56. Teodosio

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Sull'Olimpo, ho trascorso i giorni immergendomi nella bellezza senza tempo del regno divino. Camminavo tra giardini fioriti, mi perdevo nei riflessi dorati dei laghi immortali e partecipavo alle danze celestiali degli dèi. La mia esistenza era avvolta in una luce eterea, libera dalle ansie terrene.

Un giorno, mentre ammiravo il tramonto sulla montagna divina, una voce potente risuonò attraverso l'aria cristallina dell'Olimpo. "Daphne, figlia di Apollo e Venere," dichiarò Giove, il re degli dèi, con il suo sguardo imponente rivolto verso di me. "Vieni al mio cospetto."

Con rispetto divino, mi diressi verso il luogo dove risiedeva Giove, circondato da colonne d'avorio e affacciato su un cielo infinito. "Giove," dissi, la mia voce radiante come il canto delle arpie, "sono pronta ad ascoltare la tua volontà."

Giove, con la sua maestosità regale, osservò con occhi penetranti. "Tu, che hai attraversato le epoche con coraggio e determinazione, hai dimostrato di essere degna di un compito importante."

Sentivo il peso dell'attenzione divina, ma risposi con fermezza: "Sono pronta a servire, mio signore."

"Una nuova era si avvicina," annunciò Giove, le sue parole risuonavano come tuoni lontani. "Devi svolgere un ruolo fondamentale nell'equilibrio degli dèi e degli uomini."

"Di cosa si tratta?" chiedo con curiosità. Giove, con un gesto maestoso, indicò un altare luminoso ai margini del suo regno celeste. "Gli uomini si allontanano da noi, e non più cambiandoci nomi ma credendo a un solo dio e il suo eroico figlio. Mi è stata riferita voce che tu abbia incontrato quest'uomo che chiamano messia"

Con uno sguardo carico di riflessione, mi volto verso Giove, il suo sguardo maestoso incrocia il mio. "Giove, ho incontrato questo messia di cui parlano le profezie. Erode mi aveva detto che avrebbe portato un messaggio di amore e compassione."

Giove ascolta attentamente, il suo sguardo divino scrutando il mio essere. "Daphne, le vicende degli uomini sono spesso intricate, intrecciate con il mistero del libero arbitrio. Come figlia di Apollo e Venere, hai attraversato epoche e conosciuto l'essenza umana. Quest'uomo sfida le antiche profezie e i confini tra gli dèi e gli uomini. Gli dèi, come gli uomini, sono soggetti al fluire del tempo e alle evoluzioni del destino. Forse c'è un ruolo per te in questo nuovo capitolo, Daphne. La tua forza eterna può influenzare la trama degli eventi in modi imprevedibili."

"Accetto il mio ruolo con gratitudine, Giove," rispondo con rispetto. "Che sia la mia volontà o il fato a guidarmi, sono pronta tornare sulla terra."

Giove, con uno sguardo comprensivo, mi porge la mano. "Che tu possa essere la luce che guida, Daphne."

Mi avvicino all'altare, dove un arco splendente e una lira d'oro mi attendevano. Mentre le mie mani toccavano quegli strumenti divini, sentii un potere antico fluire attraverso di me.

"Ora, Daphne," disse Giove, avvicinandosi con un sorriso imponente, "vai e sii la luce che guida nei tempi a venire."

Giove solleva la mano e il cielo si illumina. Un fulmine scende dal firmamento, avvolgendomi in un vortice di luce.

Ante diem IV Nonas Maias 380 d.C.

In un battito di ciglia, mi ritrovo sopra Tessalonica, avvolta nella scia scintillante del mio viaggio celeste. Il terreno si materializza sotto i miei piedi mentre il fulmine si dissolve, lasciandomi nel cuore della città. Osservo le strade trafficate, le facciate antiche che raccontano storie di un passato glorioso. Tessalonica si estende davanti a me come un mosaico di vite intrecciate, e il mio cuore immortale vibra di emozione nel trovarmi in mezzo a questa realtà terrena.

Giro per le strade di Tessalonica, sentendo il fruscio delle foglie e il profumo dell'aria salmastra del mare. La città è viva con l'attività quotidiana degli abitanti, ma il mio sguardo è rivolto verso il futuro, alla ricerca di Teodosio, colui di cui il re degli dei ha timore.

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