152. Convento

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6 dicembre 1615d.C (ore 17:00)

Mentre salgo nella carrozza, il cuore mi batte furiosamente nel petto, come un tamburo che annuncia l'arrivo di una tempesta imminente. La suora Lucy mi guarda con occhi tranquilli, ma la sua presenza mi intimorisce più di quanto oserei ammettere. "Non c'è motivo di temere, Lady Daphne," dice la suora con voce gentile, notando probabilmente la mia ansia. "Il convento sarà un rifugio sicuro per te durante questo periodo."

Il rumore monotono delle ruote che strisciano sull'acciottolato è l'unico suono che riempie l'aria, e il mio respiro diventa sempre più rapido mentre ci avviciniamo. "Per quanto tempo dovrò rimanere nel convento?" chiedo con voce flebile, cercando di nascondere la mia inquietudine dietro una maschera di calma apparente.

La suora mi guarda con gentilezza, i suoi occhi scrutano il mio volto con compassione. "Il tempo necessario, Lady Daphne," risponde con voce calma. "Il nostro obiettivo è garantire il tuo benessere e la tua sicurezza durante la gravidanza e il parto."

Il pensiero di rimanere chiusa in un luogo così austero e silenzioso mi riempie di terrore, ma so che non ho scelta, non con Lord Darcy come marito. La carrozza continua il suo tragitto, e le ore passano lentamente, il paesaggio fuori dalle finestre scorre come un dipinto vivente, ma il mio sguardo è perso nei miei pensieri, tormentato dalle incertezze.

"Vi preoccupa il soggiorno nel convento?" chiede la suora con gentilezza, interrompendo il mio vortice di pensieri. "Sì, un po'," ammetto con voce bassa, cercando di mantenere la mia compostezza. La suora annuisce con comprensione, "Sarai accolta con rispetto nel convento, Lady Daphne," assicura con voce calma. "E faremo tutto il possibile per rendere il tuo soggiorno il più confortevole possibile."

Non so cosa rispondere alle sue parole rassicuranti, così mi limito a annuire debolmente, lasciando che il silenzio avvolga di nuovo la carrozza mentre continuiamo il nostro viaggio verso il convento.

Il rumore monotono delle ruote che strisciano sull'acciottolato accompagna il mio turbamento interiore, mentre la carrozza si avvicina sempre più al convento. Le mura grigie e imponenti si profilano all'orizzonte come sentinelle, e il mio stomaco si contorce dall'ansia mentre ci avviciniamo. Respiro profondamente, cercando di trovare la forza necessaria per affrontare ciò che mi attende. La carrozza rallenta il suo passo e si ferma di fronte alle massicce porte del convento.

Con un sospiro, scendo dalla carrozza, sentendo il terreno solido sotto i miei piedi. Guardo verso le mura del convento con un misto di timore e rassegnazione, la suora Lucy mi accompagna attraverso il cancello, e il suono cupo delle porte che si chiudono alle mie spalle è come un sigillo sul mio destino. Mi trovo circondata da un cortile silenzioso e austero, le mura del convento si ergono intorno a me come guardiani impassibili.

"Sarai al sicuro qui, Lady Daphne," dice la suora con voce rassicurante, ma io sento solo il peso delle mie preoccupazioni schiacciarmi il petto. Seguo la suora Lucy all'interno del convento, il corridoio lungo e silenzioso sembra inghiottire ogni suono mentre camminiamo. Le stanze sono spoglie e prive di ornamenti, e il mio cuore si stringe al pensiero di chiamare questo luogo casa per il prossimo periodo.

Infine, la suora mi conduce alla mia cella, una stanza modesta con un letto angusto e una piccola finestra che lascia filtrare una flebile luce. Mi guardo intorno, cercando di accettare la mia nuova realtà con dignità. "Questo sarà il tuo rifugio durante il tuo soggiorno qui, Lady Daphne," annuncia la suora con voce gentile, ma le sue parole non possono dissipare la sensazione di claustrofobia che mi opprime.

Rimango sola nella mia cella, il silenzio del convento mi avvolge come una coperta greve. Guardo fuori dalla finestra, cercando un barlume di speranza nel cielo grigio e cupo.

Un bussare leggero alla porta interrompe i miei pensieri, e la suora Lucy entra nella mia cella portando con sé un mucchio di vestiti. "Ho portato dei vestiti più adatti alla vita qui nel convento, Lady Daphne," annuncia con calma, posando i vestiti su una sedia vicino al letto. Mi guardo intorno con un senso di disagio crescente, mentre la suora mi mostra i capi d'abbigliamento che dovrò indossare durante il mio soggiorno qui.

Accetto i vestiti con un cenno del capo, cercando di nascondere la mia contrarietà dietro una maschera di cortesia. Le stoffe sono ruvide e grezze al tatto, lontane anni luce dai tessuti pregiati che ero abituata a indossare. Mi sforzo di indossare i vestiti cercando di nascondere il mio disagio ma non posso ignorare il senso di smarrimento e sconforto che mi avvolge mentre mi guardo nello specchio.

Il suono monotono delle campane del convento riempie la mia cella, e con un sospiro, mi alzo dal letto e mi dirigo verso la porta. Esco dalla mia cella e seguo la suora Lucy lungo i corridoi silenziosi del convento. Il suono delle mie suole che battono sul pavimento di pietra risuona nell'aria tranquilla, non sento il suono delle stoffe ne quello dei gioielli.

Entriamo nella sala da pranzo del convento, e il contrasto con i sontuosi banchetti a cui ero abituata è evidente. Il tavolo è spoglio, coperto da una tovaglia semplice e privo di quei lussi che una volta consideravo normali. Le suore si siedono con compostezza, sorridendosi l'un l'altra con una genuina gioia che mi lascia perplessa. Mi siedo accanto a Suor Lucy, cercando di adattarmi a questa nuova realtà. Le suore mi guardano con curiosità, sento il loro sguardo scrutatore su di me mentre cerco di nascondere il mio disagio dietro una maschera di cortesia.

Non posso fare a meno di sentirmi fuori posto in mezzo a queste donne che hanno scelto una vita di umiltà e devozione. Mi sento come un pesce fuor d'acqua in questo ambiente così diverso da quello a cui ero abituata.

Torno nella mia cella dopo la cena, lasciando che il silenzio del convento mi avvolga. Chiudo la porta dietro di me e mi lascio cadere sul letto, le lacrime scorrono liberamente lungo le mie guance mi sento così sola e disorientata in questo luogo che è così diverso da tutto ciò che conoscevo. Mi mancano la mia famiglia, la mia casa e la vita che conoscevo, e il pensiero di dover trascorrere il resto dei miei giorni in questo luogo di rinuncia e privazione mi riempie di angoscia.

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