170. Morte incompleta

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29 ottobre 1629d.C

Mentre James socializza con una dama, una voce risuona dietro di me, interrompendo i miei pensieri. Mi volto per vedere chi è e mi ritrovo di fronte a una donna dall'aria decisa, con un'espressione che denota una certa autorità.

"Lady Daphne," dice con tono risoluto, "vi prego di concedermi un momento della vostra preziosa attenzione."

Mi sforzo di nascondere il mio turbamento di fronte a questa interruzione e mi avvicino con un sorriso cortese. "Certamente, signora. Come posso esservi d'aiuto?"

La dama mi osserva attentamente, quasi studiandomi. "Sono Lady Anne, e ho sentito molto parlare di voi, Lady Daphne. La vostra storia ha affascinato molti a corte."

Mi costringo a mantenere un sorriso neutro. "Vi ringrazio, Lady Anne. La mia storia, come molte altre, è solo una delle tante qui a corte."

Lady Anne inclina leggermente la testa, come se stesse valutando la mia risposta. "Ma la vostra storia ha qualcosa di unico, perdere così tanto eppure mantenere la dignità e la forza, è raro."

Sento il peso delle sue parole e l'eco delle mie perdite. "La vita ci mette spesso alla prova, Lady Anne. Tutto ciò che possiamo fare è andare avanti."

Lei annuisce, poi abbassa la voce. "La regina ha grande stima di voi. Ma ci sono quelli che sussurrano storie diverse, storie di magia."

Il mio cuore accelera, ma il mio volto rimane impassibile. "I sussurri sono solo parole, Lady Anne. La verità è molto più semplice."

Lady Anne mi fissa ancora per un momento, poi sorride. "Forse avete ragione."

Annuisco, cercando di capire le sue reali intenzioni. "Vi ringrazio per la vostra offerta, Lady Anne. La terrò in considerazione."

Lei fa un leggero inchino e si allontana, lasciandomi con i miei pensieri. Sento il peso delle responsabilità sulle mie spalle, ma anche una vaga speranza. Forse, in questo luogo di potere e intrighi, posso ancora trovare un modo per proteggere la mia famiglia e mantenere i miei segreti al sicuro. Mi avvicino a James, che sembra divertirsi con gli altri bambini, e lo osservo con affetto. "Stai bene, amore mio?"

James mi sorride. "Sì, mamma. Tutti sono molto gentili qui."

Gli accarezzo i capelli, cercando di trasmettergli sicurezza. "Sono felice di sentirlo. Ricorda di restare vicino a me."

Osservo James giocare con il giovane Principe Carlo. I loro volti sono illuminati dal sorriso e dalle risate spensierate che riempiono l'aria. Vedere James così felice mi riempie di un calore che avevo quasi dimenticato. "Il vostro figlio sembra andare molto d'accordo con il principe," commenta la regina, avvicinandosi a me con un sorriso. "Sì, vostra maestà. È un sollievo vedere James felice dopo tutto quello che abbiamo passato," rispondo, guardando i ragazzi che si inseguono nel giardino. La regina annuisce. "Carlo ha bisogno di buoni amici. Crescere a corte può essere solitario, nonostante tutta la compagnia."

"Certo, vostra maestà. La vita a corte può essere tanto affascinante quanto difficile," dico, riflettendo su quanto siano vere quelle parole.
La regina mi sorride con comprensione. "Sono sicura che voi e James troverete la pace e la sicurezza che meritate."

Mentre la regina si allontana, il mio sguardo torna su James e Carlo. I due ragazzi, inconsapevoli delle complessità del mondo degli adulti, giocano con l'innocenza della giovinezza. Mi prometto che farò di tutto per mantenere quella luce nei loro occhi, per proteggerli dalle oscurità che ho conosciuto. Più tardi, mentre la sera scende sul palazzo, prendo James per mano. "È tempo di rientrare, amore mio."

James mi guarda con gli occhi brillanti di gioia. "Posso giocare ancora domani, mamma?"

Sorrido e annuisco. "Sì, potrai giocare ancora. Ma ora è il momento di riposare."

Mentre ci dirigiamo verso le nostre stanze, sento una calma inaspettata. Forse, proprio in questo luogo, possiamo trovare un nuovo inizio, un luogo dove possiamo ricostruire e guarire.

La notte cala silenziosa sul palazzo, avvolgendolo in un manto di oscurità punteggiato dal tenue bagliore delle torce. Il crepitio del fuoco nei caminetti e il fruscio delle tende mosse dalla brezza sono gli unici suoni che interrompono la quiete. Mi giro nel letto, incapace di trovare riposo. I pensieri corrono, inseguendosi in un vortice di preoccupazioni e ricordi dolorosi. James dorme nella stanza accanto, al sicuro, ma una strana inquietudine mi pervade. All'improvviso, un rumore stridente rompe il silenzio. Mi alzo di scatto, ascoltando attentamente. Un altro suono, come di passi furtivi, mi fa rabbrividire. Mi avvicino alla finestra, scrutando nell'oscurità. Mentre il mio sguardo si perde nelle ombre, noto una figura incappucciata muoversi nel cortile del palazzo. Il cuore accelera mentre mi affretto a vestirmi. Devo capire chi sia e cosa stia facendo qui. Mi infilo un mantello e scivolo fuori dalla stanza, facendo attenzione a non fare rumore.

Cammino nei corridoi silenziosi, le pareti adornate con arazzi che sembrano osservare ogni mio movimento. Scendo le scale, seguendo l'istinto, fino a raggiungere una porta laterale che conduce al cortile. La figura incappucciata si muove furtivamente tra le ombre, avvicinandosi a una delle entrate secondarie del palazzo. Mi nascondo dietro un pilastro, osservando attentamente. D'un tratto, la figura si volta, rivelando un viso familiare. È Lord Richard, non morto come avevo pensato, ma vivo e visibilmente ferito. Le cicatrici delle fiamme gli segnano il volto, e nei suoi occhi brucia una furia intensa. Il mio respiro si ferma mentre realizzo che il pericolo è molto più vicino di quanto avessi immaginato. Prima che possa muovermi, Richard mi vede. "Lady Daphne," sibila, la voce carica di odio. "Credevi davvero di liberarti di me così facilmente?"

Faccio un passo indietro, cercando di mantenere la calma. "Richard, cosa fai qui? Pensavo che fossi morto."

"L'incendio non ha avuto la meglio su di me," risponde con un ghigno malefico. "Ma ora sono qui per finire ciò che ho iniziato."

Il terrore mi paralizza per un istante, ma poi penso a James, addormentato ignaro del pericolo. "Non ti permetterò di far del male a James," dico con determinazione, cercando di guadagnare tempo. Richard si avvicina, il suo sguardo folle. "Non hai scelta, Daphne. O vieni con me, o la tua sofferenza sarà infinita."

Il suo avvicinarsi mi dà l'impulso di agire. Afferro un candelabro di metallo vicino e lo sollevo con tutte le mie forze. "Non ti lascerò toccare mio figlio!" grido, scagliando il candelabro contro di lui. Richard vacilla per l'impatto, ma il suono del mio grido sveglia James, che accorre con la balia. "Mamma!" urla, vedendo la scena. "James, corri! Chiamate le guardie!" ordino, mentre mi preparo a fronteggiare Richard ancora una volta. La balia afferra James e corrono via. Richard, infuriato, si lancia verso di me, ma le guardie arrivano appena in tempo, trattenendolo con forza. "Portatelo via!" ordina uno dei capitani, mentre mi avvicino a James, tremante. "Mamma, stai bene?" chiede James, la paura nei suoi occhi. "Sì, amore mio. Va tutto bene ora," rispondo, abbracciandolo stretto.

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