75. dalle stelle alle stalle

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8 luglio 846 d.C

Il nuovo giorno porta con sé un senso di monotonia sotto lo sguardo vigile della sorveglianza. Mentre il sole sorge oltre le sbarre della mia finestra, sono già in piedi, pronta ad affrontare le nuove sfide che questa vita impostami ha da offrire.

Udendo il suono dei passi dei guardiani nel corridoio, mi preparo mentalmente per un'altra giornata di studio e osservazione. Un banchetto di pergamene si stende sulla scrivania, ciascuna contenente informazioni che, apparentemente, sono considerate vitali per il regno. Mi immergo nella lettura, cercando di assorbire le intricazioni politiche che governano questa terra.

Nel pomeriggio, la porta si apre, rivelando la figura severa di uno dei guardiani. "Il re desidera vedervi," annuncia, il tono senza scampo. Mi alzo dalla scrivania, una sensazione di apprensione nel mio stomaco. La sala del trono è ancora permeata dallo stesso senso di maestosità e autorità. Carlo il Calvo siede sul trono, il suo sguardo fermo su di me. "Hai studiato attentamente?" chiede, il tono asettico. "Cosa volete?," rispondo, cercando di proiettare un'immagine di cooperazione. "Le tue azioni avranno conseguenze durature. Ma se dimostrerai fedeltà e saggezza, potrai trovare un posto accettabile in questo regno," dichiara Carlo il Calvo.

Le parole sono un promemoria che il mio destino è in bilico. Con la sorveglianza costante e il peso delle aspettative reali, inizio a comprendere che la mia vita, ora più che mai, è una partita giocata su una scacchiera di potere. Con un inchino rispettoso, mi ritiro dalla sala del trono, consapevole che ogni mossa che faccio è sotto il rigido sguardo di chi tiene il mio futuro nelle sue mani.

Sola nella stanza mi inginocchio davanti la finestra sbarrata "Madre, aiutami" la prego "non voglio vivere così, in un eterna prigione buia" affermo. Il raggio di luce lunare filtra attraverso le sbarre della finestra, disegnando ombre danzanti sulla pietra fredda della mia stanza. Inginocchiata, rivolgo il mio sguardo al cielo stellato, come se la risposta alle mie preghiere potesse emergere tra le costellazioni.

Nel silenzio della mia stanza, una sensazione di calma inizia a diffondersi, come se un vento gentile avesse risposto al mio appello. Un'aura di dolcezza avvolge l'aria, e la luce lunare sembra intensificarsi. Con un profumo di fiori nell'aria, una voce delicata risuona nei recessi della mia mente. "Figlia mia, sei sempre nel mio cuore," sussurra la voce, avvolta da una melodia eterea. "Le tue preghiere non sono cadute nell'oblio. Resistere è il tuo dono, la forza della tua anima che sfida le catene del destino."

Le parole di Afrodite risuonano come una carezza. "Madre, ho bisogno della tua forza, della tua grazia, in questo labirinto di destini intrecciati."

"La forza risiede in te, figlia mia" risponde, la sua voce un abbraccio che disperde le paure. Con un sospiro, mi rialzo dall'inginocchiarsi e sento una nuova determinazione prendere forma. Anche se le pareti del palazzo possono imprigionare il mio corpo, la mia anima rimane libera di scegliere come rispondere alle sfide che la vita mi presenta.

15 agosto 846 d.C

Il mese trascorre tra le rigide pareti del palazzo, un susseguirsi di studi, incontri con il re e momenti di solitudine contemplativa. Le giornate si svolgono in un ritmo regolare, scandito dalla luce del sole che filtra attraverso la finestra e dalle notti in cui la luna continua a vegliare sulla mia solitudine.

Una mattina, durante uno degli incontri nella sala del trono, Carlo il Calvo affronta la questione con un tono solenne. "Per il bene di tutti, ho deciso di confinarti in un convento cristiano nelle vicinanze. Sarai accolta e rispettata, ma la tua presenza non sarà un fattore destabilizzante."

La notizia mi colpisce come una mazzata, e la sala del trono sembra stringersi intorno a me. "Sire, comprendo la vostra preoccupazione per la stabilità del regno, ma chiedo che la mia libertà e la mia fede non vengano ulteriormente limitate."

Carlo il Calvo mantiene uno sguardo severo. "Questo è un compromesso, Daphne. Sarai rispettata e avrai una vita dignitosa, ma in questo modo possiamo garantire una maggiore armonia tra le nostre comunità."

"Mi avevi promesso libertà. Perchè mi fate questo? Una vita chiusa, giudicata per le mie credenze. Preferirei mille volte un marito a un convento".

"Daphne, le circostanze richiedono sacrifici. Il convento è la soluzione che ho scelto, Daphne. Puoi scegliere di viverci con dignità e accettazione, o puoi resistere e rendere questa transizione più difficile per te stessa. La tua presenza nel regno potrebbe essere più accettata se abbracciassi la nostra fede. Non voglio che tu veda questa conversione come una restrizione, ma come un atto di unità," esprime Carlo il Calvo.

Le sue parole risuonano nella sala del trono, e sento la pressione di una decisione che va oltre la mia vita personale. "Sire, la mia fede è parte integrante di chi sono. Chiedo rispetto per le mie convinzioni e libertà di praticare la mia religione."

Carlo il Calvo inclina la testa con una sorta di comprensione, ma c'è un'ombra di determinazione nei suoi occhi. "Ti chiedo di riflettere attentamente sulla tua decisione. La conversione potrebbe essere un atto di accettazione, non solo da parte tua, ma anche da parte del popolo. Potremmo costruire un regno più forte e unito."

La carrozza avanza lentamente attraverso i sobborghi della città, i miei occhi scrutano il paesaggio che si svela attraverso i finestrini. Gli edifici familiari, le strade che ho percorso tante volte, sembrano sfumare in un passato ormai lontano. Sì ferma davanti a un imponente edificio di pietra, le alte mura conferiscono all'ambiente un'atmosfera di isolamento. Guardo con occhi preoccupati mentre mi viene ordinato di scendere. "Questo è il tuo nuovo domani. Spero che lo accoglierai con rassegnazione e pace," afferma uno degli accompagnatori.

Respiro profondamente, cercando di mantenere la calma di fronte alla situazione che mi sta circondando. Con passo deciso, varco l'ingresso del convento, le porte di legno massiccio si chiudono alle mie spalle con un suono cupo.

All'interno, la luce fioca delle candele rivela un corridoio lungo e silenzioso. Le suore si muovono con grazia, il loro abbigliamento sobrio contrasta con l'atmosfera austera del luogo. Vengo condotta attraverso corridoi e scale, il suono dei miei passi risuona in un'eco triste. "Sorella Daphne, questa sarà la tua cella," annuncia una delle suore, aprendo una porta spoglia. La stanza è modesta, con un letto angusto e una piccola finestra che lascia filtrare una flebile luce. Guardo intorno a me, cercando di assimilare il cambiamento repentino nella mia vita. "Mai avrei immaginato che il mio destino mi avrebbe condotto qui," sussurro tra me e me, quasi guardando mio padre attraverso le sbarre. La porta della cella si chiude con un suono pesante, lasciandomi sola con i miei pensieri e il silenzio del convento che avvolge ogni angolo.

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