157. Legge di bilancio

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3 novembre 1617d.C

Mentre il mio corpo si prepara per il momento del parto, mi ritrovo a riposare nella tranquillità del convento, circondata dal sostegno delle suore e dalle loro preghiere. Improvvisamente, una luce soffusa riempie la stanza e sento una presenza divina accanto a me. Alzo lo sguardo e vedo Perséfone, la regina degli Inferi, che mi guarda con occhi compassionevoli. "Persefone" sbadiglio destandomi "Che ci fai qui?" le chiedo.

"Per avere un figlio maschio, Ade richiede la tua figlia viva negli Inferi," annuncia la dea con voce solenne, il suo tono carico di significato e di una richiesta irrevocabile. Il mio cuore si stringe di fronte alla prospettiva di dover sacrificare mia figlia per ottenere il figlio tanto desiderato dal signor Darcy. "Come posso fare una cosa del genere?" chiedo con voce tremate.

Con il cuore in tumulto, mi avvicino a Persefone, sentendo il terrore e la determinazione mescolarsi dentro di me. "Cosa devo fare?" chiedo con voce tremante, gli occhi imploranti rivolti verso di lei. Persefone mi fissa con uno sguardo che sembra scrutare l'anima stessa, la sua presenza avvolta da un'aura di antica saggezza.

"La scelta è tua, Daphne," risponde con voce calma ma decisa, i suoi occhi bui riflettendo la gravità della situazione. "Ma ricorda che ogni decisione ha le sue conseguenze."

"Accetto la richiesta," rispondo con voce ferma, cercando di nascondere il dolore e la tristezza che affollano il mio cuore. "Farò ciò che è necessario."

Il mio corpo si contrae nel dolore mentre il travaglio inizia, e il peso della mia decisione si fa sempre più opprimente. Le onde di dolore mi travolgono mentre mi aggrappo disperatamente alla speranza che questa sofferenza porti alla luce un futuro migliore per me.

Le suore mi circondano con gentilezza e sollecitudine, offrendomi conforto e sostegno mentre affronto il travaglio. La loro presenza amorevole e compassionevole mi offre un barlume di speranza in mezzo al dolore e alla confusione che mi avvolgono.

Con gesti delicati, mi confortano e mi incoraggiano mentre il travaglio procede, offrendomi parole di conforto e incoraggiamento per darmi la forza di andare avanti. Mi sento avvolta da un senso di calma e protezione mentre mi preparo ad affrontare la sfida imminente.

Con un ultimo sforzo, sento il calore della vita emergere da me mentre il mio corpo si tende nel dolore e nell'emozione. Un pianto straziante riempie la stanza, annunciando l'arrivo del mio prezioso figlio. Le suore circondano il letto con premura, affrettandosi a pulire e avvolgere il neonato appena nato.

"È un maschio!" annuncia una delle suore con gioia, mentre mi sorreggono con gentilezza e mi aiutano a vedere il viso del mio piccolo miracolo. Le lacrime mi rigano il viso mentre osservo con amore il volto del mio figlio, sentendo un'ondata di felicità e gratitudine invadere il mio cuore. Con un sospiro di sollievo e gratitudine, mi lascio trasportare dalla gioia di questo momento, sapendo che il mio piccolo miracolo è qui, al sicuro tra le mie braccia.

Il signor Darcy irrompe nella stanza con un'espressione mista di gioia e preoccupazione dipinta sul volto. I suoi occhi si illuminano al vedere il neonato maschio tra le mie braccia, ma l'ombra della tristezza oscura il suo sguardo mentre si avvicina con passo incerto.

"È un maschio!" annuncio con voce tremante, cercando di nascondere la mia preoccupazione di fronte alla sua reazione. "Ma June..." inizio, ma le parole si spezzano nella mia gola, incapaci di esprimere il dolore che ancora sento per la perdita di nostra figlia.

Il signor Darcy mi guarda con occhi pieni di rimorso, la sua mano che cerca la mia in un gesto di conforto e solidarietà. "Sono grato che abbiamo un figlio sano," ammette con voce sommessa, il timore evidente nel suo tono. "Ma temo per il suo futuro, Daphne. Non possiamo permetterci di perdere anche lui."

Le sue parole penetrano nel mio cuore con una crudele verità, riportando alla mente il peso dei nostri timori e delle nostre speranze infrante. "Sarà al sicuro, mio amore," rispondo con voce ferma, cercando di infondere fiducia nelle mie parole. "Lo proteggeremo con tutto ciò che abbiamo."

"Non è abbastanza!" urla lui. "Io ho bisogno della certezza di avere un erede sano e forte. Faremo quanti più figli" ordina con tono imperioso. "Certamente, mio signore" sussulto impaurita tenendo ancora il piccolo tra le braccia.

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