Ci ritroviamo improvvisamente trasportati nella reggia di Ares, circondati dalle maestose colonne di marmo e dalle opulente decorazioni che adornano ogni angolo della sala. Il cuore mi batte all'impazzata nel petto mentre osservo il sontuoso ambiente che ci circonda, consapevole del pericolo che ci sovrasta. "Che posto è questo?" sussurro, la mia voce appena udibile nell'atmosfera solenne della reggia. Deimos e Fobos ci guardano con espressioni misteriose, le loro figure sinistre e oscure creano un'atmosfera di tensione palpabile. Sono consapevole del legame di sangue che ci unisce, ma in questo luogo di potere divino, sembrano essere i guardiani del regno di Ares, pronti ad eseguire ogni suo comando. Con un gesto imperioso, Ares ci indica di avvicinarci al centro della sala, dove lui attende con un'espressione di trionfo sul volto. Avanziamo con cautela verso il centro della sala, il mio piccolo Aiace stretto tra le braccia. La figura imponente di Ares domina lo spazio, il suo sguardo tagliente scrutando ogni movimento. "Cosa vuoi da noi, Ares?" chiedo con voce ferma, cercando di nascondere la mia paura. Il dio sorride con una malvagia soddisfazione "Voglio che il mio figlio cresca nel mio regno, sotto la mia guida e il mio insegnamento,".
Mi stringo al mio bambino, sentendomi protettrice e determinata. "Non lascerò che tu porti via nostro figlio," dichiaro con risolutezza, fissando Ares con uno sguardo deciso. Deimos e Fobos, con i loro sguardi oscuri e sinistri, si preparano a obbedire agli ordini del loro padre divino, pronti a intervenire in qualsiasi momento. "Deimos, Fobos, portatemi mio figlio," ordina Ares con fermezza, la sua voce rimbomba nelle mura della reggia. Deimos e Fobos si avvicinano con passo deciso, le loro figure sinistre proiettano ombre sulla pavimentazione marmorea. Mi stringo al mio bambino, determinata a non lasciare che venga portato via da questa oscura presenza divina. "No," sussurro con fermezza. "Non ribellarti" mi dice Deimos. "Peggiori solo la tua condizione" aggiunge il gemello. Rassegnata porgo mio figlio, ancora in fasce, tra le braccia dei miei fratelli.
Mentre osservo il mio bambino allontanarsi con Deimos e Fobos, una sensazione di impotenza mi avvolge come un mantello oscuro. "Non permetterò che il mio bambino cresca sotto il tuo controllo, Ares," dichiaro con determinazione, cercando di tenere alta la mia testa nonostante la paura che mi attanaglia. "Farò tutto ciò che è in mio potere per riportarlo a casa, lontano da questo regno di violenza e vendetta."
Ares mi guarda con uno sguardo gelido, "Non essere sciocca" afferma prendendo Aiace tra le braccia. Con il cuore pesante, guardo impotente mentre Ares si allontana con Aiace"Rinchiudetela," ordina Ares con voce cupa, il tono autoritario risuona nella stanza come un'eco sinistro. Il mio cuore batte all'impazzata nel petto mentre mi preparo ad affrontare il destino che mi attende. Con un nodo nella gola, mi rendo conto della mia impotenza. Deimos e Fobos si avvicinano con passo furtivo. Le loro figure oscure proiettano ombre sinistre sulla pavimentazione di marmo mentre si preparano a eseguire gli ordini del loro padre. "Vieni con noi," mormora Deimos con voce cupa, la sua presenza avvolgente come una nebbia oscura che mi inghiotte. Fobos si avvicina silenziosamente da dietro, la sua presenza minacciosa si fa sempre più intensa. "È inutile resistere," sussurra, la sua voce un sibilo gelido che mi fa rabbrividire.
Deimos e Fobos mi guidano attraverso i corridoi labirintici della reggia di Ares, il loro passo sicuro e determinato. Le pareti sono decorate con trofei di guerra e simboli di potere divino, mentre il silenzio opprimente dell'ambiente mi circonda come una morsa.Finalmente arriviamo davanti a una porta massiccia, ornata di simboli enigmatici e decorazioni intricate. Deimos si volta verso di me con uno sguardo freddo e senza emozioni. "Entra," ordina, la sua voce un comando imperativo che non tollera disobbedienza.Con un sospiro, varco la soglia e mi trovo in una stanza buia e claustrofobica, illuminata solo da una fioca luce proveniente da una finestra stretta e alta. Le pareti sono rivestite di drappi scuri e pesanti, mentre l'aria è impregnata di un odore acre di incenso e ferro.Mi siedo sul bordo di un letto rustico, cercando di raccogliere i miei pensieri.
Deimos e Fobos rimangono impassibili di fronte alla porta, come guardiani muti pronti a eseguire gli ordini del loro padre. "Non ho intenzione di restare qui prigioniera," dichiaro con fermezza, rivolta verso i due fratelli, ma la loro espressione resta inespressiva, come se non sentissero nulla di fronte alle mie parole. Mi avvicino alla finestra, cercando una via d'uscita o una fuga da questa prigionia improvvisa. Ma il panorama al di là del vetro è cupo e desolato, senza alcuna speranza di salvezza. "Cosa volete da me?" chiedo, cercando di trattenere il tremore nella mia voce. "Perché mi avete portato qui?"
Deimos e Fobos scambiano uno sguardo silenzioso, le loro menti oscure celano segreti che non riesco a comprendere. "Noi eseguiamo gli ordini di nostro padre," risponde Deimos con voce cupa, "E lui desidera che tu resti qui, al sicuro da coloro che vorrebbero farti del male."
Le sue parole mi colpiscono come un pugno allo stomaco. "Ma io non voglio essere qui," ribatto con determinazione, "Voglio tornare a casa, con mio figlio."
Fobos inclina leggermente la testa, un cenno di comprensione nelle sue oscure iridi. "Capisco il tuo desiderio, ma non possiamo disobbedire a nostro padre," risponde con voce grave. "Dovrai accettare la tua situazione, almeno per il momento."
Con un senso di rassegnazione che pesa sul mio cuore, mi lascio guidare da Deimos e Fobos verso il letto. Ogni passo è un peso, ogni respiro un'eco del dolore e della fatica che ho sopportato. Mi lascio scivolare tra le lenzuola fresche, cercando conforto nel loro abbraccio morbido. La stanza è avvolta dal silenzio, rotto solo dal sussurro delle fiamme che danzano nel camino."Riposa, sorella," dice Fobos con gentilezza, la sua voce un sussurro rassicurante. Il mio corpo indolenzito implora riposo, mentre la mia mente affronta un turbine di emozioni contrastanti. Tra la gratitudine per la gentilezza dei miei fratelli e il dolore per la separazione dal mio bambino, mi perdo in un sonno agitato, sospesa tra speranza e disperazione.
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La storia infinita
Fiksi PenggemarDaphne, figlia di Apollo e Afrodite, sarà costretta a vagare nelle epoche, fino a trovare il suo posto in società (se avete letto "Amore Proibito" questa storia parla della stessa Daphne)