98. Crociata

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30 marzo 1099 d.C

Sbarco a Gerusalemme, terra di antiche storie e ricordi che risalgono a un passato lontano. Mentre cammino per le strade che un tempo chiamavo casa come sposa di Erode, sento le pietre sotto i miei piedi raccontare segreti sepolti. Ricordo il tumulto dei sentimenti, l'amore segreto per Livia, la mia amata ancella, e il complicato intreccio di relazioni che ha segnato il mio passato. Gerusalemme, ora è diversa, ma i suoi contorni familiari e le sue mura storiche rimangono immutati.

Mentre cammino per le strade di Gerusalemme, ormai diverse ma ancora intrise di una storia che appartiene a me, ci dirigiamo verso l'accampamento. Gerard guida il nostro gruppo con risolutezza, e la tensione nell'aria cresce quando avvertiamo sguardi scrutatori rivolti a me. "Chi è questa donna?" chiede uno dei crociati, indicandomi con uno sguardo perplesso. Gerard mi guarda con stupore. "Sono Daphne" mi presento. Le espressioni si fanno più serie, alcuni mostrano disapprovazione. "Non possiamo permettere a una donna di unirsi a noi in questa impresa," dice un altro, esprimendo il pensiero di molti.

Prima che la situazione possa degenerare, l'atmosfera viene squarciata dai suoni di urla e il frastuono di cavalieri che si avvicinano rapidamente. "Mussulmani in avvicinamento!" grida uno dei crociati, e la sorpresa e la confusione si trasformano rapidamente in un senso di urgenza comune. "Mettiamoci in formazione! Dobbiamo affrontare questa minaccia!" grida Gerard, "Tu invece trova rifugio" mi ordina. "Posso combatte, so farlo" affermo. "No" ribatte lui "Mettiti al sicuro" afferma saltando in groppa al suo cavallo.

La battaglia infuria, e nonostante la mia determinazione di restare e combattere, Gerard insiste nel cercare di proteggermi. Un gruppo di soldati mussulmani, approfittando della confusione, si avvicina rapidamente. Prima che qualcuno possa reagire, sono circondata e sopraffatta. Un urlo di sorpresa si perde tra il clangore delle spade e il nitrito dei cavalli. Mentre vengo rapita dai musulmani, portata via in mezzo al tumulto e alle grida del campo di battaglia. La mia figura si perde tra la polvere, mentre la preoccupazione nei volti di Gerard e dei compagni si trasforma in impotenza. "Daphne!" grida Gerard, il suo sguardo disperato incrocia il mio prima che la distanza ci separi.

Sono portata via tra le fila nemiche, il cuore che batte velocemente nell'incertezza di cosa mi attenda. I musulmani mi conducono attraverso le vie di Gerusalemme, le stesse vie che avevo percorso secoli prima, ma questa volta in un contesto completamente diverso. Le pietre antiche sembrano guardare con occhi muti mentre passo.

Vengo condotta in una tenda, dove un uomo di autorità mi interroga. "Perché sei qui con i crociati?" chiede con uno sguardo penetrante. "Preferisco combattere cento guerre piuttosto che crescere figli non miei" rispondo con sincerità. "Una donna coraggiosa," commenta, mentre i suoi occhi scrutano il mio volto. La tenda è pervasa da una luce fioca, e il silenzio che segue la mia spiegazione è interrotto solo dai suoni lontani della battaglia. "Non ho mai visto una donna combattere trai cristiani, né un'anima così determinata tra i crociati," ammette, la sua espressione riflette una combinazione di rispetto e compassione "Ma qui sei prigioniera, e la tua bellezza non ti proteggerà dalle leggi della guerra."

"Vorrei correggervi su un'aspetto" lo interrompo prima che possa dare ordini "Sono sposata con un cristiano ma non è la mia fede" affermo sperando che questo possa salvarmi. Sono già stata in un paese mussulmano e ho sposato un uomo che apparteneva a questa religione. "Vedremo che avrà da dire il sultano in merito" afferma lui legandomi a un palo. L'uomo di autorità si allontana, lasciandomi sola nella tenda, a dimenarmi e tentare la fuga "Oh Ares, perchè gli uomini seguono la guerra violenta? Perchè imprigionano innocenti?" chiedo rivolgendomi al dio che non risponde.

Poco dopo, un gruppo di soldati entra bruscamente nella tenda, i loro volti sono duri e senza espressione. "La prigioniera cristiana," dice uno di loro con disprezzo. Senza alcuna pietà, iniziano a strapparmi via i vestiti, il tessuto cede sotto la loro forza brutale. La mia voce si perde in un grido soffocato mentre cerco di resistere, ma la loro presa è ferma. La paura e la vergogna si intrecciano, mentre la mia vulnerabilità diventa evidente in questa situazione dura e spietata.

Nella tenda pervasa dalla luce fioca, il mio corpo è esposto alla crudeltà di chi detiene il potere. La guerra, con la sua brutalità e la mancanza di pietà, ha gettato la mia vita in un vortice di sofferenza e incertezza. I miei occhi fissano il suolo, la vergogna e la rabbia mescolate nell'anima. Uno dei soldati ride sadicamente, la sua risata echeggia nella tenda come un'offesa. "Lei è solo una prigioniera," dice con cinismo, come se questo giustificasse l'ingiustificabile. La loro crudeltà è palpabile, un riflesso di un mondo dove la guerra ha tolto ogni traccia di umanità. "Resisti quanto vuoi, non cambierà nulla," aggiunge un altro soldato con una freddezza spietata. E mentre i soldati continuano a violentarmi, sento di nuovo il fuoco che mi donarono gli dei.

La fiamma delle candele s'intensifica e sotto il mio controllo la conduco vicino a me per allontanare gli stupratori. La mia pelle, illuminata dalla luce intensificata, è avvolta da un'aura di potere divino. Il fuoco danza al mio comando, una manifestazione di forza che scuote i soldati, lasciandoli attoniti di fronte a questo evento inaspettato.

"Arrestate!" grido con fermezza, mentre il fuoco ondeggiante si erge come una barriera ardente tra me e coloro che hanno osato violare la mia dignità. La paura appare nei loro occhi, la consapevolezza di aver incontrato qualcosa di sovrannaturale. La fiamma crea uno scudo ardente che mi permette di guadagnare uno spazio di protezione. Mentre il calore avvolge il mio corpo e il fuoco danza in armonia con la mia volontà, il mio sguardo sfida coloro che hanno cercato di sottomettermi.

"Che sta succedendo qui?" chiede il capitano entrando, il suo sguardo si fissa sulla scena illuminata dalle fiamme. "Lei è una strega!" grida spaventato un soldato. Sotto la luce intensificata delle fiamme, canalizzo il mio potere con determinazione. Un raggio di fuoco si espande rapidamente, inghiottendo l'accampamento nemico. Il calore cresce, la furia delle fiamme divora ogni tenda, ogni baracca. Il tumulto dei soldati diventa un sinistro sottofondo mentre l'intero accampamento si trasforma in un inferno ardente. Nel caos delle fiamme che danzano al mio comando, assumo la forma di fuoco. La mia essenza si fonde con la forza distruttiva delle fiamme, permettendomi di sfuggire alla carne e alle catene della prigionia. Libera, la mia forma di fuoco danza attraverso il campo di battaglia, sfidando ogni legge della natura.

Mentre il fumo oscuro avvolge l'accampamento distrutto, la mia presenza svanisce, lasciando dietro di sé solo cenere e il ricordo di una notte dove la magia e la guerra si sono fusa in una danza infernale.

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