102. Fuga dal sultano

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19 luglio 1106 d.C

Le mie figlie crescono intorno a me, Sarah, la primogenita, ha gli occhi che riflettono il cielo serale, mentre Amelia, la più giovane, ha la curiosità negli occhi. Tuttavia, il peso delle responsabilità di madre mi opprime, e cerco spesso rifugio nei miei spazi privati.

In una sontuosa festa, il generale irrompe nella sala, trascinando con sé Gerard, "Generale, cosa significa questo?" chiedo, il mio sguardo si posa su Gerard, i ricordi del passato riaffiorano dolorosamente. Il generale risponde con un tono severo: "Abbiamo catturato questo uomo sul campo di battaglia, è il capitano dei crociati, uno dei nemici giurati del nostro regno." Gerard si presenta con fermezza: "Daphne, stai bene, ero preoccupato, temo di aversi persa" La folla murmura, divisa tra la curiosità e la pietà. "Daphne, che significa?" mi chiede severo il sultano. Il mio cuore balza nel sentire la voce di Gerard, "È mio marito" rispondo onestamente "Sono arrivata con lui in queste terre, nascosta".

Il sultano Aladino solleva uno sguardo interrogativo, mentre Gerard conferma la mia affermazione. Il generale, sorpreso, scambia uno sguardo con il sultano Aladino, il quale sembra sospettoso. "Daphne, spiegati. Hai celato la tua connessione con un nemico giurato?" mi intima il sultano. Gerard cerca di intervenire: "Signore, sono qui come prigioniero. Non permettere che Daphne sia coinvolta." Il sultano, ancora indeciso, chiede: "Perché hai tenuto segreta la tua relazione con lui?" La folla osserva in silenzio, ansiosa di conoscere l'epilogo di questa drammatica rivelazione. Con voce ferma e lo sguardo rivolto al sultano, rispondo: "Signore, il mio passato è intrecciato a quello di Gerard. Quando sono giunta qui, ero sposata con lui, eppure la nostra unione è stata celata per preservare la mia sicurezza." La sala rimane in silenzio mentre il sultano e il generale digeriscono questa rivelazione inattesa. Il sultano Aladino, dopo un momento di riflessione, ordina: "Portate Gerard nelle prigioni del castello."

Il generale fa un cenno e Gerard viene portato via. Nel mentre, il sultano mi rivolge uno sguardo penetrante: "Daphne, ciò che hai taciuto avrà conseguenze. Sarai sottoposta a un interrogatorio approfondito. Tuttavia, per ora, ritira ti nelle tue stanze. Abbiamo molto da discutere."

Con il cuore pesante, mi allontano dalla sala, consapevole che il passato ha gettato la sua ombra su un presente già complicato. Mi ritiro nelle mie stanze, un velo di preoccupazione avvolge il mio cuore. La prospettiva di un interrogatorio approfondito mi inquieta, la notte trascorre lentamente, tra pensieri tormentati e incertezze sul futuro che mi attende.

20 luglio 1106 d.C

La mattina l'atmosfera è tesa mentre mi preparo ad affrontare l'interrogatorio. La sala in cui vengo condotta è imponente, e il sultano Aladino presiede con severità. "Daphne, ti è stato concesso il privilegio di vivere tra noi, eppure, taci un segreto così significativo. Spiegati."

"Sultano, ho temuto di perdere tutto ciò che ho trovato qui. Gerard è il mio passato, eppure, ora sono parte del vostro mondo. Chiedo perdono per la mia omissione, ma ogni parola svelata potrebbe rivelare ferite più profonde di quanto si possa immaginare."

Il sultano Aladino ascolta con attenzione, il suo sguardo riflette una mescolanza di severità e compassione. "Daphne, comprendo che il passato può essere un terreno tormentato, taci per proteggere, ma a volte la protezione stessa può diventare una prigione."

Le sue parole penetrano nel mio cuore come una lama affilata. "Cosa potranno pensare le nostre figlie di questo?" gli chiedo tentando di parlare con un marito e non con un sovrano. "Le nostre figlie sono parte di questo regno. Ma il silenzio non è una moneta che può comprare l'armonia"

"Daphne, comprendo le tue ragioni, ma il silenzio ha un costo. Per il tuo tradimento sarai giustiziata."

Il mio cuore si ferma di fronte alle parole del sultano Aladino. La sentenza è come una freccia diretta al centro del mio essere. "Sultano, la prego, considera il bene delle nostre figlie. Non permettere che la loro madre venga strappata loro in questo modo." Le lacrime affiorano nei miei occhi mentre imploro pietà, ma il sultano rimane impassibile. "La giustizia deve essere eseguita," dichiara con fermezza.

Vengo condotta in un luogo d'isolamento, chiusa in prigione. Nella fredda solitudine della mia cella, le catene stringono la mia anima più della mia pelle. Le catene, illuminate da una luce rossastra, si spezzano, e un calore avvolgente mi avvolge. Senza indugiare, attraverso le ombre della notte, sfuggo alle guardie e fuggo dalla prigione.

La città dorme, ignara della mia fuga. La mia mente è decisa, e con ogni passo, mi allontano dal patibolo che avrebbe dovuto segnare la mia fine. Nel silenzio della notte, mi avventuro tra stradine deserte e buie. Il cuore batte veloce, il suono delle mie scarpe sul selciato è l'unico accompagnamento. La notizia della mia fuga avrà sicuramente raggiunto il sultano, ma nella penombra della notte, spero di eludere la sua caccia.

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