ante diem XIII Kalendas Martias 6 d.C
Il nostro matrimonio procede con serenità. Marcus si dimostra non solo un compagno affettuoso ma anche un confidente leale. La nuova villa, con i suoi giardini rigogliosi, diventa il nostro rifugio, e insieme esploriamo le vie del quotidiano intrecciando le nostre vite. In ogni risata e condivisione, il legame tra noi si rafforza, tessendo una storia di amore che continua a crescere con il passare del tempo.
Attraversiamo le stagioni insieme, Marcus e io, navigando le sfide della vita con il sostegno reciproco. I nostri giorni sono permeati dalla complicità, dalle lunghe conversazioni sotto il cielo stellato e dagli sguardi che parlano più delle parole.
La villa, con il passare degli anni, diventa il palcoscenico di una vita condivisa. I giardini accolgono la risata dei nostri figli, e la casa è colma di calore familiare. Tra le mura di questa dimora, trovo la pace e la felicità che tanto desideravo.
Marcus si rivela non solo un compagno di vita, ma anche un padre amorevole. Dal nostro amore fioriscono tre figli meravigliosi. Il primogenito, Giulio, è un giovane ambizioso, desideroso di apprendere e contribuire al bene della famiglia e della società. La seconda, Livia, è una creatura curiosa e intelligente, sempre affascinata dalla conoscenza e dalla bellezza del mondo che la circonda. Claudio, invece, il più piccolo, non fa altro che combinare guai.
La nostra casa è pervasa dalla risata e dall'affetto di questi tesori, e la gioia di vederli crescere è il più grande regalo che Marcus e io possiamo chiedere.
Il passare degli anni non ha affievolito il fuoco che brucia tra me e Marcus. Insieme, abbiamo affrontato le tempeste della vita, appoggiandoci l'uno all'altro nei momenti di gioia e di tristezza. La nostra dimora è diventata un rifugio, un luogo in cui il calore della famiglia si mescola con la serenità degli anni vissuti insieme.
Le stagioni della vita si susseguono come le pagine di un libro, e mentre i nostri figli crescono e intraprendono i propri cammini, Marcus e io continuiamo a nutrire la fiamma dell'amore che ci ha uniti fin dall'inizio.
Nel cuore della notte, sento il frastuono di porte sfondate, il latrare dei cani che s'interrompono bruscamente seguito da grida angoscianti. Mi alzo di colpo "Marcus, che sta succedendo?" gli chiedo. Marcus afferra la spada, l'ansia scolpita sul suo volto. "Daphne, resta qui, io vado dai bambini."
I passi pesanti risuonano nei corridoi mentre Marcus si dirige verso la fonte del tumulto. La paura si insinua nel mio cuore, e attendo con il respiro sospeso, sperando che il pericolo possa essere allontanato dalla nostra porta.
I suoni discordanti si fanno sempre più vicini, e il mio cuore batte velocemente nel petto. Marcus scompare dietro la porta, lasciandomi sola con il timore dell'ignoto. Le urla si fanno più acute, e il frastuono si trasforma in un sinistro sussurro di tragedia.
Pochi istanti dopo, Marcus ritorna, ma la sua espressione è una tela dipinta con la tristezza. "Daphne," mormora con voce rotta, "i nostri figli... sono andati"
Il mio respiro si blocca, le lacrime iniziano a sgorgare senza freno. Il mondo intorno a me collassa in una realtà distorta. Due uomini dietro di lui infilzano la spada alle sue spalle. Un urlo disumano esce dalle mie labbra. Le lacrime che scorrono sulle mie guance si trasformano in bagliori luminosi, e la rabbia feroce che si è impossessata del mio cuore trova una via d'uscita. Con uno sguardo carico di furore, incanalo il mio dolore nelle fiamme dell'ira avvolgono gli aggressori, consumandoli in un fuoco. La stanza risuona di un potere ancestrale, mentre la vendetta si materializza attraverso la mia volontà. Il loro grido di agonia si fonde con il mio, creando un'armonia tragica nella notte. Ho perso la mia famiglia, di nuovo.
Guardo la casa bruciare con dentro le persone che amavo. A groppa di cavallo torno a Roma.
"Ottaviano!" grido correndo nel palazzo, i corridoi vuoti risuonano dei miei passi mentre cerco l'imperatore. Le porte della sala del trono si aprono davanti a me, e Ottaviano, imperatore di Roma, mi guarda con occhi sorpresi. "Daphne, cosa sta succedendo?" chiede con preoccupazione.
"Saccheggiatori. Li hanno uccisi tutti, non hanno risparmiato neppure i cani" spiego mentre le gambe mi cedono. Ottaviano si alza di scatto dal trono, il volto contratto dalla sorpresa e dall'orrore. "Daphne, sono devastato per la tua perdita. Chi sono questi saccheggiatori?"
I miei occhi si riempiono di lacrime mentre racconto la tragedia che ha colpito la mia famiglia. "Devono pagare per il male che hanno fatto. Non posso accettare questa ingiustizia." Ottaviano, pur compreso, mi afferra delicatamente le spalle. "Daphne, ti prometto che faremo giustizia. Ora tu devi calmarti." Le parole di Ottaviano si insinuano nella tempesta emotiva che freme dentro di me. "Non c'è pace per me finché coloro che hanno distrutto la mia famiglia non saranno puniti."
Ottaviano annuisce, comprendendo la mia sofferenza. "Faremo tutto il possibile per portare i colpevoli davanti alla giustizia, Daphne. Hai il sostegno di Roma."
Una scorta reale mi conduce nella domus dove vivevo sola. Mi avvicino alla finestra, guardando il cielo notturno attraverso le tende che ondeggiavano leggere. "Dove ho sbagliato questa volta?" sussurro tra me e me, chiedendomi come possa la vita portare gioia e sofferenza con tanta indifferenza.
Un suono lontano interrompe i miei pensieri, e mi avvicino cautamente. Nella penombra, distinguo l'ombra di un messaggero. La sua presenza inaspettata suscita una sensazione di ansia. "Daphne," annuncia con un tono solenne, "Ottaviano chiede la tua presenza al Palatino. C'è una questione urgente."
Con il cuore pesante, mi preparo ad affrontare ciò che il destino ha ancora in serbo. Mi reco al Palatino con un senso di incertezza nel cuore, incrociando il volto serio di Ottaviano. "Daphne, qui non sei al sicuro. Voglio che tu vada a Gerusalemme per sposare il figlio di Erode Archelao," annuncia con voce decisa. Guardo Ottaviano con occhi interrogativi, "Dici sul serio? Ho appena perso la mia famiglia e quello che fai è allontanarmi da Roma, dalle ceneri dei miei cari per farmi costruire una nuova famiglia lontana dai miei affetti?".
Ottaviano abbassa lo sguardo, consapevole del peso delle sue parole. "Daphne, comprendo il tuo dolore, ma questa è una decisione politica. Il matrimonio con il figlio di Erode Archelao rafforzerà l'alleanza tra Roma e Gerusalemme. È un sacrificio necessario per la stabilità della nostra grande città."
"Ma non sono solo politica, sono una donna che ha perso tutto!" esclamo, cercando di far comprendere la mia sofferenza. Tuttavia, Ottaviano rimane saldo nella sua decisione. Con un sospiro, accetto, allontanandomi da Roma.
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La storia infinita
FanfictionDaphne, figlia di Apollo e Afrodite, sarà costretta a vagare nelle epoche, fino a trovare il suo posto in società (se avete letto "Amore Proibito" questa storia parla della stessa Daphne)