61. Rosso Valentino

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ante diem XVII Kalendas Septembres 423 d.C

Sotto il cielo di Mediolanum, la città che aveva visto crescere la nostra famiglia, si stagliava l'ombra di un'addio imminente. Onorio, imperatore amato e saggio, era giunto al termine della sua epica vita. La malattia aveva consumato il suo corpo, ma la fiamma del suo spirito resisteva ancora.

Ai suoi lati, i nostri figli erano radunati. Valentino, il primogenito, mostrava un'intelligenza acuta e una maturità che rifletteva l'educazione ricevuta. La sua mano posata sulla spalla di Onorio testimoniava un addio che trascendeva le parole.

La notizia della morte di Onorio si diffuse come un'ombra veloce attraverso Mediolanum. La città, in lutto, si inchinava al sovrano che aveva guidato con saggezza. Le strade risuonavano di lamenti e il palazzo imperiale, un tempo luogo di risate e decisioni familiari, era avvolto in un silenzio solenne.

Valentino, il prescelto erede, prese il suo posto come nuovo imperatore. La cerimonia di successione si svolse tra i murmure del popolo e le preghiere dei sacerdoti. Mentre i fiori venivano deposti sulla tomba di Onorio, Valentino assumeva il mantello dell'autorità.

Con dignità, il giovane imperatore si rivolse alla folla, promettendo di onorare il legato di suo padre e di guidare l'impero con la stessa dedizione. Gli occhi di Valentino, tuttavia, portavano il peso di una responsabilità prematura, e la sua prima decisione avrebbe plasmato il corso dell'impero che ora giaceva nelle sue mani.

Le tribù barbariche, come il fuoco selvaggio, minacciavano i confini dell'Impero Romano, gettando ombre di incertezza sull'ordine stabilito. Oltre il limes, le terre romane affrontavano le incursioni di popoli nomadi e guerrieri pronti a sfidare l'autorità di Roma.

Le difficoltà iniziarono a sorgere quando le tribù germaniche, come i Visigoti, gli Ostrogoti e gli Alani, si riversarono attraverso i confini, spinti da pressioni demografiche e conflitti interni nelle loro terre d'origine. La scarsità di risorse e le opportunità di bottino rendevano le province romane allettanti obiettivi.

Le città lungo il confine, una volta prosperose, si trovarono ora al centro degli assalti barbarici. Il suono delle trombe e il fragore delle armi risuonavano attraverso i territori, mentre le legioni romane cercavano di respingere gli invasori. Alcune tribù, come i Vandali, riuscirono persino a penetrare più profondamente nell'Impero, saccheggiando Roma nel 410 d.C.

In questo periodo di crescente instabilità, la famiglia imperiale e gli alti funzionari dovevano bilanciare gli affari interni con le minacce esterne. Il giovane imperatore Valentino, con saggezza oltre la sua età, si trovava di fronte alla sfida di difendere le frontiere mentre cercava di mantenere l'unità interna.

Le tribù barbariche, tuttavia, non rappresentavano solo una minaccia militare. La loro presenza destabilizzava le dinamiche politiche e culturali, portando a spostamenti di popolazioni e mescolanze etniche. Questo periodo di crisi segnò un capitolo significativo nella storia dell'Impero Romano, poiché le sue fondamenta venivano messe alla prova da forze esterne che cercavano di scalfirne la grandezza.

ante diem XI Kalendas Aprilis 455 d.C

In una notte oscura, sento urla provenire dalla stanza dell'Imperatore. Mi precipito da mia figlio, assistendo impotente alla crescita dell'agonia di mio figlio, un giovane imperatore che non ha avuto il tempo di fiorire completamente. Le urla disperate, gli sforzi infruttuosi di coloro che cercavano di aiutarlo hanno echo tra le mura del palazzo imperiale. "Valentino!" urlo cercando di prendere mio figlio sanguinare tra le mie braccia nella stanza illuminata solo dalla fioca luce di candele, la figura pallida di Valentino giaceva su un letto d'agonia. "Madre..." sussurrò debolmente mentre la sua vita scivolava via. "Valentino, mio dolce figlio," singhiozzai, stringendo le mani sul suo corpo debole. "Resisti, per favore." In un istante di orrore e furia, mi ritrovo circondata da quegli assassini, persone oscure intente a sfruttare la tragedia. Il crepitio del fuoco ha accompagnato le loro urla, una danza spettrale di giustizia e dolore.

Nel tentativo disperato di proteggerlo da qualsiasi altra minaccia, la porta si spalancò rivelando l'infausto destino. Figure oscure, con occhi avidi di potere, cercarono di avvicinarsi. Senza esitazione, ho alzato la mano e una forza ancestrale ha scatenato il fuoco contro di loro. Le urla dei malvagi si mescolavano al pianto di mio figlio.

"La vostra sete di potere sarà placata solo dalla giustizia," sibilai tra i denti, il fuoco danzava tra le mie dita. Con un gesto, le fiamme li avvolsero, e nel loro destino segnato, la loro oscurità svanì.

Dopo l'oscura danza del fuoco, ho rimasto la persona vulnerabile, avvolta dalle fiamme che ora si spegnevano lentamente. La perdita di mio figlio pesava sul mio cuore immortale, e mentre le ceneri degli assassini si disperdevano nel vento, ho giurato di proteggere ciò che rimaneva del suo impero e della sua memoria. La mia persona, intrisa di dolore e potere, si stagliava contro la notte, testimone silente delle intricazioni dell'Impero Romano.

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