96. Aminta

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Cammino attraverso un bosco incantato, dove gli alberi alti e maestosi sembrano danzare con la brezza leggera. Le acque cristalline di un ruscello serpeggiano delicatamente, riflettendo i raggi dorati del sole filtrati attraverso le fronde. Tra i fiori colorati e gli arbusti lussureggianti, trovo un luogo magico dove le ninfe potrebbero danzare e intrecciare le loro storie nel chiarore della natura.

Mi specchio nei riflessi cristallini del ruscello, i miei capelli rossi che danzano nell'aria come fiamme vivide. All'improvviso, tra gli alberi, compare Silvia, un'alta ninfa con chiome dorate "Daphne, devo dirti qualcosa di importante. Mi sono innamorata di un uomo."

Alzo un sopracciglio, il mio sguardo riflette sorpresa e disapprovazione. "Dimentichi che siamo custodi di questo bosco, legate all'essenza stessa della natura. Gli uomini portano con sé il caos", ribatto con fermezza. Dopo la famiglia Serpeverde mi sono ripromessa di non innamorarmi mai più, sebbene mia madre non sembrava esserne felice. Silvia abbassa lo sguardo, la luce nei suoi occhi si attenua. "Ma Daphne, non puoi capire. Ho sentito il suo cuore, è sincero, e il suo amore è puro", confessa Silvia.

Scuoto leggermente la testa, le foglie e i fiori nel mio vestito si muovono con la brezza. "L'amore umano è fragile, effimero. Rischi di perdere il tuo legame con la natura, con il nostro mondo", sospiro profondamente. Silvia guarda con determinazione. "Ma l'amore è anche potente, capace di trasformare e unire. Non posso ignorare i battiti del mio cuore", ribatte con fermezza. "Non parlare mai più con quell'uomo" le ordino "Io sono più anziana e più saggia, ascolta le mie parole, non fidarti degli uomini, sono crudeli e egoisti".

Silvia alza gli occhi verso di me, un misto di determinazione e tristezza nelle sue iridi argentei. "Daphne, capisco le tue preoccupazioni, ma non posso ignorare ciò che il mio cuore mi sussurra."

Guardo Silvia con un'aria severa, la saggezza degli anni e l'amarezza di esperienze passate risplendono nei miei occhi. "La saggezza della natura supera le emozioni umane, Silvia. Non cedere a queste passioni effimere che possono mettere in pericolo l'equilibrio che abbiamo preservato per secoli."

Silvia, con un'espressione testarda, ribatte: "Ma l'amore può essere una forza di guarigione, un legame tra mondi che sembrano distanti."

"Le tue parole risuonano come le foglie sospinte dal vento, ma io ti prego di ascoltare. Gli uomini portano con sé il rischio di distruggere ciò che noi custodiamo con amore."

Silvia annuisce, ma una fiamma di sfida negli occhi persiste.

Riconoscendo di aver esagerato, mentre il tramonto inonda il bosco, cerco la giovane Silvia per scusarmi con lei. Nonostante le mie parole di avvertimento, la vedo avvicinarsi a un giovane pastore. "Silvia" gli sento dire "Allora sei riuscita". Mi nascondo tra gli alberi, osservando con un misto di preoccupazione e curiosità. "No mio amato Aminta. Non potremo mai più rivederci" le dice lei mantenendo le distanze. "Ma ciò che provo per te è reale" ribatte il pastore. Silvia, rispondendo con una malinconia palpabile, afferma: "Aminta, la natura e gli uomini possono coesistere solo fino a un certo punto. La nostra unione, benché nobile, deve seguire la sua propria via."

La quiete si rompe improvvisamente quando, tra gli alberi, scorgo un satiro che si avvicina a Silvia con intenti malvagi. Da dietro gli alberi, assisto a una scena sconcertante. Il satiro tenta di avvicinarsi a Silvia con forza, e lei cerca disperatamente di difendersi. Aminta, avendo sentito i rumori, corre in suo aiuto. "Lasciala in pace!", grida con furore. Silvia, impotente, cerca rifugio dietro un cespuglio. Aminta, coraggioso, si scontra con il satiro. "Silvia, vai via! Io me ne occuperò", le intima con determinazione. Il bosco vede Silvia allontanarsi senza rivolgere uno sguardo ad Aminta, che rimane immobile, il cuore straziato dalla mancanza di un ringraziamento.

Il crepuscolo avvolge il bosco, creando un'atmosfera di malinconia. Aminta, incapace di sopportare il peso delle emozioni, si inginocchia tra le radici degli alberi. "Silvia, la mia salvezza è stata il tuo silenzio? Perché fuggi senza dire una parola? Senza il tuo amore, la mia vita perde significato. Forse è meglio che ponga fine a tutto questo."

Le foglie degli alberi sembrano sussurrare inquiete, e il vento intorno a lui sembra portare un lamento. Mentre Aminta si appresta a compiere un gesto disperato, la mia presenza si fa sentire. "Fermati Aminta" lo ammonisco. "Perché devo continuare a vivere se il mio amore mi è stato strappato via?" chiede Aminta, la voce piena di disperazione. Mi avvicino silenziosamente, la mia figura si mescola con l'ombra degli alberi. "Aminta, la morte non risolverà il tuo dolore" affermo. Mentre pronuncio queste parole un velo degli abiti di Silvia si ferma ai piedi del ragazzo. Aminta si solleva, occhi colmi di speranza. "Silvia potrebbe essere ancora viva?"

Corro leggera tra gli alberi, guidandolo verso il luogo dove il velo di Silva è stato avvistato. Lungo il percorso, il bosco sembra partecipare all'attesa, le fronde intrecciate come dita ansiose. Arriviamo al luogo indicato, e nel chiarore della luna vediamo un velo d'argento posato su una roccia. Aminta si avvicina con cautela, speranza e timore dipinti sul suo viso. "Sarebbe questo il velo di Silvia?" chiede Aminta, la voce tremente.

Mentre la notizia si diffonde nel bosco, silenziosamente, attendo che Aminta sollevi il velo, temendo il destino che potrebbe rivelarsi dietro la sua trama sottile. Le foglie cadono come pagine di un libro antico, e il bosco, attraverso gli alberi saggi e le fronde intrecciate, sembra comprendere l'amore di Silvia e Aminta.

Aminta, con un cuore infranto, solleva il velo di silva, rivelando una visione senza tempo. Aminta, con un'espressione di incredulità, osserva il luogo dove si supponeva Silvia fosse stata sbranata dai lupi. "Siamo stati ingannati dal fato", sussurra Aminta, il suo volto riflesso nel velo d'argento che ora giace inerte. "Silvia, il mio dolore mi ha accecato." Il mio sguardo segue Aminta, che si avvicina all'orlo del burrone con una determinazione cupa. "Aminta, no!" sussurro, ma è troppo tardi. Il giovane pastore fa il suo ultimo passo nel vuoto, e il bosco sembra trattenere il respiro in un silenzio pesante. Porto una mano davanti la bocca, impressionata dal gesto. "Daphne, che succede?" mi chiede Silvia apparendo dietro di me. "Aminta" Mi volto verso Silvia con un'espressione di angoscia. "Silvia, il suo dolore era troppo grande. Ha cercato rifugio nel vuoto, credendo che la morte fosse l'unica via d'uscita."

Silvia, con occhi spalancati, fissa l'abisso dove Aminta ha compiuto il suo gesto estremo. "Aminta..." sussurra, la voce carica di sgomento e dolore. Mi allontano dal bordo del burrone, lasciando Silvia nella sua angoscia, e scendo tra gli alberi, sola con i miei pensieri. Il bosco sembra rispecchiare la tristezza che avvolge il mio cuore, mentre mi avventuro verso il luogo dove Aminta ha compiuto il suo atto disperato.

Sotto il burrone, la vista di un pastore che aiuta un giovane caduto su un cespuglio cattura la mia attenzione. Mi avvicino silenziosa, notando la grazia con cui il pastore solleva il giovane. Quando i loro occhi incontrano i miei, un brivido di riconoscimento attraversa il bosco. "Aminta..." dico, la voce appena un sussurro tra gli alberi. Gli occhi del giovane pastore si illuminano di sorpresa e confusione. "Chi sei tu? E come conosci il mio nome?" chiede, mentre il pastore ancora si riprende dalla sua caduta. "Sono Daphne, custode di questo bosco. Ho assistito alla tua disperazione, Aminta, e il bosco stesso ha tessuto un filo sottile per salvarti. Silvia è viva."

Aminta, gli occhi ancora annebbiati dalla sofferenza, guarda intorno con stupore. "Daphne... il bosco... mi ha salvato?"

Lo accompagno dove avevo lasciato Silvia, che guarda il cielo, "Aminta, mio amato, se qui non ho avuto possibilità non ne avrò più" dice simulando il gesto dell'amato sopravvissuto ma prima che lei possa compiere l'atto la fermo. "Non farlo, te ne pentiresti" le dico. Lei si volta verso di me. "Aminta, sei vivo!" esclama con gioia.

Aminta, ancora attonito dalla sua esperienza, incontra lo sguardo di Silvia. "Silvia, il bosco ci ha dato un'altra possibilità. Dobbiamo onorare questo dono e abbracciare la vita che ci è stata concessa."

Il bosco, testimone di queste vicissitudini umane, sembra risplendere di nuova luce. Silvia e Aminta si scambiano voti sotto la luce di mio padre Apollo che mi abbaglia per un momento accecando del tutto la mia vista.

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