151. Ricordi dal passato

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Nel regno onirico, una figura familiare appare davanti a me. "Perché non mi avevi avvertita, fratello?" chiedo con voce afflitta, riconoscendo il volto di mio fratello Eros che si materializza nella penombra del sogno. Eros mi guarda con occhi pieni di compassione, la sua presenza avvolta da un'aura di calma e saggezza. "Non potevo interferire direttamente, sorella," risponde con voce pacata. "Ma perché, fratello? Perché hai lasciato che la mia vita diventasse così?" chiedo con voce tremante, il dolore e la rabbia mescolati nel mio cuore. Eros si avvicina a me con passo leggero, la sua mano posata con dolcezza sul mio braccio. "La vita è fatta di scelte, sorella mia," risponde con calma "So che hai pregato Era. Lei ti darà tre gemelle, partorirai sotto il sole di tuo padre Apollo e accolta tra le acque di Poseidone. Le tue figlie riceveranno la bellezza di nostra madre e l'astuzia di Atena".

"Mio marito ammazzerà loro e me se non gli do un maschio" affermo spaventata dalla profezia. "Avrai un figlio, una seconda gravidanza. Sarà forte e coraggioso, di nobile cuore e molte anime finiranno nell'Ade per la sua spada" continua Eros. Le parole di mio fratello risuonano nella penombra del sogno, portando con sé una profezia che mi riempie di speranza e timore allo stesso tempo. "Ma come posso proteggere le mie figlie, Eros?" chiedo con voce tremante, il cuore pesante di preoccupazione per il destino delle mie future bambine. "Sei figlia di Afrodite e Apollo, sei in questo mondo da secoli, saprai cosa fare" afferma ma prima che possa chiedere ulteriori dettagli, la realtà mi strappa bruscamente dal mondo onirico. Sento una mano gentile toccarmi il braccio, e apro gli occhi per trovare le serve che mi guardano con preoccupazione.

6 dicembre 1615d.C (ore 10:30)

"Lady Daphne, state bene?" chiede una di loro, il suo volto pieno di sollecitudine. Mi siedo sul letto, ancora confusa dai residui del sogno che mi avvolgevano. "Sì, sì, sto bene," rispondo con voce incerta, cercando di scacciare il torpore del sonno. Mi preparo rapidamente per l'incontro col mio marito, cercando di mettere da parte le emozioni tumultuose che mi assillano. Attraverso le eleganti sale della dimora, il cuore mi batte velocemente mentre mi avvicino alla stanza in cui lui mi attende.

Quando entro nella sua presenza, il mio respiro si fa più lento e regolare, mentre cerco di mantenere una compostezza apparente. Il signor Darcy mi guarda con uno sguardo penetrante, e posso percepire la tensione nell'aria mentre mi avvicino a lui. "Buongiorno, mio signore," dico con voce ferma, cercando di nascondere la mia ansia dietro una maschera di cortesia.

Il suo sguardo è freddo, ma vedo una scintilla di interesse nei suoi occhi mentre mi osserva attentamente. "Buongiorno, Lady Daphne," risponde con voce misurata, il tono della sua voce rivelando poco delle sue vere intenzioni.

Mi siedo di fronte a lui, cercando di mantenere una postura regale nonostante il tremore interiore. L'atmosfera è carica di tensione, e so che ogni parola e ogni gesto potrebbero essere scrutati con attenzione."Ho deciso di affidarti alle cure di una suora per il periodo della tua gravidanza e del parto," annuncia con voce seria, il tono della sua voce senza alcuna traccia di emozione. Mi sorprende la sua decisione, ma so di non avere voce in capitolo in questa faccenda. "Come desideri, mio signore," rispondo con voce calma, cercando di accettare la situazione con dignità.

Con passo deciso, varco l'ingresso del convento, le porte di legno massiccio si chiudono alle mie spalle con un suono cupo. All'interno, la luce fioca delle candele rivela un corridoio lungo e silenzioso. Le suore si muovono con grazia, il loro abbigliamento sobrio contrasta con l'atmosfera austera del luogo. Vengo condotta attraverso corridoi e scale, il suono dei miei passi risuona in un'eco triste. "Sorella Daphne, questa sarà la tua cella," annuncia una delle suore, aprendo una porta spoglia. La stanza è modesta, con un letto angusto e una piccola finestra che lascia filtrare una flebile luce. Guardo intorno a me, cercando di assimilare il cambiamento repentino nella mia vita. "Mai avrei immaginato che il mio destino mi avrebbe condotto qui," sussurro tra me e me, quasi guardando mio padre attraverso le sbarre. La porta della cella si chiude con un suono pesante, lasciandomi sola con i miei pensieri e il silenzio del convento che avvolge ogni angolo. "È giunto il momento di vestirti secondo la modestia del nostro ordine, sorella Daphne," annuncia una suora anziana, presentando un abito grigio dai tessuti semplici e tagli modesti. Accetto gli abiti con un cenno di rassegnazione, mentre la suora mi guida attraverso il processo di vestizione. La stoffa grezza tocca la mia pelle, un contrasto marcato rispetto ai ricercati tessuti di Cordova che indossavo una volta. Le vesti grigie si adattano alla mia figura con rigore, simbolo della rinuncia ai lussi della vita passata. "Questi abiti saranno il tuo mantello di umiltà e devozione, sorella Daphne," pronuncia la suora con un tono carico di significato.

Mi agito nervosamente, sentendo la claustrofobia stringermi il petto mentre le memorie del mio tempo qui vengono a galla con violenza.​ "Va tutto bene?" mi chiede il signor Darcy. Prima che io possa rispondere un maggiordomo entra precipitosamente nella stanza, rivolgendo la sua attenzione al padrone di casa. "Suor Lucy è qui, signore," annuncia con solennità. Il signor Darcy si volta verso di me con un'espressione indecifrabile, mentre io cerco di nascondere la mia agitazione "Grazie, Alfred," risponde con un cenno del capo, indicando al maggiordomo di far entrare Suor Lucy.

La suora entra con passo risoluto, il suo volto serio e compassato mentre si avvicina a noi con calma. Il suo abito grigio scuro e il volto nascosto dietro un velo bianco conferiscono alla sua figura un'aura di autorità e mistero. I suoi occhi scrutano la stanza con attenzione, come se volesse cogliere ogni dettaglio nel più breve tempo possibile. "Suor Lucy, grazie per essere qui," risponde cortesemente. "Spero che possiate assistere Lady Daphne nel modo migliore durante questo periodo delicato."

La suora annuisce con gentilezza, il suo sguardo posato su di me con compassione. "Farò del mio meglio, signore," risponde con voce calma e rassicurante. Mi scruta con attenzione "Vieni con me, Lady Daphne," mi dice la suora con gentilezza, invitandomi a seguirla con un gesto della mano. Mi alzo dal mio posto, sentendo il peso delle aspettative e dei timori che mi circondano. Cammino accanto a Suor Lucy, sentendomi come se fossi un'ancora in un mare in tempesta.

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