90. Usanze spartane

1 0 0
                                    

11 marzo 998 d.C

La stanchezza persistente mi avvolge come un velo, mentre le nausee mattutine rendono le prime ore del giorno un periodo di sfida. I miei sensi magici, solitamente aguzzi, ora oscillano tra la sensibilità estrema e la distrazione. Questi sintomi si trasformano in segnali tangibili della vita che cresce dentro di me.

Cerco Merlino tra i corridoi di Hogwarts, seguendo le tracce della sua magia familiare. Lo trovo nei pressi della biblioteca, immerso nei libri antichi e circondato da un'atmosfera di saggezza. "Emyris," chiamo con voce emozionata. "C'è qualcosa che devo dirti."

Mi volto lentamente, e nei suoi occhi a mezzaluna leggo una curiosità mista a un'accoglienza affettuosa. "Daphne, cosa succede?" chiede con premura. Respirando profondamente, gli rivelo la notizia della gravidanza, cercando il suo sguardo per leggere la sua reazione. "Siamo in attesa di un figlio," affermo, "Io non lo voglio".

Il suo sguardo riflette un misto di sorpresa e preoccupazione. "Daphne, capisco che questo possa essere un momento complicato, ma siamo in questo insieme," risponde con gentilezza. "Ho già dovuto abbandonare una figlia, non voglio abbandonarne un'altra" affermo. "Hai già una figlia?" mi chiede stupito. Annuisco alla sua domanda "Ha tre anni e mezzo. È nata qui, a Hogwarts, ma per il rapporto che ho con Godric il padre ha preferito proteggerci portandoci su un castello isolato da tutti. Stavamo litigando e Salazar ha tentato di uccidermi, non so come ma mi sono trasformata e sono scappata, poi mi hai trovata tu. Penso ogni giorno alla mia bambina ma ogni volta che penso a lei penso anche a chi mi ha fatto del male e prego gli dei affinché non faccia lo stesso con sua figlia".

Emyris ascolta attentamente, i suoi occhi a mezzaluna esprimono comprensione mista a una profonda consapevolezza. "Daphne, capisco la tua preoccupazione e la tua storia è più complessa di quanto avessi immaginato," risponde con calma. "Ma sai, c'è qualcosa che forse dovresti sapere," aggiunge con un tono di mistero.

Respiro profondamente, incuriosita. "Cosa dovrei sapere?" chiedo, guardandolo con attenzione. Emyris si avvicina, sussurrando quasi come se stesse rivelando un segreto. "Sono il pronipote di Salazar Serpeverde" confessa, svelando una connessione inaspettata tra il suo passato e quello di Salazar. "Bene, un motivo in più per non tenere questo bambino e soprattutto uno nuovo per smettere di innamorarmi di questa famiglia" affermo quasi con ironia. "Daphne, non lasciare che questa scoperta influenzi la tua decisione sul bambino," supplica Emyris, i suoi occhi a mezzaluna imploranti. "È complicato, Emyris. La tua famiglia ha causato molta sofferenza," rispondo con fermezza, sentendo la tensione crescere. "Non puoi giudicare tutti basandoti su un passato che non hai vissuto," ribatte con veemenza, la sua voce risuona nei corridoi come un richiamo. "Hai ragione, non posso giudicare, ma posso scegliere come voglio vivere la mia vita" replico. "Daphne, non puoi basare il futuro su vecchi rancori," implora Emyris con sconforto, cercando di trovare una breccia nella mia decisione. "Questo non è solo un vecchio rancore, è una parte della mia storia che non posso ignorare," rispondo con voce serrata. "Ma possiamo costruire qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo," ribatte con fervore, cercando di dissipare le nuvole di conflitto che si addensano sopra di noi. "La mia famiglia ha fatto scelte sbagliate, ma non significa che debba farle pure io," continua a supplicare, la sua voce tenta di penetrare la corazza che ho eretto intorno a me. "Non posso rischiare, Emyris," rispondo, il mio sguardo fisso nel vuoto, cercando di difendere la mia scelta con fermezza. "Daphne, non puoi veramente pensare di... di fare una cosa del genere," esclama Emyris, lo sgomento dipinto sul suo volto. Alzo lo sguardo, e nei miei occhi si riflette la decisione. "Gli Spartani praticavano l'eugenetica, abbandonando i neonati considerati indesiderati. La mia famiglia, nel suo modo distorto, aderiva a questa usanza, ho perso fratelli e sorelle. Io non voglio che mio figlio cresca in un mondo dove potrebbe essere giudicato, odiato, o ferito. È un'usanza cruda, ma in qualche modo è anche un atto di protezione per il bambino e per il genitore."

Emyris rimane in silenzio per un momento, incapace di accettare ciò che ha appena sentito. "Daphne, c'è sempre un'altra via. Possiamo trovare un modo per far fronte a tutto questo, insieme," supplica. Gli occhi di Emyris, colmi di disperazione, cercano un barlume di compassione nei miei. "Daphne, non puoi arrenderti così facilmente. C'è amore in questo mondo, anche per te e per tuo figlio," insiste con voce impetuosa. La mia espressione rimane invariata, un misto di determinazione e rassegnazione. "L'amore non sempre basta a proteggere dalla crudeltà del mondo. Preferisco risparmiare al mio bambino il peso di un destino incerto."

Emyris cerca ancora di farmi capire, ma le sue parole si infrangono contro il muro invalicabile della mia determinazione. "Daphne, capisco che la vita ti abbia trattato duramente, ma non possiamo lasciarci abbattere. Ci sono sempre alternative," esorta, con una fede incomprensibile per me. Respiro profondamente, sentendo il peso della mia scelta gravare su di me. "L'antica usanza spartana insegnava a eliminare i neonati deboli. La vita era dura, e solo i forti avevano possibilità di sopravvivere. In un mondo simile, questo sarebbe un atto di amore, non di crudeltà," affermo, cercando di spiegare la mia prospettiva. Emyris abbassa la testa, quasi rassegnato, e io colgo l'occasione per andarmene.

La storia infinita Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora