115. Pirati

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27 ottobre 1220 d.C

Il momento atteso pervade le stanze del castello, mentre Costanza d'Aragona, regina ma anche madre, si prepara per l'arrivo imminente del primo erede di Federico. Il lusso del letto regale è testimone silenzioso della tensione e dell'anticipazione che pervadono l'aria.

Federico si avvicina al fianco di Costanza, afferrando con gentilezza la sua mano. "Sarai una madre straordinaria, mia regina," le sussurra con un sorriso amoroso. Costanza, nel suo stato di vulnerabilità, risponde con uno sguardo colmo di gratitudine e amore.

Le levatrici esperte svolgono il loro compito con cura mentre Costanza inizia il travaglio. Le parole di incoraggiamento di Federico creano un sottofondo di sostegno emotivo mentre il castello è immerso nel silenzio attento, rotto solo dal suono dei passi frenetici dei servitori.

Quando finalmente il pianto del neonato riempie le stanze, il viso di Federico si illumina di gioia. "Abbiamo un erede, Costanza," proclama, avvicinandosi al lettuccio regale. La regina, esausta ma radiante, sorride mentre gli viene presentato il piccolo principe che giace tra le sue braccia.

"Grazie, mio amore," risponde Costanza, i suoi occhi brillano di affetto. "Il nostro figlio sarà la luce del nostro regno." Federico si inchina leggermente per baciare la fronte di Costanza, celebrando insieme il miracolo della vita.

Il suono delle campane risuona attraverso la corte, annunciando la lieta notizia a tutto il regno. Il castello, solitamente maestoso e severo, si riempie di vita e festa in onore del nuovo nato, destinato a portare avanti il nome degli Hohenstaufen.

Nel silenzio della notte, intravedo la culla del figlio del mio amato Federico, e la gelosia avvolge il mio cuore come un'ombra persistente. Un pugnale freddo è stretto tra le dita, un'oscura risoluzione guida i miei passi silenziosi.

Mentre mi avvicino, le lacrime traditrici sfiorano il mio volto pallido. Lo sguardo sul volto innocente del piccolo principe si scontra con la tempesta di emozioni che infuria dentro di me. Nel buio, la mia mano trema mentre il pugnale si avvicina silenziosamente al piccolo principe addormentato. La gelosia ha accecato il mio giudizio, e il desiderio di vendetta si è impossessato di me.

Un attimo di paura e rabbia si fondono quando il pugnale scivola nell'aria. Ma improvvisamente, la ragione prevale sulla follia. L'amore per Federico, il peso della mia azione, mi colpiscono come un fulmine. Con orrore, mi ritraggo, il pugnale cadendo nel silenzio della notte.

La vergogna mi avvolge, il peso dell'orrore si posa sul mio petto mentre realizzo la gravità della mia intenzione. L'amore si è trasformato in tragedia, e la mia anima è imprigionata dalla colpa.

Senza esitazione, scappo nelle ombre, fuggendo dal castello che un tempo avevo sperato di chiamare casa. Attraverso corridoi bui e scale silenziose, raggiungo le stalle reali, dove il sussurro dei cavalli diventa il sottofondo della mia fuga. Mi avvicino al destriero reale. Il suo sguardo è calmo, come se comprendesse il tumulto nel mio cuore. Afferrando con decisione le redini, salto sulla sua sella. La vergogna mi spinge oltre le mura, mentre il rimorso danza nell'oscurità che mi avvolge. Il destriero nero sfiora l'erba del cortile con leggerezza. La brezza della fuga accarezza il mio viso, attraversiamo il ponte levatoio, il suono dei suoi zoccoli si perde nell'oscurità.

La brezza marina trasporta il profumo del mare, mentre il rumore delle onde rombanti mi accompagna. Attraverso il porto, scorgo le vele maestose di una nave che si dondola leggermente sulle acque. Un capitano, con l'aria di chi ha visto molte maree, mi accoglie con un cenno di saluto "Signora Daphne, benvenuta a bordo della Sirena del Mediterraneo," annuncia il capitano con un sorriso, forse ignaro di ciò che ho fatto "Siamo onorati di avere una passeggera così illustre."

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