164. Sacrifici

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27 dicembre 1622 d.C

Il dolore mi avvolge come un mantello nero mentre tengo tra le braccia il corpo freddo e inanimato di Mary. Le lacrime scorrono liberamente lungo le mie guance mentre cerco di trovare conforto nel ricordo del suo sorriso luminoso e dei momenti felici che abbiamo condiviso insieme.

La regina si avvicina con passo lento, il suo sguardo compassionevole riflettendo la mia stessa sofferenza. "Daphne," mi chiama dolcemente, posando una mano sulla mia spalla. "So cosa significa perdere un figlio. È una ferita che non guarirà mai completamente."

Le sue parole mi penetrano, trovando un eco doloroso nel mio cuore infranto. Mi aggrappo alla sua presenza, cercando conforto nell'empatia di qualcuno che ha condiviso il mio stesso dolore. "Grazie," sussurro, la mia voce rotta dall'emozione. "Grazie per essere qui per me."

La regina mi abbraccia con dolcezza, offrendomi un sostegno silenzioso in questo momento di profonda tristezza. In quel gesto di compassione, trovo un barlume di speranza che forse, un giorno, riuscirò a trovare la pace nel ricordo di Mary e nell'amore che abbiamo condiviso.

La regina rimane al mio fianco, la sua presenza come un faro di luce nella tempesta della mia tristezza. Le sue parole di conforto sono un sostegno prezioso mentre affronto il dolore insopportabile di perdere un altro figlio. Insieme, ci lasciamo trasportare dalle onde tumultuose dell'afflizione, cercando conforto l'una nell'altra in questo momento di oscurità.

Poco a poco, il peso della tristezza si fa più tollerabile, e troviamo conforto nel ricordo delle nostre amate persone perse. La regina mi offre una spalla su cui piangere, un orecchio paziente su cui versare il mio cuore spezzato. Insieme, condividiamo la pena di due madri che hanno perso i loro figli troppo presto, unite nel dolore ma anche nella speranza di un giorno trovare pace.

Nel silenzio solenne della cappella reale, ci ritroviamo per celebrare la vita di Mary, la mia dolce bambina portata via troppo presto. Guardo James e Eleanor, stringendoli forte mentre cerchiamo di trovare conforto l'uno nell'altro in questo momento di dolore condiviso.

Le candele bruciano lentamente, gettando un bagliore tenero sulle pareti di pietra, mentre il suono dei canti funebri riempie l'aria. Ognuno dei presenti offre le proprie preghiere e le proprie benedizioni, rendendo omaggio alla piccola vita che è stata così prematuramente interrotta.

James e Eleanor mi guardano con occhi pieni di tristezza e compassione, e mi stringono la mano con forza, come se volessero farmi sentire il loro amore e il loro sostegno in questo momento difficile.

Mentre usciamo dalla cappella, l'atmosfera è pesante di dolore e tristezza. Le persone si disperdono lentamente, alcune scambiando parole sommessamente mentre si allontanano.

Nel silenzio che segue, un uomo si avvicina con rispetto, il suo volto serio e risoluto. "Lady Daphne," inizia con una voce calma ma decisa, "mi chiamo Lord William. Ho sentito parlare della vostra famiglia e della vostra recente perdita. Desidero esprimere le mie più sentite condoglianze."

Mi inchino leggermente in risposta, riconoscendo il gesto di cortesia. "Vi ringrazio, Lord William," rispondo con gratitudine, "il vostro pensiero è molto gentile."

Lord William annuisce, poi continua con circospezione: "Vorrei proporvi un'alleanza che potrebbe portare beneficio ad entrambe le nostre famiglie. Il mio figlio, Lord Henry, è un giovane uomo rispettabile e di buona famiglia. Mi piacerebbe proporre un matrimonio tra lui e la vostra figlia Eleanor."

Mi ritrovo a osservarlo con sorpresa, prendendo un momento per elaborare la sua proposta. "La vostra proposta è lusinghiera, Lord William," rispondo con cautela, "ma devo prendere tempo per considerarla attentamente."

Lord William inclina la testa rispettosamente. "Naturalmente, Lady Daphne. Prendetevi tutto il tempo che vi serve. Sarò lieto di attendere la vostra decisione."

Con un ultimo inchino, Lord William si allontana, lasciandomi a riflettere sulla proposta che ha posto di fronte a me. Mi ritrovo sola nella mia camera, il cuore gravato dal peso delle emozioni che mi travolgono. Le lacrime scorrono liberamente lungo le mie guance mentre mi siedo sul bordo del letto, cercando disperatamente conforto nella quiete della mia solitudine.

"O Dei," sussurro tra singhiozzi, "mi chiedo se mai troverò pace in questo mondo. Ho visto così tanta gioia, ma anche così tanto dolore. Sono stata benedetta con figli meravigliosi, ma anche colpita da perdite così devastanti. Mi sento sola e sopraffatta dalle sfide che la vita continua a gettarmi addosso."

Le parole si perdono nell'aria silenziosa della stanza, ma sento che qualcosa risuona dentro di me, come un sussurro di conforto proveniente da qualche parte al di là dei confini della realtà materiale.

Continuo a piangere, lasciando che le mie preghiere si mescolino con le lacrime, nella speranza che gli dei possano ascoltare e rispondere al mio appello.

Mi ritrovo circondata da una luce dorata, avvolta da una sensazione di calma e pace. Apollo appare di fronte a me, il suo sguardo luminoso colmo di amore e comprensione.

"Daphne, mia dolce figlia," dice con voce melodiosa, avvicinandosi lentamente. "Le tue preghiere non sono cadute nel vuoto. Mi dispiace per il tuo dolore," continua Apollo, "ma ricorda che la vita è un ciclo di gioia e dolore."

Mi avvicino al mio padre, sentendo il suo calore avvolgermi come una coperta protettiva. "Grazie, padre," sussurro, lasciandomi andare al suo abbraccio consolante. Nel calore della presenza di Apollo, trovo un barlume di speranza e una promessa di conforto nei giorni a venire.

Apollo mi guarda con un'espressione serena, i suoi occhi luminosi colmi di saggezza. "Tua figlia è al sicuro ora," dice con voce rassicurante. "Artemide l'ha accolta nel suo regno, dove sarà protetta e amata come una delle sue creature selvatiche."

Apollo mi sorride con gentilezza prima di allontanarsi, lasciandomi con i miei pensieri e le mie emozioni. Guardo la sua figura luminosa scomparire lentamente nel chiarore del giorno che finisce all'orizzonte.

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