65. Verginità divina

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Il 18 marzo 777 d.C.

Un arcivescovo si avvicina a me, "Lady Daphne" mi chiama "Il duca vuole sapere della vostra verginità" afferma a voce bassa. Inorridita dalla richiesta invadente, cerco di mantenere la mia compostezza. "Le questioni più intime dovrebbero restare private," rispondo con fermezza. "Non sono disposta a discutere della mia sfera personale con il duca o chiunque altro. Chiedo rispetto per la mia intimità."

L'arcivescovo, pur comprendendo la mia richiesta di riservatezza, mantiene una posizione inflessibile. "Lady Daphne, comprendo la vostra reticenza, ma dovrete considerare la sacralità del matrimonio e il dovere di rispettare le leggi del signore," risponde con fermezza.

L'arcivescovo, ignaro del mio segreto, insiste nel procedere col controllo, seguendo le convenzioni dell'epoca. "Lady Daphne, dobbiamo assicurarci della purezza del vostro spirito prima del matrimonio," afferma con un misto di rigidità e devozione.

Mentre si avvicina, il mio cuore batte veloce, e in silenzio rivolgo una preghiera ad Artemide, dea della caccia, per proteggere il segreto della mia mancanza di verginità.

La sala si riempie di tensione mentre l'arcivescovo continua il suo dovere, inconsapevole delle forze divine che cerco di invocare. Un momento di ansia avvolge l'atmosfera, mentre attendo che la mia invocazione trovi ascolto tra le divinità. "Il duca sarà felice di sapere che non avete ceduto a tentazioni" afferma l'arcivescovo mentre faccio un sospiro di sollievo.

Accoglo le parole dell'arcivescovo con un leggero sorriso di ringraziamento, nascondendo abilmente il mio vero stato d'animo dietro una maschera di compostezza. Nel frattempo, l'atmosfera carica di tensione si attenua, e i presenti tornano a occuparsi dei loro affari.

Con un passo deciso, mi dirigo verso il duca Alarico, conscia che ora è il momento di affrontare la prossima fase di questo intricato gioco di convenzioni medievali. Le vesti medievali sfiorano il pavimento mentre attraverso la sala, riflettendo la gravità di questo momento.

25 marzo 777 d.C.

Una settimana si snoda lentamente, tra i corridoi del castello dove l'atmosfera è impregnata di eccitazione e preparativi. Dame abili e servitrici si dedicano con fervore alla preparazione per il mio imminente matrimonio con il duca Alarico.

"La futura duchessa dovrebbe essere avvolta nella magnificenza", afferma una dama anziana, guidando il processo. Il tessuto prezioso delle vesti nuziali scorre tra le mani esperte delle donne mentre mi avvolgono in una delicata cascata di seta. "Mantenere la dignità e l'eleganza è essenziale," suggerisce un'altra dama più giovane, regolando con cura i dettagli del mio abito.

La camera si riempie di profumi floreali e tessuti sontuosi, mentre il silenzio solenne si mescola con il fruscio delle vesti. La tensione cresce, ma la mia espressione resta inalterata, un velo avvolge il mio volto. "Il duca sarà sorpreso dalla sua bellezza," afferma una dama con occhi pieni di ammirazione, completando gli ultimi tocchi del mio abbigliamento.

La cerimonia si avvicina, e mentre la mia mente naviga tra i sentieri intricati della politica medievale, le dame continuano a tessere l'aura di eleganza e grazia attorno a me.

La cappella del castello si riempie di luce filtrata attraverso le finestre colorate, mentre il profumo dei fiori freschi aleggia nell'aria. Il suono di canti sacri sale in un crescendo solenne mentre mi avvio verso l'altare, il braccio del duca Alarico attorcigliato al mio.

L'arcivescovo, in tutto il suo abbigliamento sacro, ci attende con un sorriso di benedizione. "Daphne e Alarico, oggi ci siamo riuniti per celebrare l'unione di due cuori in nome di Dio. Che il vostro amore cresca nel rispetto e nell'obbedienza ai precetti divini," proclama con voce potente.

Gli sguardi dei presenti scrutano ogni dettaglio, la corte di Carlo Magno è avvolta in un misto di speranza e aspettativa. Mentre l'arcivescovo prosegue con la cerimonia cristiana, mi ritrovo a seguire le parole con un rispetto apparente, pur portando con me un bagaglio di antiche divinità.

"Io, Alarico, ti prendo, Daphne, come mia legittima sposa," dichiara il duca, la sua voce risuona attraverso la cappella. "Ed io, Daphne, ti prendo, Alarico, come mio legittimo sposo," rispondo con voce ferma.

Gli anelli, simbolo dell'eternità, scivolano sui nostri anulari mentre l'arcivescovo benedice questa unione. In quel momento, il mio sguardo incrocia quello di Alarico, e forse c'è un briciolo di comprensione reciproca, un'ombra di mistero che aleggia tra noi.

La cerimonia si conclude con un bacio accompagnato dall'applauso della corte che rompe la solennità. La festa si svolge nei sontuosi saloni del castello, dove le tavolate abbondano di prelibatezze e i calici risonano di vini pregiati. La musica anima la pista da ballo, e nobili signori e dame si uniscono nella danza, celebrando l'unione appena sigillata.

"Un matrimonio benedetto dalla Chiesa è motivo di gioia e festa!" esclama un nobile, sollevando il calice in un brindisi. La corte si unisce all'entusiasmo, e persino Alarico mostra un sorriso radiante mentre stringe la mia mano.

I dolci sapori e i ritmi vivaci creano un'atmosfera di festa, ma nei recessi della mia mente persiste un richiamo antico, una melodia silenziosa che solo io riesco a udire. Mentre danzo con Alarico, gli occhi di Artemide mi sorvegliano dall'ombra, la sua presenza ancora tangibile nelle pieghe del destino.

Le ore trascorrono, e la festa continua nel tepore delle luci tremolanti e delle risate festose. La corte di Carlo Magno si perde nei festeggiamenti, ignara dei fili invisibili che si intrecciano tra l'antico e il nuovo in questa notte di celebrazione.

La porta della nostra camera si chiude con un tonfo, lasciandoci soli nel silenzio. Alarico si avvicina con uno sguardo caldo e un sorriso gentile. "Lady Daphne, questa è la nostra prima notte insieme. Spero che possiate trovare conforto e felicità in questa unione."

Rispondo con un sorriso che nasconde pensieri profondi. "Duca Alarico, sono grata per la vostra gentilezza."

La camera è avvolta da una luce soffusa delle candele, creando un'atmosfera intima. Alarico si avvicina, e mentre le stelle brillano oltre la finestra, le ombre danzano sulle pareti.

"Vi siete sposati per dovere," afferma Alarico, "Ma spero che con il tempo possiamo imparare a condividere qualcosa di più profondo."

Gli sguardi si intrecciano, e il peso delle aspettative si scioglie lentamente nell'aria. "È vero," rispondo sinceramente, "questo matrimonio è iniziato con un compito da adempiere, ma il tempo può svelare nuove verità."

La stanza diventa un rifugio di confidenze, in cui le parole non dette fluttuano tra di noi. Con gesti delicati, iniziamo un percorso che va oltre la formalità del matrimonio e si avventura nei territori più intimi della connessione umana.

La notte si dissolve in segreti condivisi e promesse sussurrate, mentre le stelle sopra di noi continuano a vegliare su questa unione che si sviluppa tra il presente e il mistero del passato.

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