72. Febbre

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835 d.C

Sono trascorsi vent'anni dalla mia prima notte nella corte spagnola. Durante questo tempo, ho danzato tra le trame politiche, ho tessuto alleanze e ho mantenuto saldamente il mio segreto. Il mio cuore, nel corso degli anni, ha trovato un legame profondo con Alfonso, il nobile che ho conosciuto quella notte. La sua gentilezza e il suo interesse per la cultura hanno creato un legame che va oltre gli intricati giochi di potere. Abbiamo unito le nostre vite in un matrimonio che ha portato stabilità e connessione alla mia esistenza. Dalla nostra unione sono nati due figli, gemelli che portano il peso di due mondi distinti nelle loro vene. Li ho cresciuti con amore e saggezza, cercando di tramandare loro la forza e l'intelligenza necessarie per navigare attraverso le complesse acque della corte.

La corte stessa ha subito trasformazioni nel corso degli anni. Cambiamenti politici, alleanze e nuove sfide hanno plasmato il panorama in cui mi sono trovata a muovermi. La mia figura è diventata un punto fermo, una presenza rispettata e temuta nella corte di Spagna.

Ci siamo trasferiti a Cordova, una città che si erge come un faro di cultura e scienza nell'Al-Andalus. Qui, Alfonso ha trovato una collocazione ideale per coltivare la sua passione per le arti e le scienze. Il suo lavoro si svolge nella prestigiosa biblioteca di Cordova, un luogo rinomato per la sua vastità di testi e manoscritti provenienti da tutto il mondo conosciuto. Alfonso è un devoto sostenitore della conoscenza, e il suo impegno in questo centro culturale è rivolto a promuovere la comprensione e l'approfondimento delle arti e delle scienze.

La mia posizione qui è lontana dagli schemi tradizionali, dove il ruolo della donna era spesso circoscritto agli affari domestici. A Cordova, l'atmosfera cosmopolita e progressista permette alle donne di partecipare attivamente alla società.
La nostra famiglia si radica in questa città, immersa nella sua effervescenza culturale.

15. febbraio 841 d.C

Un inverno freddo si abbatte su Cordova, portando con sé un'inaspettata ondata di malattie. La mia famiglia, solitamente vibrante di energia, è colpita da una malattia che si diffonde rapidamente. Alfonso, solitamente energico e immerso nei suoi studi, si trova ora a letto, pallido e affaticato. "Non ti preoccupare, caro. Sarà solo una questione di giorni prima che tu ti riprenda," cerco di rassicurarlo, anche se la mia preoccupazione non può essere nascosta. I nostri figli, di solito chiassosi e curiosi, ora giacciono in silenzio, debilitati dalla febbre. "Mamma, quando torneremo a studiare e giocare?" chiede il nostro figlio più giovane, gli occhi lucidi di malinconia.

"Presto, piccolo. Dobbiamo solo permettere al corpo di guarire," rispondo cercando di infondere speranza nei suoi occhi.

Le giornate passano lentamente, il freddo dell'inverno sembra penetrare persino nelle mura della nostra casa. Durante le lunghe notti, con gli altri addormentati, mi immergo nella lettura e nella ricerca di cure che possano alleviare le sofferenze della mia famiglia.

Le cure tradizionali e le conoscenze scientifiche acquisite a Cordova diventano le mie alleate in questo momento difficile. "Abbiamo bisogno di forza e perseveranza," dico a me stessa, cercando di mantenere la calma.

Le giornate si trasformano in una routine di cure, conversazioni di conforto e preoccupazioni nascoste. La malattia ha colpito duramente la mia famiglia, ma il mio ruolo ora è di essere la roccia su cui tutti possano contare mentre affrontiamo insieme questa prova.

La malattia avvolge la mia famiglia in una morsa implacabile, e nonostante i miei sforzi, uno dopo l'altro, i miei cari perdono la battaglia contro la malattia. Il silenzio delle stanze vuote è un richiamo doloroso alla loro assenza.

La luce delle candele nel nostro focolare perde il suo calore, e la mia solitudine è un eco di giorni più felici. La città, con la sua effervescenza culturale, sembra ora un palcoscenico deserto, una visione distorta della gioia che una volta ha permeato la mia vita. Sono rimasta sola, costretta a ricominciare da capo.

Nei corridoi della biblioteca, la frammentazione degli stati taife si manifesta in modo tangibile. I rappresentanti di queste dinastie rivali portano con sé non solo gli abiti sfarzosi, ma anche il peso delle ambizioni e delle tensioni politiche che permeano l'Al-Andalus.

Converso con il rappresentante di una taifa, un uomo dai lineamenti severi che porta sulla schiena il fardello delle aspettative e delle lotte interne. "Le dinastie divergenti minano la stabilità della nostra terra," mi confessa con un sottile accenno di preoccupazione. "Ciascuno cerca di affermare la propria autorità, ma questa competizione indebolisce il nostro fronte unito contro le minacce esterne."

Durante gli incontri con i rappresentanti delle dinastie rivali, le conversazioni sono spesso intrise di sfiducia e sospetto. "Il terreno è scivoloso, e anche le parole sono affilate come le spade che portano con sé," noto mentre tento di mediere e di trovare punti di convergenza. La politica interna, intrecciata con giochi di potere, crea un ambiente delicato e imprevedibile.

La biblioteca, una volta un luogo di condivisione di conoscenza senza confini politici, si trasforma in uno specchio delle divisioni dell'Al-Andalus. Gli studiosi delle diverse taife, anche se accomunati dalla sete di sapere, portano con sé la tensione delle loro patrie frantumate.

"La nostra terra è come un mosaico complesso, ogni pezzo unico ma interconnesso. La sfida è mantenere l'equilibrio senza che il mosaico si frantumi completamente," rifletto, consapevole che il destino di ciascuna taifa è intricato con quello delle altre, come le pagine di un libro intrecciate in una storia collettiva. La frammentazione dell'Al-Andalus, sebbene ricca di sfumature culturali e politiche, è un'ombra che si estende lungo i corridoi di questa biblioteca, dove il sapere si scontra con la complessità della politica dell'epoca.

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