barba e capelli corti. Mi alzo di scatto, il mio riflesso nello specchio mostra che indosso abiti da notte di seta, i capelli rossi sono sciolti sulle spalle e non intrecciati con fiori e erbe.

"Daphne, va tutto bene?" sbadiglia l'uomo che prima dormiva. "Chi siete voi? E come fate a conoscermi?" gli chiedo spaventata. "Daphne, sono tuo marito Gerard, siamo sposati da due anni, abbiamo cinque figli. Cosa ti succede amore mio?" chiede con preoccupazione avvicinandosi a me. Gerard avvicinandosi, cerca di sostenere il mio sguardo smarrito. "Daphne, qualcosa ha scosso la tua memoria. Abbiamo condiviso tante gioie e fatiche insieme. Forse dovremmo chiamare un medico per capire cosa ti abbia causato questa amnesia improvvisa."

Mi accorgo delle fedi nuziali ai nostri anelli, "Forse prima basta stare un po' sola, se voi lo permettete" propongo. Lui, con un'espressione di comprensione, annuisce. "Certamente, Daphne. Prenderò cura delle cose qui. Se avrai bisogno, sarò in camera adiacente."

Prima che possa uscire lo fermo "Al momento non far sapere nulla di questa situazione" gli dico preoccupata. "Certamente amore" mi sorride uscendo.

Fisso il mio riflesso nello specchio "Madre, cos'hai fatto?" le chiedo rivolgendo le mie preghiere a Afrodite "So di non essere io la madre di quei bambini di cui parla quest'uomo, perciò dimmi, cos'hai fatto?".

Nel riflesso appare improvvisamente la figura perfetta di mia madre, Afrodite. "Daphne, figlia mia, il tempo trascorso tra le ninfe ha preparato il tuo cuore all'amore umano. L'esperienza con Silvia e Aminta ha rivelato la bellezza e la complessità dell'affetto mortale. Ora, ti è data l'opportunità di abbracciare una nuova fase della tua esistenza" dice mentre mi fissa con dolcezza, "Tutto ciò che devi sapere te l'ha già detto il tuo nuovo marito che non ricorda nulla della sua defunta moglie. Nel caso avrai bisogno di risposte Atena ti assisterà." Con queste parole, l'immagine di Afrodite svanisce.

D'improvviso, serve del castello entrano con delicatezza per prepararmi. Indossano vesti semplici ma curate, i loro capelli sono coperti da veli bianchi. "Sua Grazia, signora, è un onore servirla," dicono con rispetto. Si avvicinano con tessuti finemente lavorati, cominciando a vestirmi con un sottile corsetto che avvolge il busto, mentre la lunga veste in velluto, ricamata con fili d'oro, cade elegantemente a terra. Maniche ampie e drappeggi intricati conferiscono un tocco di nobiltà, e la cintura con gioielli preziosi aggiunge un tocco di raffinatezza. Infine, mi sistemano una cuffia decorata con perle e pizzi, nascondendo gran parte dei miei capelli.

Gerard fa il suo ingresso con occhi rispettosi e un sorriso gentile. "Daphne, sei radiante," afferma, ammirando l'effetto dell'abito sulla mia figura. "Stai meglio?" mi chiede. "Decisamente" rispondo "Sarà stata la notte a portarmi confusione" sorrido con leggerezza.

Mi reco nella sala studio, dove i figli di Gerard attendono le lezioni del mattino. Isabelle, la primogenita di dodici anni, ha occhi scintillanti di curiosità e un sorriso intelligente che testimonia la sua sete di apprendimento. "Mamma, cosa impareremo oggi?" chiede con entusiasmo. "Guarda, mamma!" esclama Louis mostrando orgoglioso un piccolo oggetto che ha trovato nei giardini del castello. "State calmi bambini" affermo "Oggi non mi sento tanto bene perciò sarà la vostra balia a istruirvi, io sono sul divanetto a riposare la testa" affermo mantenendo le distanze.

La balia, una figura amorevole e paziente, assume il ruolo di guida per le lezioni. Isabelle e Louis sembrano accettare la situazione con comprensione, mentre gli altri bambini si concentrano sui compiti assegnati dalla balia.

Sul divanetto i miei pensieri si rivolgono a Seraphina, una figlia che non ho potuto crescere. Chissà se ancora viva, o come ha vissuto. In quel momento, la porta si apre e Gerard fa il suo ingresso. "Daphne, ho notizie importanti da condividere," annuncia con un'espressione seria. Isabelle e Louis si voltano, notando la serietà nel volto del padre. "Che succede, papà?" chiede Isabelle, mentre Gerard si avvicina con gravità. "Devo partire per la crociata," annuncia con un tono misurato. Il silenzio cade nella stanza, interrotto solo dal sussurro del vento fuori dalla finestra. "Per quanto tempo, papà?" chiede Louis, cercando di nascondere la preoccupazione nella voce. Gerard, posando una mano sulla spalla di Louis, risponde: "Non lo so esattamente, ma prometto di tornare sano e salvo."

"Lascia che parta io al tuo posto" propongo. "I bambini hanno bisogno di una madre più di un padre" afferma lui. "Ma Gerard, tu sei il loro punto di riferimento, la tua guida è essenziale per loro," replico, cercando di far pesare la responsabilità della sua figura paterna. "Ho fiducia in te, Daphne. Sei una madre amorevole, e so che saprai prenderti cura di loro in mia assenza," afferma, sostenendo la sua decisione.

Un momento di silenzio pervade la stanza, il peso della prossima separazione si fa sentire. "Promettimi che tornerai," chiedo, stringendo la sua mano con forza. "Lo prometto, amore mio. E tornerò per te e per i nostri meravigliosi figli," risponde, con un bacio sulla fronte.

Silenziosamente, come un'ombra nella notte, prendo la decisione di seguirla. Gerard è assorto nei preparativi, inconsapevole della mia risoluzione. Non so nulla di questa corte, contrariamente alle guerre che si ripetono uguali nel tempo. Mi avvicino con cautela, cercando di non fare rumore. Con passi leggeri e decisi, raggiungo il punto di partenza senza essere notata. Là, nell'ombra, trovo Gerard in compagnia degli altri crociati, mentre si preparano a intraprendere il viaggio. Con il respiro sospeso, mi unisco silenziosamente al gruppo. La notte ci inghiotte, avvolgendo il segreto del nostro viaggio con un manto di mistero.

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