142. Gaunt

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15 marzo 1516d.C

Il giorno dopo, mentre il sole sorge oltre le mura del castello, un fruscio leggero si avvicina alla mia cella. Il mio cuore balza nel petto, sperando che sia Thomas a venire a liberarmi. La porta si apre lentamente, rivelando la figura familiare di Thomas che entra con determinazione. I suoi occhi incontrano i miei, brillanti di determinazione e amore. "Daphne," sussurra con voce soffocata dall'emozione, "Sono qui per te."

Le sue parole mi riempiono di speranza mentre mi avvicino alla porta con passo incerto, tremando dalla paura e dall'anticipazione. Senza esitazione, mi tende la mano, aiutandomi a uscire dalla cella oscura e angusta. Il contatto della sua mano è un balsamo per la mia anima ferita, mentre mi sento rinascere sotto il suo tocco amorevole. "Non posso credere che mia madre abbia fatto questo," mormora Thomas con voce serrata, la sua espressione contratta dall'ira e dalla delusione. "Ma non importa ora. Siamo insieme, e nulla ci separerà più."

Accetto la sua mano con gratitudine, lasciando che mi guidi fuori dalla cella e verso la libertà. Mentre camminiamo attraverso i corridoi bui e silenziosi del castello, so che il nostro amore supererà qualsiasi ostacolo e che insieme affronteremo qualsiasi avversità.

Raggiungiamo finalmente la mia stanza, e l'aria calda e accogliente mi avvolge come un abbraccio familiare. La luce del sole filtra attraverso le tende, illuminando delicatamente l'ambiente e facendo brillare i mobili d'epoca che adornano la stanza. Mi lascio cadere sul morbido letto, sentendomi finalmente al sicuro dopo giorni di angoscia e incertezza. Thomas si siede accanto a me, il suo sguardo amorevole e protettivo mentre prende la mia mano tra le sue. "Stai bene?" mi chiede con preoccupazione, gli occhi pieni di affetto. "Ora sì," rispondo con un sospiro di sollievo, sorridendo debolmente al mio amato. "Grazie a te."

Mentre ci scambiamo dolci parole di conforto, la porta si apre lentamente e Helen entra con un mazzo di abiti puliti e freschi. Il suo viso trasmette una gentilezza e una premura che mi commuovono, e mi sento profondamente grata per la sua gentilezza. "Helen, ti ringrazio," dico con voce tenera, mentre accetto gli abiti dalle sue mani. "Thomas, vorrei poter visitare la famiglia di Helen, per fargli i miei omaggi".

"Certamente, penso farà piacere anche a lei rivedere la sua famiglia" sorride Thomas. "No, davvero non c'è ne di bisogno" sussulta Helen. "Insisto" affermo con decisione. "Farò preparare una carrozza, dove vivono?" chiede Thomas. "Little Hangleton, signore" risponde Helen con timidezza. Thomas annuisce, prendendo nota del luogo. "Preparerò la carrozza immediatamente," annuncia con fermezza, "Daphne, hai bisogno di altro prima di partire?"

Scuoto leggermente la testa. "No, sono pronta," rispondo con un sorriso, Thomas mi offre il braccio, pronto a scortarmi verso la carrozza. "Andiamo, Daphne," dice con dolcezza, "Ti ammiro molto per quello che fai".

La carrozza ci porta attraverso i paesaggi che si dipanano lungo il tragitto verso Little Hangleton. Guardo fuori dal finestrino, osservando le campagne e i villaggi che scorrono davanti ai miei occhi. La carrozza si ferma davanti a una maestosa villa circondata da alberi secolari. Guardo con meraviglia l'edificio imponente, le sue pareti di pietra che sembrano raccontare storie antiche e misteriose. Thomas mi offre il braccio mentre scendo dalla carrozza, affrontando con determinazione l'incontro con la famiglia di Helen. "Aspetta qui, per favore" gli chiedo cortesemente e lui annuisce lasciandomi con Helen.

La porta si apre e una donna severa compare sulla soglia, lo sguardo freddo e distaccato. "Helen, cosa fai qui?" domanda con voce tagliente. Helen abbassa lo sguardo, visibilmente intimidita dalla madre. "Lady Daphne ha insistito" risponde con voce timida.

La donna scuote la testa con disapprovazione. "Non ho tempo per le tue stranezze, Helen," dice con asprezza, "Torna da quei duchi e smetti di sprecare il mio tempo con queste sciocchezze."

Mi sento un brivido di indignazione attraversare il mio corpo di fronte a tanta crudeltà. "Sono io la duchessa per cui vostra figlia lavora" intervengo con fermezza, "E mai mi sarei aspettata che tale rabbia scorresse nelle vene dei miei discenti"

La donna mi guarda con occhi scrutatori, valutando la mia presenza con una certa curiosità, sembra sorpresa dalle mie parole, il suo atteggiamento si ammorbidisce leggermente mentre mi osserva con interesse. "Chi vi credete di essere piccola mocciosa arrogante?".

"Sono la duchessa di Howard, lady di Northumberland e per voi causa di esistenza, moglie di Salazar Serpeverde e madre di Seraphina Serpevede. Voi invece chi vi credete di essere per parlare così a me?"

La donna mi guarda con uno sguardo gelido, la sua espressione trasmette un misto di sorpresa e incredulità. "Una duchessa così giovane?" sussurra quasi a se stessa, come se non potesse credere alle mie parole. Poi, senza alcun preavviso, la sua espressione si trasforma improvvisamente in una maschera di rabbia.

Con un gesto rapido e deciso, alza la bacchetta "Crucio" pronuncia con perfidia. Un'ondata di dolore mi travolge all'improvviso, come se il mio corpo fosse stato colpito da un fulmine. La maledizione cruciatus si abbatte su di me con una ferocia inaudita, strappando grida di tormento dalla mia gola mentre mi contorco dal dolore.

Helen guarda la scena con occhi spalancati, incapace di intervenire "Madre ti prego, ciò che dice è vero". Il dolore mi consuma, avvolgendomi in una nebbia oscura che annebbia la mia mente. Riesco appena a trattenere un gemito soffocato mentre l'agonia mi schiaccia contro il pavimento di pietra.

La donna continua a osservare con fredda soddisfazione, come se il mio dolore fosse la sua più grande vittoria. "È così che si trattano i babbani, indipendentemente dal loro rango" afferma con soddisfazione. Mi alzo lentamente, cercando di raccogliere le forze che mi sono rimaste "Salazar non era l'esempio perfetto da prendere ma mai avrei pensato che tanta crudeltà potesse essere portata in una stirpe. Mai avrei immaginato che la purezza vi dasse tanto alla testa. Ero curiosa di conoscere i miei discendenti, sperando che fossero d'animo buono come Helen, ma invece vedo che non c'è bontà in questa casa".

La signora Gaunt mi fissa con sguardo ghiacciato, il suo viso contorto dall'ira. "Come osi parlare così di una delle stirpi più antiche e pure?" sibila con rabbia repressa. "Sei solo una bambina viziata che crede di poter sfidare il potere della nostra famiglia."

"Sono io ad avere generato la vostra famiglia! Sono io la donna che ha portato in grembo il primo erede di Salazar Serpeverde!" proclamo con fierezza, la mia voce risuona nella stanza come un eco di verità irreversibile. La signora Gaunt si blocca, colta da stupore e incredulità di fronte alla mia affermazione. Con determinazione, concentro il mio potere magico e libero una scintilla di fuoco che danza tra i fili d'erba del giardino della villa dei Gaunt. Il fuoco si diffonde lentamente, avvolgendo gli alberi e le piante in una danza sinistra di fiamme danzanti. Il cielo si oscura mentre il fuoco avvolge il giardino e la signora Gaunt osserva con crescente orrore mentre il suo giardino viene avvolto dalle fiamme, "Cosa stai facendo, demonio?" chiede perplessa e spaventa."Che la vostra famiglia conosca la povertà e l'infelicità finché non avrete compreso la verità e la giustizia che vi mancano," sussurro con fermezza, il mio sguardo fissando la signora Gaunt con una determinazione implacabile.

Poi, con un gesto deciso, prendo la mano di Helen. Senza voltarmi indietro, saliamo sulla carrozza e ci allontaniamo dalla villa dei Gaunt, lasciando dietro di noi il fumo e il fuoco che avvertono la mia rabbia e la mia determinazione. "Daphne, cos'è successo?" mi chiede Thomas preoccupato mentre ci allontaniamo dalla villa. "Nulla" rispondo rimanendo vaga "Voglio che Helen diventi la mia dama di compagnia" affermo poi. Thomas mi guarda con sorpresa, evidentemente colpito dalla mia richiesta. "Ma, Daphne, lei è una serva. Non è abituata a quel tipo di vita," insiste con cautela. "Lo so," rispondo con fermezza, "Ma merita di più. Merita di essere trattata con rispetto e dignità, ciò che la sua famiglia le ha negato."

Guardo Helen con un sorriso di incoraggiamento, cercando di trasmetterle la mia determinazione. Thomas riflette per un istante, poi annuisce lentamente. "Se è quello che desideri, allora farò in modo che accada," afferma con serietà, accettando la mia decisione.

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