143. Ares

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15 giugno 1516 d.C

Dal salotto vedo le carrozze avvicinarsi, "Daphne, andrà tutto bene" mi dice Helen cercando di rassicurami. "E se non dovessero crederci?" le chiedo spaventata. Guardo fuori dalla finestra, vedendo le carrozze avvicinarsi lentamente lungo il vialetto alberato. Un brivido di nervosismo mi attraversa mentre mi preparo ad affrontare l'incontro imminente.

"E se non dovessero crederci?" chiedo a Helen, sentendo la paura stringermi il cuore. La possibilità che gli ospiti non credano alla mia storia o non accettino la mia presenza come duchessa mi spaventa profondamente. Helen si avvicina e posa delicatamente una mano sulla mia spalla. "Non preoccuparti, Daphne," risponde con fermezza, "Abbiamo preparato tutto nei minimi dettagli e non c'è motivo per cui non credano che questo figlio sia vostro".

Le carrozze si fermano davanti alla residenza, e l'ansia mi pervade mentre osservo gli ospiti scendere. "Andrà tutto bene," cerca di rassicurarmi Thomas, prendendomi la mano con gentilezza mentre le guardie aprono le porte. "Benvenuti," dico con un sorriso caloroso, accogliendo i genitori di Thomas, i duchi di Howard, mentre entrano nella loro residenza. La madre e la sorella più giovane di Thomas seguono, e mi sforzo di mantenere un'aria di sicurezza e fiducia mentre li saluto con cortesia.

Il re Enrico e la sua famiglia scendono dalla carrozza successiva, e il mio respiro si ferma per un istante di fronte alla loro maestosità. "È un onore avervi qui," dico con voce ferma ma rispettosa, rivolta al re Con un inchino rispettoso, li accogliamo all'interno. "Sembri davvero più matura da quando sei sposata" mi sorride la regina Caterina che tiene in braccio sua figlia Maria. "È un piacere rivedervi, vostra maestà," rispondo con un sorriso gentile, cercando di mostrarmi all'altezza delle aspettative reali. "È un momento di grande gioia per la nostra famiglia," esclama con orgoglio, mentre mi guarda con affetto. "Sono certo che sarete una madre straordinaria, mia cara Duchessa," aggiunge con un sorriso gentile la regina, manifestando la sua fiducia nel mio ruolo imminente di genitrice. Rispondo con gratitudine al suo elogio, sentendomi commossa per la sua fiducia e il suo sostegno. "Farò del mio meglio per essere all'altezza delle aspettative," dico con sincerità, promettendo di dedicarmi con tutto me stesso al benessere del nostro bambino e alla nostra famiglia.

Con il calare della notte, ci avviciniamo alla nostra stanza, e Thomas mi guarda con premura. "Cosa ti preoccupa, mia cara?" chiede con gentilezza, avvertendo la mia ansia. Con un sospiro, mi lascio andare alla verità che mi tormenta. "Ho paura che qualcuno possa scoprire la verità sul padre del nostro bambino," confesso a bassa voce, sentendo il peso del segreto pesare sulle mie spalle. Poi, aggiungo con un filo di tristezza, "E l'assenza di mia madre mi preoccupa ancor di più. Vorrei tanto avere il suo sostegno in questo momento così delicato".

Thomas stringe la mia mano con affetto, cercando di confortarmi. "Sappi che non sei sola," risponde con dolcezza, "Io sarò qui al tuo fianco, e insieme affronteremo qualsiasi difficoltà". Le sue parole mi riempiono di conforto, e mi sento fortunata ad avere accanto un marito così premuroso e compassionevole. Ci avviciniamo alla nostra stanza.

Immersa nelle profondità del buio notturno, una presenza mi scuote delicatamente dal mio torpore. "Daphne," una voce sussurrata mi chiama, "Svegliati". I miei occhi si aprono lentamente, ancora annebbiati dal sonno, mentre mi rendo conto che non sono sola. Alzo lo sguardo e incontro gli occhi penetranti di Ares, il dio del dio della guerra, il padre del mio bambino. "Ares," sussurro con sorpresa, sentendo il mio cuore battere più forte nel petto "Perché sei qui?" chiedo con voce tremante, incerta di fronte alla sua visita inattesa. Ares si avvicina con passo deciso, "Hai deciso di non riconoscere mio figlio" afferma lui adirato. "Ho deciso di proteggermi" rispondo, Ares mi guarda con uno sguardo intenso, il suo viso si contrae leggermente in una smorfia di sdegno "Proteggerti?" ripete con voce fredda, "Negando a mio figlio di sapere chi è?" Le sue parole risuonano nella stanza come un'accusa, e sento il peso della sua disapprovazione gravare su di me. "La mia famiglia, il mio matrimonio, la mia reputazione... tutto verrebbe distrutto se venisse scoperta la verità". balbetto impaurita. "Io sono la tua famiglia!" afferma alzando la voce "Lo stesso sangue che scorre nelle mie vene è nelle tue e adesso porti anche mio figlio".

"L'ultima volta che hai violentato una donna ne è nata una stirpe, ma quando accade tutti credevano in voi, adesso se solo accennassi l'idea mi arderebbero, morirei assieme a questo bambino. Non voglio che accada. Sai bene che non ho pietà, sai cosa ho fatto in passato, ma non voglio essere punita di nuovo, non voglio sentirmi più ripetere le stesse ammonizioni da voi dei superbi e arroganti" confesso con voce tremante. Ares ascolta le mie parole con un'espressione complessa, i suoi lineamenti si addolciscono leggermente mentre riflette sulle mie parole. "Voglio che lui sappia che sia suo padre e se non sarai tu a raccontarglielo sarò io a mostrarmi" afferma il dio con rabbia afferrando il mio corpo, costringendomi contro di lui. La sua presa è ferma e inesorabile, Il dio con rabbia afferra il mio corpo, costringendomi contro di lui. La sua presa è ferma e inesorabile, mentre mi trovo intrappolata nella sua morsa implacabile. Ogni movimento diventa impossibile, ogni tentativo di resistenza è vano di fronte alla sua forza soverchiante. Con una furia incontenibile, Ares abusa del mio corpo, violando ogni parte della mia essenza con la sua brama selvaggia. Ogni tocco è come una lama che taglia la mia pelle, ogni bacio è come un marchio che brucia nell'anima. Sono completamente impotente e il mio dolore diventa il suo piacere, la mia sofferenza alimenta il suo desiderio insaziabile. "Come tua madre, fottutamente perfetta" sussurra mentre continua a consumare il mio essere con la sua lussuria. Dopo aver soddisfatto la sua brama, Ares si ritira soddisfatto, lasciandomi sola nel buio della notte, con il mio corpo violato e l'anima ferita. La sua presenza si dissipa nel nulla, lasciandomi a confrontarmi con il dolore e la vergogna di quanto è accaduto. Con un senso di profonda angoscia, cerco di raccogliere i frammenti del mio essere infranto, cercando di trovare la forza per andare avanti nonostante tutto.

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