27. Rituali

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ante diem XVIII Kalendas Maias 39 d.C

Il suono di tamburi e canti tribali irrompe nel villaggio. Le altre prigioniere si svegliano spaventate, gli occhi impastati di sonno e il corpo ancora stanco.

Una figura imponente emerge dalla folla: è Arminio, il re dei Quadi, accompagnato dai suoi guerrieri. "È il giorno del rito annuale," dichiara con voce tonante. "Il nostro popolo prenderà parte alle celebrazioni, e voi, prigioniere, parteciperete."

Le guardie ci conducono nel cuore del villaggio, dove un altare di pietra è adornato con fiori selvatici e pelli di animali.  Arminio, con una maschera ornata di piume e dipinta con colori vivaci, si erge al centro, sottolineando la sua autorità. "O spiriti della foresta, accogliete il nostro tributo e garantiteci prosperità," proclama con voce potente, mentre getta nell'altare erbe aromatiche e incenso.

La tribù circostante sembra immersa in un fervore mistico, danzando in cerchio e intonando canti tribali. "Che cosa ci aspetta?" chiedo sottovoce alle altre, ma nessuna sembra avere risposte certe. "La rossa" ordina il re. Degli uomini mi spingono verso l'altare di pietra. "Pronta a morire?" mi chiede "Puoi sempre scegliere di sposarmi". Rimango ferma di fronte all'altare, scrutando Arminio con occhi determinati. "Sposarti o morire non sono scelte tanto differenti" rispondo. Arminio, con uno sguardo che tradisce irritazione, annuisce ai suoi uomini. In un attimo, mi ritrovo legata all'altare; L'eco dei canti tribali si intensifica, mescolandosi al battito del mio cuore che rimbomba nelle orecchie.

Arminio ride sarcasticamente, e il suono riecheggia sinistro tra gli alberi. "Forse hai ragione, Daphne. Ma ho promesso prosperità alla tribù, e gli dei richiedono il sacrificio."

La lama del coltello sacrifiziale brilla, mente sfiora la possibilità di un destino oscuro mentre il sole si spegne momentaneamente dietro le fronde degli alberi.

Nel silenzio che precede l'inevitabile, gli occhi di Arminio incontrano i miei con un misto di desiderio e trionfo. "Che gli dei ci siano propizi," esclama Arminio.

La fiamma brucia nei bracieri attorno a me. Chiudo gli occhi guido il potere delle fiamme per bruciare le corde che mi tengono legata. Sento il calore crescere, le corde si consumano e improvvisamente mi ritrovo libera.

Mi slancio lontano dall'altare mentre la confusione si diffonde tra gli uomini di Arminio.

"Arrestatela! Non può sfuggire!" urla Arminio, la sua voce è carica di rabbia. Mentre mi allontano, gli occhi di Arminio brillano di una luce mistica, e un sorriso maligno si dipinge sul suo volto quando le sue guardie mi catturano. "Gli dei hanno parlato! Daphne sarà la nostra regina, figlia degli dei stessi!" proclama con un gesto trionfante.

Arminio si avvicina a me mentre le guardie stringono le manette intorno ai miei polsi, costringendomi a inchinarmi di fronte al loro re. Il suo sguardo trionfante incrocia il mio, e il sorriso maligno danza sulle sue labbra. "Sei destinata a regnare con me, figlia degli dei" dichiara con un tono che risuona nell'aria della foresta. Cerco ancora di controllare il fuoco che mi circonda ma le manette stringono troppo.

Le guardie mi portano in una capanna differente dalla prima. Arminio si siede su un trono rudimentale, il suo sguardo ancora intriso di trionfo mentre osserva la mia entrata. "Daphne, figlia degli dei, ti aspettavi di poter sfuggire a me?" chiede con arroganza, il suo tono echeggia nella capanna.

Guardo intorno a me, le pareti sono decorate con simboli tribali e pellicce di animali selvatici. Un tappeto ruvido poggia al centro, davanti al trono di Arminio. Le guardie mi spingono verso il pavimento, lasciandomi inginocchiare di fronte al re. "Sposami, e sarai libera. Governerai al mio fianco, nessuno oserà più farti del male," insiste Arminio con un sorriso che rivela i suoi denti come lame affilate. "Mai!" rispondoz

Le guardie, a comando di Arminio, mi lasciano sola nella capanna del re. Mentre mi trovo inginocchiata, osservo le fiamme danzanti nel braciere.

Arminio si avvicina con un sorriso sardonico, la sua mano tocca il mio viso con una carezza che brucia come il fuoco stesso. "Daphne, figlia degli dei, il tuo destino è con me. Il matrimonio è la volontà degli dèi stessi," proclama con sicurezza, cercando di convincermi.

Le fiamme danzanti nell'ampio braciere creano ombre che si muovono sinistramente sulle pareti di legno. "Il fuoco divino scorre nelle tue vene, e solo unendoti a me potrai comprendere la pienezza del tuo potere," sussurra Arminio, mentre le guardie restano in silenzio, pronte ad eseguire ogni suo comando. "La divinità non può essere imprigionata da vincoli umani," rispondo con un tono di sfida.

Arminio, con un movimento rapido, mi afferra il polso e mi costringe a guardarli negli occhi.  Mentre le fiamme si riflettono nei suoi occhi, riesco a intravedere la sete di potere e il desiderio di possedermi. "Vedrai, Daphne," sibila Arminio, il suo tono ora più cupo, "non hai altra scelta se non diventare mia regina. Gli dei hanno deciso, e il tuo rifiuto non farà che portare sventure alla tua gente."

La sua presa si fa più salda, come una morsa che cerca di imprigionare la mia volontà. "La tua ribellione è futile. Il destino è un vincolo inesorabile, e tu ne farai parte, volente o nolente."

"Se è questo che credete perchè non chiederlo agli dei stessi?" propongo. "Non essere sciocca!" esclama "Portatela via" ordina poi alle guardie che mi afferrano di nuovo portandomi in una capanna dove resto sola.

In un atto disperato, chiudo gli occhi e concentro la mia mente sull'invocazione di Giunone, la regina degli dei. "Grande Giunone, madre degli dei, guidami in questa ora di necessità. Mostrami la via per sfuggire a un destino ingiusto."

Mentre pronuncio le parole, avverto un cambiamento nell'aria. Una presenza divina si fa sentire, e quando riapro gli occhi, Giunone appare nella capanna con un'aura di maestà e potere. La sua figura eterea irradia luce dorata, e il suo sguardo si posa su di me con una gentilezza materna. "Daphne, figlia del mondo mortale, chiedi il mio aiuto, e io risponderò. Qual è la tua richiesta?" domanda Giunone, la sua voce come una melodia celestiale. "Non voglio essere costretta in un matrimonio che non desidero, per la sesta volta. Per favore, liberami da questo destino indesiderato," supplico con rispetto. La dea Giunone sorride con compassione. "Un matrimonio seppur non voluto potrebbe essere un modo per liberarti. Qui noi non siamo venerati ma tu sembri essere per loro una divinità. Usa la tua forza contro la loro, sii abile, noi ti guideremo" afferma sparendo di nuovo.

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