7. Fuoco

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Il 6º giorno del mese di Anthestérion nell'anno 89 dell'Olimpiade

I bambini hanno dimostrato una straordinaria resilienza, adattandosi alla nuova realtà con curiosità e coraggio. Calista ha trovato conforto nell'esplorazione della natura circostante, mentre Elenos ha affinato le sue abilità musicali, anche se spesso è giù al campo ad allenarsi con i miei fratelli più piccoli. Molte mie sorelle si sono sposate, altre invece hanno intrapreso il percorso sacro.

Nella sala del consiglio, i volti degli anziani esprimono un misto di curiosità e disapprovazione mentre mi preparo a esporre il mio punto di vista. "Onorevoli anziani, è giunto il momento di abbandonare le catene della tradizione obsoleta e abbracciare una visione moderna per il bene di Sparta. Le antiche pratiche ci limitano, impedendoci di progredire e adattarci alle sfide dei tempi nuovi." Il consigliere più anziano, Leandro, alza un sopracciglio. "Principessa, la nostra storia e le nostre tradizioni sono ciò che ha reso grande Sparta. Non dovremmo abbandonare ciò che ci ha reso forti."

"Ma la forza di Sparta può prosperare ancor di più se ci apriamo a nuove idee e concetti," replico con fermezza. "L'isolazionismo non ci porterà a nulla di buono. Dobbiamo commerciare, collaborare e apprendere dalle civiltà circostanti."

"Regina madre, comprendiamo le vostre preoccupazioni, ma dobbiamo mantenere la stabilità. Non possiamo rischiare di destabilizzare il nostro regno per inseguire fantasie di progresso."

"Queste idee rivoluzionarie minano le fondamenta della nostra società. Le donne devono restare nei loro ruoli e non intromettersi nella politica."

"Leonte, il nostro regno non può progredire se ignoriamo metà delle menti e delle abilità disponibili. Le donne hanno tanto da offrire, e la loro partecipazione può portare a una Sparta più equa e forte."

Con sguardo determinato, alzo la mano, concentrandomi sui roventi ceppi di legna nel camino. Un'energia misteriosa avvolge le fiamme, danzando tra i carboni ardenti. Leonte, colpito dalla potenza della manifestazione magica, tenta di mantenere la compostezza. "Cosa stai facendo, Daphne? Questo non risolverà i nostri disaccordi."

"È troppo tardi" affermo. Dirigo le fiamme verso il legno delle sedie del consiglio, creando un rogo controllato che illumina la sala con una luce ardente. Mentre osservo le loro figure danzare tra le fiamme, la magia che ho invocato per controllare il fuoco sembra sfuggirmi di mano. Le lingue di fuoco si moltiplicano, divorando la sala del consiglio. La luce arancione e rossa riflette il terrore negli occhi dei presenti.

Panico e disperazione si diffondono, e il fumo avvolge la sala, offuscando la vista. Il fuoco, incontrollabile come una forza primordiale, si propaga oltre la sala del consiglio, raggiungendo altre parti del palazzo. La fiamma vorace danza tra le pareti, consumando il legno e le travi. "Mamma! Papà!" grido correndo tra le fiamme. Chiamo i miei fratelli e i miei figli ma nessuno mi risponde.  Il crepitio distruttivo del fuoco sovrasta ogni mio tentativo di chiamata.

Nel cuore del caos fumante, mi avventuro tra le macerie ardenti del palazzo. Le speranze di ritrovare la mia famiglia svaniscono con ogni passo, le fiamme divorano ogni speranza di riconciliazione.  "Calista! Elenos!" grido disperatamente, la mia voce soffocata dalla colonna di fumo nero. I loro nomi danzano tra le fiamme come echi di un passato che non può più essere recuperato.

Tra le rovine fumanti, trovo solo il silenzio interrotto dal crepitio del fuoco. Il peso della responsabilità si fa insostenibile, poiché la realtà si fa strada attraverso il fumo, e la verità amara si svela: la mia impetuosità ha privato la mia famiglia della vita.

Il palazzo, un tempo maestoso e sicuro, ora crolla sotto la furia delle fiamme. Sotto il cielo nero, illuminato solo dal rossore delle lingue di fuoco, mi rendo conto dell'irreparabile tragedia che ho causato.

Senza prendere nulla con me salgo sulla groppa di un cavallo fuggendo da casa. Con il cuore spezzato e il peso della colpa sulle spalle, galoppo via da ciò che un tempo chiamavo casa. Il vento fischia tra i capelli mentre il cavallo si lancia avanti, portandomi via dalla distruzione che ho causato. La notte oscura è la mia unica compagna, e il suono dei miei singhiozzi si perde nel rumore dei passi veloci dell'animale.

Il viaggio notturno è solitario e oppressivo. La luna, unica compagna luminosa nel cielo, sembra scrutare il mio cuore tormentato. Attraverso foreste oscure e campi silenziosi, fuggo dalla mia stessa creazione, cercando una fuga che non potrà mai portare via il peso del rimorso.

I miei pensieri si intrecciano con la notte, mentre il suono dei caschi del cavallo batte un ritmo costante. La terra sotto di noi è un manto d'ombra, e il dolore nel mio petto è il mio unico compagno di viaggio.

Trovo riparo in una radura tranquilla, dove gli alberi si ergono come guardiani silenziosi. Stendo una coperta sotto il manto stellato e, con lo sguardo perso nel cielo notturno, cerco di districare i pensieri tumultuanti che si intrecciano nella mia mente. La fresca brezza della notte accarezza il viso mentre mi abbandono a un sonno agitato, carico di sogni incerti.

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