63. Al rogo

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Ante diem IX Kalendas Octobres 476 d.C

Per 21 anni ho osservato il susseguirsi degli imperatori, visti salire al potere e cadere nell'oblio, come le maree del tempo che avanzano e si ritirano. La mia domus, un rifugio di tranquillità nel cuore di Roma, era un'isola di stabilità in un mare agitato di intrighi di corte.

Le mura di pietra antica raccontavano storie di epoche passate, mentre io mi ritiravo nell'ombra, lontana dagli alti e bassi della politica imperiale. Avevo imparato che la stabilità poteva essere una preziosa alleata, e così ho mantenuto la mia presenza nel mondo senza lasciare che il mondo entrasse troppo nella mia dimora.

Nel silenzio della mia domus, il tempo fluiva come un fiume inesorabile, portando con sé il respiro della vita e delle vicende umane. E mentre gli imperatori salivano al potere e poi cedevano il passo, io restavo lì, un osservatore immortale nel grande teatro della storia romana.

Il crepuscolo dell'Impero romano d'Occidente getta ombre lunghe su Roma, le cui strade ora portano i segni dell'abbandono e del cambiamento. In questi giorni, ho visto il tramonto di un'era, osservando le colonne maestose e le architetture antiche che testimoniano di un glorioso passato.

Nel silenzio delle mie stanze, rifletto su questo momento epocale. "Roma, la grande, ora è avvolta nell'ombra della sua stessa grandezza," sussurro tra i marmi silenziosi. Ogni colonna, ogni scultura racconta la storia di un'epoca che svanisce, e mi ritrovo a fare compagnia alle ombre degli dèi che un tempo dominarono questo mondo.

Cammino per il Foro Romano, il cuore pulsante di un impero che non esiste più. Sento la presenza degli dèi che osservano silenziosi, e in questo momento di transizione, le loro voci si fondono con il vento che sussurra tra le colonne cadute.

Le fiamme danzano nell'oscurità della notte, divorando antiche sculture e pergamene nei luoghi di culto pagani. L'ombra del re si proietta su Roma, portando con sé un vento di cambiamento che distrugge ogni traccia degli dèi antichi.

Nella mia domus, le fiamme dell'intolleranza bruciano con furore. "Daphne, ormai la tua fede è vietata," afferma un inviato del re, brandendo una clava con ferocia. "Sei accusata di venerare dèi proibiti, e il tuo culto sarà annientato."

Mi trovo con le mani legate mentre i soldati distruggono il mio tempio personale, gettando statue e roghi sacri. "Il tuo passato immortale non ti salverà dall'ira del re," mormora l'inviato che un tempo mi conosceva come amica, trascinandomi fuori tra le rovine fumanti.

"Le divinità pagane hanno abbandonato questo mondo," dichiara con disprezzo, "e coloro che le seguono saranno giudicati."

Nella notte silenziosa, la mia domus, una volta rifugio sicuro, è ridotta a un palcoscenico di distruzione. Guardo con rassegnazione mentre i soldati portano via i resti del mio tempio sacro, mentre le fiamme dell'intolleranza bruciano le radici del mio passato immortale.

Con catene agli arti e il cuore ancorato alla storia delle divinità pagane, mi trascinano per le strade di Roma, ora profanate dal passaggio del re e dei suoi inviati. Gli sguardi dei cittadini sono un misto di timore e curiosità, mentre il mio destino si intreccia con le strade selciate che avevo percorso per secoli.

"Le tue credenze hanno portato scompiglio, Daphne," dice l'inviato del re con un ghigno sprezzante. "Ora pagherai per il tuo attaccamento al passato."

Sono condotta davanti al re, il cui sguardo severo attraversa la mia anima immortale. "Sei accusata di eresia e resistenza al nuovo ordine," proclama il re con voce tonante. "Il tuo destino sarà deciso dalle leggi divine, non dagli dèi che tu adoravi."

In una sala di giustizia distorta, dove i giudici umani prendono il posto delle divinità antiche, la mia difesa è inutile. "Hai tradito la volontà del re," sibila l'inviato. "Non hai più posto in questa Roma." Le parole del re risuonano come una sentenza.

"Re di un regno effimero, tu che disprezzi le radici millenarie della nostra terra, non capisci che il passato è il riflesso del nostro presente e il fondamento del nostro futuro. Il tuo nuovo ordine potrà sopprimere le antiche credenze, ma non spezzerà la resistenza dell'anima che ha visto secoli passare." Guardo il re dritto negli occhi con un fioco sorriso di sfida. "Le catene che indosso possono trattenere il mio corpo, ma la mia volontà resterà libera, radicata nelle tradizioni che hai cercato di annientare. Puoi distruggere i templi, ma non distruggerai mai la fede che risiede nei cuori di coloro che amano la Roma degli dèi antichi."

Sotto il cielo rovente, le fiamme danzano come antiche dee risvegliate. Il re, convinto di aver sconfitto la resistenza pagana, ordina il rogo. Mentre il fuoco si avvicina, sento l'abbraccio caldo della fiamma divina che risiede in me.

Nel crepitio del fuoco e nell'ombra della fiamma, le voci antiche sussurrano parole di risveglio. "Daphne," mi chiamano le voci celesti, e io rispondo con la forza dell'antico fuoco. La croce, illuminata dal rossore delle fiamme, si sgretola come un fragile ricordo. Il re, terrorizzato, urla: "Dèi oscuri, abbandonate questa terra!" Mentre il fuoco danza intorno a me, una risata eterea si unisce al crepitio delle fiamme. "Non siamo oscurità né luce, siamo l'essenza eterna," rispondo, la mia voce fusa con il canto delle fiamme.

Nel momento culminante, la fiamma divina si espande, avvolgendo ogni vestigia di oppressione. Il re, intrappolato nella sua convinzione, si dissolve in un'oscurità che lo inghiotte, mentre io, trasformata, mi elevo oltre la comprensione umana. "Olimpo, mi apri le tue porte," sussurro, mentre il fuoco mi avvolge, portandomi via dai confini terreni.

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