95. Vendetta

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14 marzo 1003 d.C

Passano mesi, e la nostra famiglia si trasferisce nella dimora di Ser Geoffrey. La tenuta, circondata da verdi colline e campi, diventa il nostro rifugio. La pace e la tranquillità del luogo contrastano con la complessità delle vicende passate, offrendo un ambiente sereno per crescere il nostro piccolo erede.

La dimora è un imponente castello di pietra, con torri che si ergono maestose verso il cielo. Le mura racchiudono giardini ben curati, e un viale alberato conduce all'ingresso principale. L'interno è arredato con eleganza, con stanze luminose e ampie che rispecchiano la nobiltà di Ser Geoffrey.

Ser Geoffrey, oltre a essere un marito amorevole, si dimostra un padre devoto, guidando nostro figlio attraverso le tradizioni e gli insegnamenti della nobiltà. La vita nel castello assume un ritmo regolare, scandito da eventi sociali, lezioni e momenti di quiete nei giardini.

In una notte silenziosa, mentre il castello di Ser Geoffrey è avvolto dall'oscurità, sento un brusio inquietante provenire dal cortile. Mi avvicino alla finestra, tenendo mio figlio al sicuro nelle braccia. Il cielo è illuminato da un bagliore azzurro, e un drago maestoso, dalle squame blu scintillanti, si staglia nell'oscurità. "Merino Emyris, che stai facendo?" chiedo sussurrando te me e me.

Il drago, con occhi intensi e ali poderose, tenta di attaccare il castello. Le fiamme sprizzano dai suoi artigli, illuminando la notte con una luce sinistra. Le guardie del castello si precipitano nei cortili, pronte a difendere l'onore del loro signore. Ser Geoffrey, svegliato dal tumulto, si unisce a me alla finestra. "È un drago, Daphne" afferma con voce graviante. "Dobbiamo proteggere il nostro castello e il nostro erede."

Mentre il drago blu continua il suo attacco, Ser Geoffrey ordina alle truppe di prepararsi per la difesa. Le frecce volano attraverso il cielo, ma il drago dimostra una maestria nell'evitare gli attacchi. La tensione cresce mentre il castello è sottoposto a una sfida magica e imponente. Il bambino viene affidato a una balia e io, disubbidendo agli ordini di Ser Geoffrey vado nella punta più alta del castello. Sentendo il mio cuore pulsare velocemente, mi concentro su un'antica magia che ho custodito gelosamente. Una luce rossa mi avvolge, e trasformo la mia figura in quella di un drago. I nostri occhi di drago si incrociano in un riconoscimento silente.

Le fiamme scaturiscono dalle nostre fauci, intrecciandosi nell'aria in un intricato duello magico. Il suono tuonante delle nostre ali risuona nel cortile del castello. Mentre le fiamme magiche danzano tra me e Merlino nel cielo notturno, il drago blu incendia il castello con una furia incontenibile. Le lingue di fuoco si librano nell'aria, illuminando la notte con una luce sinistra.

Sentendo il calore avvolgere il castello, ignoro il pericolo e inseguito Merlino nei cieli infuocati. Il mio drago rosso si lancia contro il drago blu, sputando fiamme e cercando di spegnere il suo attacco distruttivo.

La battaglia tra noi due draghi è spettacolare e terrificante allo stesso tempo. Le scintille e le fiamme illuminano la notte, creando uno spettacolo magico e terrificante. Il castello è avvolto nell'incendio, ma la mia determinazione di fermare Merlino è inarrestabile.

In un susseguirsi di movimenti acrobatici nel cielo, sputo fiamme contro di lui, cercando di sopraffarlo. Tuttavia, Merlino dimostra una maestria sorprendente, schivando le fiamme e rispondendo con il suo potente respiro di fuoco. La lotta tra noi continua, mentre il castello è consumato dalle fiamme al suolo.

Plana su una scogliera e faccio lo stesso, entrambi riprendiamo le nostre forme umane "Cosa hai fatto!" gli chiedo urlando, il vento notturno portando con sé l'eco delle nostre voci infuriate "Non hai idea di cosa significava per me quel castello," rispondo con un tono tagliente "Era il mio rifugio, il mio nuovo inizio, e tu l'hai distrutto."

Merlino ride amaramente, il suo sguardo fisso nel mio. "Non hai mai avuto un vero inizio. Ti ostini a cercare qualcosa che non può esistere. E ora proteggi quel nobile insulso che non capisce nulla di te."

"Hai sempre giudicato la mia ricerca di un nuovo inizio, ma tu, Emyris, cosa hai mai cercato?" chiedo, gli occhi colmi di sfida. "La saggezza e la conoscenza," risponde con amarezza "Cercavo la comprensione della magia e del mondo. Non ho mai cercato il lusso di una vita nobiliare illusoria come la tua."

L'orizzonte comincia a sfumare nell'azzurro delicato dell'alba, ma le nostre parole feroci non si placano. Mentre il sole sorge, la luce crescente illumina il nostro conflitto sulla scogliera, rendendo il paesaggio circostante più chiaro. Gli uccelli mattutini iniziano a cantare, eppure il nostro scontro continua, un duello verbale che sembra eterno. Nel mezzo della nostra lite, una figura maestosa appare all'orizzonte: Apollo, il suo sguardo penetrante si posa su di noi, e un'aura di potere divino avvolge la scogliera. Le onde dell'oceano sembrano placarsi sotto la sua presenza. "Daphne," chiama con voce tonante, "Figlia mia, questo conflitto deve giungere a una fine".

"Figlia?" chiede Merlino. Apollo annuisce con maestosità, "Sì, Merlino. Daphne è mia figlia."

Mi volto verso Merlino, cercando una risposta nei suoi occhi."La tua ricerca di saggezza e conoscenza non deve tradursi in amarezza e conflitto," continua Apollo, "Entrambi avete scelto vie complesse, ma ora è il momento di guarire e di accettare il perdono. Daphne, Zeus è deluso, pensavamo di accoglierti nell'Olimpo come una di noi, ma adesso il garante della giustizia dubita sulla tua maturità".

"Padre, ho perso il conto dei miei anni" affermo. Apollo osserva con serietà, "Gli anni degli dei non sono paragonabili a quelli degli umani, figlia mia. La tua vita è stata permeata di scelte difficili e di dolore. Ora è il momento di cercare la riconciliazione e il perdono."

Mi volto nuovamente verso Merlino, con un misto di emozioni che si contendono il mio cuore. "Merlino, abbiamo una possibilità di riscatto e di costruire un futuro diverso. Possiamo porre fine a questo ciclo di conflitto e trovare una via comune."

"No Daphne, come al solito hai sbagliato, sei tu ad avere una possibilità in quanto figlia di un dio, io invece, figlio di un demone, non ho alcuna possibilità" dice Merlino con amarezza. La luce dell'alba continua a diffondersi sulla scogliera, gettando ombre incerte sui volti. La figura di Apollo permane con una calma divina, ma c'è una nota di tristezza nel suo sguardo. "La tua origine non determina la tua possibilità di cambiare, Merlino," replico con voce pacata. Apollo, impassibile, osserva l'interazione tra noi due, come un giudice eterno che pesa la nostra volontà di cambiare. "Mi dispiace Daphne, ti ho amata ma mi hai distrutto il cuore" afferma prima di riprendere le sembianze draconiche e allontanarsi. "Andiamo a casa, figlia mia" mi propone Apollo porgendomi la mano. La afferro e con lui mi allontano sul carro alato, verso l'Olimpo.

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