123. Segreti da mantenere

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10 marzo 1363 d.C

I giorni diventano settimane, le settimane si trasformano in mesi, e prima che me ne accorga, il nostro piccolo principe è diventato un bambino vivace e curioso. Con ogni giorno che passa, il palazzo reale risuona di risate gioiose e di schiamazzi infantili, mentre il nostro bambino esplora il mondo con occhi pieni di meraviglia.

Juan e io ci dedichiamo con tutto il cuore all'educazione e alla cura del nostro piccolo principe, offrendogli tutto l'amore e il sostegno di cui ha bisogno per crescere felice e sano. Ogni momento trascorso insieme è un'opportunità per imparare e crescere, per scoprire il mondo e per creare ricordi preziosi che dureranno per sempre.

La regina Bianca continua a essere una presenza costante nella vita del nostro bambino, offrendogli saggezza e amore materno in ogni occasione.

Mentre i sovrani ricevono il popolo e altri nobili nel salone del trono, un nobile anziano si avvicina con un'espressione di sorpresa e riconoscimento sul volto. I suoi occhi incontrano i miei, e un lampo di riconoscimento attraversa il suo sguardo.

"Ma... ma è possibile?" mormora il nobile, avvicinandosi con cautela. "La principessa Daphne? Ho visto il vostro ritratto nei corridoi del mio castello di famiglia. Siete voi? La moglie del Duca Alarico?"

Non appena sento quel nome divento tesa. Il nome dell'uomo che fui costretta a sposare rimbomba nella mia testa con il suono degli zoccoli che solcano il terreno mentre scappo, cacciata per la mia famiglia, per la mia religione diversa. Non diedi figli al duca, non ci fu neppure il tempo. "Temo di conoscere quest'uomo" affermo mentendo. "Beh, la sua prima moglie è identica a voi, maestà" afferma il nobile francese. "Se non risulto indiscreta, cosa si dice su questa donna?" chiedo curiosa di sapere cosa pensano di me. "Semplicemente che era una strega che ammaliò il cuore del duca, mio antenato. Siamo tutti fortunati che questa donna non diede figli al Duca, o chissà quale fine avremmo fatto".

I miei occhi si incendiano dalla rabbia, ma faccio finta di nulla per qualche istante. "Daphne, va tutto bene?" mi chiede la regina Bianca. "Si maestà" rispondo "Ho bisogno solo di un po' d'aria" affermo facendo un lieve inchino per uscire nel cortile.

"Chi è il Duca Alarico?" mi chiede Juan seguendomi fuori. "Un ignobile e ignorante francese che nel 800 regnava sulla Borgogna, un uomo che nessuno vorrebbe incontrare" affermo tenendomi a una ringhiera. Juan mi guarda con preoccupazione, avvertendo la tensione nei miei modi. "Daphne, cos'ha fatto questo uomo per scatenare la tua rabbia?" chiede con voce calma, posando una mano sulla mia spalla con gentilezza.

Respiro profondamente, cercando di calmare i miei pensieri turbolenti prima di rispondere. "Il Duca Alarico era mio marito," dico con voce ferma, guardando Juan negli occhi per comunicargli la gravità della situazione. "È stato un matrimonio forzato, un'unione basata su politica. Carlo Magno aveva promesso di aiutarmi e decise di farmi sposare il duca, ma Alarico mi cacciò quando scoprì che la nostra fede era rivolta a divinità differenti. Scappai lontana, sui Pirenei, dove fondai una scuola per tutti coloro che non trovavano posto nel mondo. Accaddero tante cose, ebbi molte altre famiglie e ne persi la maggior parte.Speravo di lasciarmi alle spalle quella parte oscura della mia vita," confesso con un sospiro. "Ma sembra che il passato abbia un modo strano di tornare a perseguitarmi."

"Amore mio, Carlo Magno visse secoli orsono, sappiamo che sei arrivata da un naufragio ma quanto tempo fa accadde?" mi chiede Juan guardandomi preoccupato. "Non molto a dire il vero. Cercavo di raccogliere il giocattolo preferito di mia figlia quando una nave mi catturò. Zeus scatenò una tempesta e mi restituì le gambe, Poseidone mi fece approntare su quella spiaggia e mio padre guidò il comandante che mi ha portata qui da te".

"Daphne, quanti anni hai?" mi chiede intimorito. "1175" rispondo con sincerità. Il principe Juan ascolta le mie parole con crescente sconcerto, incapace di accettare la verità della mia età millenaria. I suoi occhi si restringono "Non è possibile," mormora, agitato. "Come puoi avere così tanti anni e sembrare così giovane?"

Respiro profondamente, cercando di mantenere la calma di fronte alla sua incredulità. "Juan, la verità può essere difficile da accettare, ma è la verità," rispondo con voce ferma. "Sono qui davanti a te, nonostante i secoli trascorsi. Non posso cambiare ciò che sono."

Il suo sguardo si fa più duro, la sua espressione diventa fredda e risoluta. "Se ciò che dici è vero, allora sei una strega," dichiara con fermezza. "E io non posso permettere a una strega di rimanere qui nel nostro regno. Ti denuncerò alle autorità e ti farò processare per stregoneria."

La mia mente turbinava di fronte alla sua minaccia, "E tu pensi davvero che la gente accetterà bene il fatto che tu sia gay?" lo sfido, i miei occhi ardenti di determinazione. "Posso garantirti che le conseguenze saranno molto più gravi per te. Se tu mi denunci, io rivelerò il tuo segreto a tutto il regno. E credo che preferiresti mantenere la tua reputazione intatta, vero?"

Juan mi guarda con orrore, rendendosi conto del potere delle mie parole. Sa che non può rischiare di essere esposto al pubblico giudizio, e la sua riluttanza a rivelare il suo segreto lo rende vulnerabile alle mie minacce.

Il lord progenie di Alcario, dopo aver sentito tutto, si avvicina a noi con uno sguardo gelido di disprezzo. "Non posso permettere che due traditori come voi rimangano impuniti nel nostro regno," dichiara con voce tagliente, preparandosi a denunciarci alle autorità.

Realizzando il pericolo imminente, io e Juan ci guardiamo negli occhi, condividendo un'istante di silenziosa complicità. Senza esitazione, ci muoviamo all'unisono, afferrando il lord e spingendolo con forza verso il dirupo che si erge di fronte a noi.

Il lord urla di terrore mentre cade nel vuoto, il suo grido soffocato dal rombo delle onde che si infrangono contro gli scogli. Con il cuore pesante per ciò che abbiamo fatto, ci allontaniamo rapidamente dal luogo del crimine, sperando di non essere mai scoperti.

"Non so come siamo arrivati a questo punto," ammetto con voce sommessa, il senso di colpa pesante nel mio petto. "Ma non possiamo tornare indietro. Dobbiamo fare in modo che il nostro segreto non venga mai scoperto."

Juan annuisce con gravità, il suo sguardo fisso nel vuoto mentre elabora le nostre opzioni. "Dobbiamo agire con cautela da ora in poi," dice con fermezza. "Non possiamo permettere che nessuno venga a conoscenza di ciò che abbiamo fatto. Dobbiamo proteggere il nostro regno e la nostra famiglia a ogni costo."

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