ante diem V Kalendas Julias 79 d.C
Mentre l'attenzione è focalizzata sulla tragedia di Pompei, una malattia insidiosa si insinua nei giorni successivi, minando la salute di Vesperiano. La sala del consiglio, una volta luogo di fervente attività, diventa ora il palcoscenico di consultazioni mediche e sguardi preoccupati.
Il ritorno di Tito a Roma è accolto con gioia dalla popolazione e dalla sua famiglia. Tuttavia, una nuvola di preoccupazione si posa sul suo volto quando apprende della malattia di suo padre, Vesperiano.
"Madre, cosa sta succedendo a mio padre?" chiede Tito con ansia nei suoi occhi. "Vesperiano è affetto da una malattia grave," rispondo con voce calma ma carica di preoccupazione. "La sua forza è diminuita, ma il suo spirito resiste."
Tito si avvicina al letto di Vesperiano, il suo sguardo riflette una miscela di tristezza e determinazione. "Padre," sussurra, "ho portato con me il desiderio di Roma di vedere prosperare e lottare per la giustizia. Sarò il baluardo che continuerà il tuo lavoro."
Vesperiano, anche se debole, solleva lo sguardo verso Tito con un sorriso fioco. "Hai imparato bene, figlio mio. Guida Roma con saggezza e amore. Sono fiero di te."
Tito prende la mano di suo padre, e il silenzio si diffonde nella stanza.
In uno di quei giorni cupi, Vesperiano si avvicina a me con passi affaticati. "Daphne," mormora con un sospiro, "temo che il mio destino sia già scritto nelle stelle."
Le sue parole mi colpiscono come un colpo al cuore, e cerco di nascondere la paura che si annida nei miei occhi. "Non parlare così, mio amore. I medici troveranno una soluzione."
Vesperiano sorride debolmente. "Guai a me, credo che sto per diventare un dio."
La sua affermazione oscilla tra il sarcasmo e l'accettazione della sua sorte. Gli occhi di Vesperiano, una volta pieni di ardore, ora trasmettono una calma rassegnazione di fronte
Con l'ultimo sospiro, Vesperiano lascia questo mondo, e la sala del consiglio, una volta vibrante di decisioni e progetti, si avvolge in un silenzio funebre. Le lacrime scorrono silenziose lungo il mio volto mentre tengo la mano senza vita di Vesperiano. La sala del consiglio, teatro di tante decisioni, ora è pervasa da un silenzio pesante, rotto solo dal mio singhiozzo soffocato."Perché perdo sempre chi amo?" chiedo all'aria, la domanda sospesa nell'atmosfera carica di dolore. Guardo il volto sereno di Vesperiano, una volta pieno di vita e ambizione, ora immobile nella quiete della morte. La sofferenza si insinua nel mio cuore, un vuoto che sembra insopportabile. "Spero davvero tu diventi un dio," singhio, la mia voce spezzata dalla tristezza. Mi aggrappo all'illusione che, in qualche modo, il suo spirito possa trovare un nuovo inizio, una forma di esistenza più elevata.
ante diem III Kalendas Julias 79 d.C
I giorni successivi sono un turbine di emozioni mentre Roma piange la perdita del suo sovrano. La città, una volta festante e vibrante, ora è avvolta in un manto di tristezza. Il mio cuore è un campo di battaglia tra il dolore e il dovere, la necessità di guidare Roma avanti anche in questo momento di lutto.In un momento di silenziosa contemplazione, mi rivolgo al cielo stellato. "Vesperiano," sussurro, "che tu possa trovare pace tra le stelle, e che il tuo spirito brilli come il sole al tramonto."
Mentre gli ospiti affluiscono per porgere le loro condoglianze, Tito e io ci ritroviamo spesso in conversazioni private. "Madre," dice Tito con occhi che portano il peso della perdita, "nonostante il lutto, dobbiamo guidare Roma con la stessa forza e saggezza di mio padre."
Concordo con un cenno del capo, riconoscendo il bisogno di preparare Tito per il ruolo che gli spetta. "Hai l'eredità di un grande uomo," gli dico con orgoglio e tristezza intrecciati nelle parole, "e dobbiamo onorare il suo spirito nella guida di Roma."
Giunge il giorno dell'incoronazione di Tito, un momento solenne e carico di significato per Roma. La sala del trono risplende di luce, ornata da bandiere e drappi che ondeggiando svelano lo stemma di Roma. I nobili, i cittadini e gli ambasciatori stranieri si radunano in attesa di assistere all'ascesa del nuovo sovrano.
Tito, vestito con l'abito regale, cammina con dignità lungo il corridoio centrale. La sua figura giovane è circondata da un alone di promesse e aspettative. Gli occhi della folla lo seguono con un misto di rispetto e speranza.
Ad attenderlo sul trono, ci sono io. La corona reale, scintillante di gemme e storia, è sollevata con reverenza. "Tito," annuncio con voce ferma, "in questo giorno, Roma accoglie un nuovo imperatore. Che la tua guida sia illuminata dalla saggezza e la tua volontà sia forte come le fondamenta della Città Eterna."
Il sacerdote, con un gesto solenne, posiziona la corona sulla testa di Tito. Il peso simbolico di questo atto è palpabile, e il giovane sovrano si erge con dignità e consapevolezza della responsabilità che gli è stata affidata.
La sala del trono risuona di applausi e acclamazioni, un coro di voci che saluta l'inizio di un nuovo capitolo per Roma. Tito, ora imperatore, si rivolge alla folla con un discorso di ringraziamento, promettendo di onorare la tradizione di Roma e di guidare la città con determinazione e giustizia.
L'incoronazione di Tito è un rituale che unisce passato e futuro, una celebrazione dell'eredità di Vesperiano e la promessa di una nuova leadership. Mentre Tito assume il ruolo di imperatore, Roma guarda avanti con speranza e fiducia nel cammino che il giovane sovrano traccerà per la grandezza della Città Eterna.
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La storia infinita
ФанфикDaphne, figlia di Apollo e Afrodite, sarà costretta a vagare nelle epoche, fino a trovare il suo posto in società (se avete letto "Amore Proibito" questa storia parla della stessa Daphne)