127. Dipartita

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10 febbraio 1401 d.C

La morte improvvisa del re Juan ha gettato il regno nella tristezza e nell'incertezza. È stato un sovrano amato e rispettato, il cui passaggio ha lasciato un vuoto profondo nel cuore del popolo e nella politica del regno. Le circostanze esatte della sua morte sono state oggetto di speculazioni e pettegolezzi, alimentando tensioni e sospetti tra la nobiltà e la popolazione.

Alcuni sostengono che il re sia stato vittima di un avvelenamento o di un complotto orchestrato da avversari politici desiderosi di prendere il potere. Altri credono che la sua morte sia stata il risultato di cause naturali o di un incidente tragico. La verità resta avvolta nel mistero, alimentando le voci e le teorie del complotto che circolano nei corridoi del palazzo e nelle strade del regno.

La sua dipartita ha provocato una crisi di successione e ha portato instabilità politica nel regno. Senza eredi diretti, la lotta per il trono si è accesa tra i nobili e i parenti più stretti del defunto re. La sua morte ha segnato la fine di un'era e ha portato conseguenze profonde e durature per il futuro del regno e della sua gente.

"È colpa tua, Daphne" mi accusa suo cugino "Se solo tu gli avessi dato più figli" afferma prendendo il mio volto tra le sue mani. "Non potevo controllare il destino," balbetto, cercando di difendermi, ma le mie parole sembrano vuote e impotenti di fronte alla sua furia. "Non potevo garantire eredi al trono."

Il suo sguardo non vacilla, la sua presa sul mio viso si fa più forte. "Ma potevi fare di più," sibila, il suo respiro caldo sul mio volto. "Avresti dovuto fare di più."

Mi sento avvolta dalla colpa e dal rimorso, come se ogni mia azione passata fosse stata un errore irreparabile che ha condotto alla tragedia attuale. Mi sento impotente di fronte alla sua accusa, incapace di trovare parole di conforto o giustificazioni per le mie azioni passate.

"Perdono..." sussurro, ma le mie parole si perdono nell'aria carica di tensione e dolore. Il suo sorriso è freddo e spietato mentre si avvicina, i suoi passi pesanti riecheggiano nel silenzio opprimente della stanza. "Il trono ha bisogno di un erede," mormora, le sue parole come lame taglienti. "E tu sei l'unico mezzo per garantire la nostra continuità dinastica."

"Non permetterò che tu ti avvicini a me," dichiaro con fermezza, il mio tono carico di determinazione. "Il mio corpo e la mia volontà sono miei, e non saranno mai usati per i tuoi scopi egoistici."

Le sue labbra si incurvano in un ghigno di disprezzo mentre si avvicina ancora di più, ignorando le mie parole. Non appena le sue mani tentano di afferrarmi, una fiamma improvvisa di mi attraversa. Con un gesto istintivo libero una scintilla di fuoco che avvolge il mio aggressore in una cascata di fiamme ardenti. Mentre il fuoco avvolge il suo corpo, il mio aggressore emette un grido straziante di dolore e terrore. "Strega!" urla, il suo viso contorto dalla sofferenza mentre l'incendio lo avvolge sempre di più. Con orrore e sgomento, osservo il suo corpo contorcersi nell'agonia delle fiamme, mentre il calore e il fumo riempiono l'aria intorno a noi.

Mi trasformo in un drago, il mio corpo avvolto dalle fiamme che bruciano più brillanti che mai. Le ali battono con potenza, sollevandomi in volo mentre mi allontano da Siviglia e dalla Spagna, dalla vita che ho conosciuto e da tutto ciò che mi è familiare.

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