67. Borgogna

0 0 0
                                    

Il 5 maggio 777 d.C.

Attraversiamo le verdi colline della regione della Borgogna, il castello del duca si erge in lontananza come una fortezza imponente. Dentro la carrozza, Alarico e io ci scambiamo sguardi compiaciuti.

"Questa terra è affascinante," osserva Alarico, guardando il paesaggio che si svela fuori dalla finestra. "Il castello sarà il nostro nuovo rifugio."

"Sì, il cambio sarà significativo, ma spero che possiamo creare nuovi ricordi qui," rispondo, osservando le dolci colline che si estendono a perdita d'occhio.

Arriviamo al castello, e mentre varchiamo il cancello, l'atmosfera è avvolta dalla maestosità delle mura antiche e dalla promessa di una nuova vita insieme

Le porte del castello si aprono con un suono cupo, e mentre entriamo, un senso di solennità ci accoglie. Il castello è un intreccio di passaggi segreti, sale sontuose e cortili suggestivi.

"Un nuovo inizio," afferma Alarico, indicando il panorama che si presenta davanti a noi. "Qui costruiremo il nostro futuro."

Camminiamo insieme attraverso il castello, esplorando le stanze che saranno testimoni della nostra vita coniugale. Le camere sono arredate con eleganza, e posso percepire l'attenzione ai dettagli dedicata dagli abitanti precedenti.

Mentre il sole tramonta oltre le torri del castello, mi fermo su un balcone e osservo il paesaggio circostante. "Daphne," chiama Alarico, un sorriso affettuoso sul volto. "Questo è il nostro regno ora."

"Un regno che modelleremo insieme," rispondo, lasciando che l'energia di questa nuova avventura ci avvolga. La vita nel castello del duca si svilupperà tra segreti celati nelle sue mura e il lento crescere della nostra unione.

Il castello del duca diventa la nostra dimora, e con il passare del tempo, imparo ad adattarmi alla vita di corte e ai doveri di duchessa. Nonostante la natura combinata del nostro matrimonio, scorgo nei gesti di Alarico una genuina preoccupazione per il mio benessere.

I giorni si susseguono con una routine ben definita. Alarico si impegna in questioni amministrative e diplomatiche, mentre io, duchessa di nome e titolo, cerco di inserirmi nel tessuto sociale della corte. Le dame di compagnia mi affiancano durante le cerimonie ufficiali, e mentre sorrisi di cortesia si scambiano tra i nobili, il mio cuore rimane legato ai ricordi di un passato che ora sembra così distante.

Le notti nel castello sono calme, con solo il crepitio di un fuoco nel camino a interrompere il silenzio. In quei momenti, quando il velo della solitudine si fa più denso, trovo rifugio nel pensiero delle verità nascoste che porto con me. La mia identità, la mia storia e le divinità che ho onorato rimangono custodi di un segreto che solo la notte conosce.

Tra le mura del castello, Alarico e io costruiamo una connessione che va oltre il contratto matrimoniale. I nostri dialoghi si allungano nei racconti delle giornate trascorse, e, a volte, nelle confidenze notturne quando il mondo è avvolto dall'oscurità.

4 gennaio 814 d.C

Durante una passeggiata nei giardini del castello, Alarico rompe il silenzio. "Daphne," inizia, "sono consapevole della natura del nostro matrimonio, ma ho imparato a rispettarti come mia moglie, non solo come duchessa."

Guardo il paesaggio circostante, sentendo il peso delle sue parole. "Alarico, il tempo ha svelato molte cose, e anch'io ho trovato rispetto per te. La vita qui, pur diversa da quella che conoscevo, si sta trasformando in qualcosa di nuovo."

Attraversiamo l'arco di un roseto in fiore, e mentre i petali cadono leggeri intorno a noi, il duca abbassa lo sguardo. "Daphne, vorrei parlarti di qualcosa" dice con serietà "Ho trovato questo nelle tue camere" afferma mostrandomi il mio stemma d'orato, dove una colomba con le ali spiegate vola davanti il sole. "È lo stemma della mia famiglia" rispondo con onestà "L'ho sempre avuto con me".

"E allora perchè sento spesso le tue preghiere verso gli dei falsi e bugiardi piuttosto che verso il nostro signore?" chiede innervosito, forse avendo scoperto il mio segreto "Forse è proprio questo che Dio non c'ha concesso figli, perchè tu non l'onori".

Mi sforzo di mantenere la calma di fronte alle sue parole accusatorie. "Alarico, rispetto la tua fede e quella della tua famiglia. La mia connessione con gli dei precede la mia vita qui. Sono parte integrante di chi sono."

Il duca alza uno sguardo scettico, incalzante. "Ma siamo chiamati a vivere secondo la volontà di Dio. La tua devozione a queste divinità potrebbe minare il nostro matrimonio e la tua posizione in questo regno."

Respiro profondamente prima di rispondere. "La mia fede è un aspetto profondo di me, e mi auguro che possiamo trovare un modo per convivere, rispettando le differenze che ci caratterizzano."

La tensione rimane sospesa nell'aria mentre affrontiamo la complessità delle nostre credenze e la sfida di integrare le diverse prospettive nella nostra vita coniugale. "Dovrò denunciarti" mi dice prendendo le mie mani tra le sue "Ti uccideranno, ma giurami che ti convertirai al buon Dio che resterò in silenzio e solo noi sapremo ciò che è stato".

"Non posso farlo" annuncio "Denunciami se desideri, sono già stata uccisa e la mia morte ha provocato la fine di che me l'ha inflitta. Non rinuncerò a mia madre o a mio padre né agli altri dei che tu reputi favole per bambini; loro sono la mia famiglia, tu sei un passaggio".

Alarico stringe le mani con forza, il dilemma riflesso nei suoi occhi. "Daphne, questo è un percorso pericoloso. Non voglio vederti soffrire, ma la tua scelta potrebbe minare tutto ciò che abbiamo costruito."

Guardo fisso nel vuoto, consapevole delle conseguenze delle mie parole. "Il mio cuore è legato a una storia antica, a un mondo che va oltre la comprensione di molti. Sono disposta ad affrontare le conseguenze, ma non posso tradire la mia essenza."

La nostra unione, inizialmente fondata su un dovere politico, ora pende sull'orlo di una sfida spirituale. "Se è questa la tua scelta ti darò fino al tramonto, poi mi recherò in chiesa e verranno a cercarti"

L'ultimatum di Alarico è come un verdetto che risuona nelle mura del castello. Mentre il sole cala all'orizzonte, sento il peso dell'incertezza e delle scelte che si profilano davanti a me. Il tempo è un alleato impaziente, e la mia mente è un campo di battaglia tra il rispetto per la mia storia e la comprensione delle circostanze presenti.

Mi ritiro nelle stanze, avvolta dalla penombra, dove gli dei antichi sembrano osservare il mio tormento con occhi imparziali. Prendo quanto più oro mentre il tramonto si avvicina, e con esso, il mio destino si staglia contro il cielo crepuscolare.

A groppa di un nero destriero scappo dal palazzo andando quanto più lontano sia possibile, lontana da chi vuole la mia fine.

Nella penombra del crepuscolo, la sagoma del nero destriero si muove veloce attraverso il paesaggio, portandomi via dal castello che un tempo avrei dovuto chiamare casa. Il vento mi scompiglia i capelli mentre mi allontano da quel luogo di regalità e doveri imposti.

Sono una fuggiasca, scappando dalla morsa di un destino preordinato. In questo momento di libertà fuggente, la strada è aperta davanti a me come una tela inesplorata. La notte si avvicina, e con essa, i miei passi incerti guidano il destriero in luoghi sconosciuti, lontani dalle catene di un matrimonio imposto.

Mentre galoppo nella notte, la luna diventa complice silenziosa del mio fuggire, e i rami degli alberi sussurrano promesse di un futuro incerto.

La storia infinita Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora