11. Cleopatra

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L'anno 709 del calendario alessandrino

Vedo crescere la mia famiglia e morire, vedo nascere i miei eredi e invecchiare mentre io, ogni volta che osservo il mio riflesso regale, rimango uguale, eternamente giovane.

Cleopatra, con la sua bellezza e acuta intelligenza, governa sul trono d'Egitto.

"Dovresti conosce Cesare" mi dice mentre camminiamo attraverso il giardino lussureggiante del suo palazzo. Il profumo di fiori tropicali satura l'aria, e il suono lontano del Nilo accompagna il nostro passo. "Roma ti piacerebbe tanto. Non è molto diversa dalla Grecia da dove vieni".

Pensare al mio passato fa male, pieno di bugie e rabbia, che nessuno sa. Non mi sono più sposata dopo Ptolomeo "Stare con la mia famiglia non mi dispiace a dire il vero" rispondo. Cleopatra fissa l'orizzonte con un'espressione contemplativa. "La famiglia è una connessione preziosa, un filo che intreccia il nostro destino. Ma c'è anche un mondo oltre i confini delle nostre terre."

Il Nilo scorre tranquillo, riflettendo il chiarore della luna che sorge all'orizzonte. Cleopatra, con il suo sguardo ardente, sembra scrutare il futuro come se fosse scritto nelle stelle. "Cesare potrebbe offrirti opportunità che il tuo passato non ti ha concesso. Non temere di esplorare ciò che il destino ha riservato per te," suggerisce con un sorriso enigmatico.

Tornata nella mia stanza fisso il mio riflesso nello specchio che mostra un volto eternamente giovane, la pelle liscia e gli occhi azzurri che raccontano storie di secoli passati. I miei capelli ramati casciano come una cascata d'ebano, in contrasto con l'opulento vestito dorato che indosso, adornato da gioielli scintillanti che risplendono nella luce soffusa della stanza.

La mia camera nel palazzo d'Egitto è lussuosa, con arazzi ricamati e mobili intarsiati che evocano un'epoca di regalità. Una brezza leggera entra dalle finestre aperte, portando con sé il profumo degli esotici fiori del giardino.

Mentre mi preparo per la notte, scelgo con cura un abito notturno di seta, abbellito con dettagli in oro. Lascio cadere i miei capelli sciolti, come un mantello di oscurità, e il riflesso di Afrodite sembra risplendere negli occhi che incontro nello specchio.

I miei pensieri si perdono tra i meandri del passato e del presente. Cleopatra ha ragione, Roma è un'opportunità, ma il richiamo della famiglia, di ciò che ho costruito in Egitto, è forte.
La verità è che ho paura. Ho già perso la mia famiglia una volta, la seconda non sono neppure riuscita a costruirla e questa mi passa da generazione a generazione, forse dovrei davvero andarmene.

15º giorno del mese di Pharmuthi nell'anno 709 del calendario alessandrino.

Nella calda mattinata mi avvicino al palazzo di Cleopatra, avvolta in un abito di seta che richiamano le sfumature del tramonto sul Nilo. Le colonne maestose e le statue imponenti testimoniano della ricchezza e della grandezza del regno di mia nipote.

Mentre mi preparo nel salone principale, osservo il cielo azzurro attraverso le finestre adornate. Il profumo dei fiori in fiore permea l'aria, i miei capelli ramati sono intrecciati con perle e gemme, riflettendo l'eleganza della mia discendenza regale.

Cleopatra entra nella stanza accompagnata da un uomo di alta statura e presenza imponente, si presenta con l'aura di un comandante, indossando un abito romano riccamente decorato. I suoi lineamenti sono decisi, e gli occhi penetranti rivelano una mente acuta e perspicace. "Cesare, permettimi di presentarti Daphne." sorride Cleopatra.

Mi alzo facendo un lieve inchino. Cesare rivolge su di me uno sguardo curioso. "Onorato di fare la vostra conoscenza, Daphne," dichiara, inchinandosi leggermente. "L'onore è mio, generale Cesare. Ho sentito parlare bene di voi, mia nipote Cleopatra non fa altro che elogiarvi."

Cesare osserva attentamente, "È indubbiamente una bellezza eterna, signora Daphne. E vedo che il fascino della dinastia ha attraversato generazioni. Comprendo da dove ha preso la mia bella Cleopatra."

"Pensavo che potesse partire anche lei verso Roma" dice Cleopatra. Mi inibisco qualche minuto, tentando di rimanere calma. "Non vedo dove stia il problema" sorride Cesare "Un viaggio a Roma potrebbe portare molte opportunità per una donna di cultura come te," aggiunge Cleopatra, con uno sguardo che sottolinea il suo desiderio. "Daphne, cosa ne dici?"

"Posso pensarci" rispondo. "Partiremo stanotte" mi informa Cesare, "Se roma non dovesse piacerti potrai sempre tornare qui in Egitto" afferma.

Preparo i miei bagagli con cura, scegliendo abiti che riflettano la mia posizione. Nel mio bagaglio includo scritti e documenti che possano essere utili nel mio nuovo contesto nell'Urbe.

Nel mentre, la tensione e l'ansia per l'ignoto si intrecciano dentro di me. Mentre faccio i preparativi, mi guardo intorno nella dimora egiziana, cercando di catturare ogni dettaglio che potrebbe sfuggirmi durante la mia assenza.

"Starai bene?" chiedo a Cleopatra preoccupata di lasciarla sola. "So cavarmela, Daphne" mi sorride gentile. "Che gli dei ti accompagnino" le sorrido prendendole il volto tra le mani, Cleopatra mi avvolge in un abbraccio caloroso, sorrido, tentando di nascondere la preoccupazione nel mio sguardo. "E che possiamo vederci presto, sana e salva," le dico prima di allontanarmi, portando con me le sue parole come un conforto durante il viaggio imminente.

Al porto, l'aria salmastra accarezza il mio viso mentre mi avvicino alle navi pronte a solcare i mari. Il suono delle onde si mescola al brusio del porto, e il sole del Mediterraneo dipinge riflessi scintillanti sull'acqua. "Il viaggio sarà tranquillo" mi sorride Cesare.

Mentre mi imbarco sulla nave diretta a Roma, rifletto sulla mia lunga vita e sugli innumerevoli cambiamenti che ho attraversato. Il vento leggero scompiglia i miei capelli, portando con sé il profumo del mare. La nave si dondola dolcemente sulle acque del Mediterraneo, il suo legno è scuro e lucido. Gli uomini di equipaggio si muovono con precisione, issando le vele per catturare il vento che ci spingerà verso Roma.

Il sole del Mediterraneo, con i suoi raggi dorati, illumina la nave mentre questa solca le acque. Mi ritiro nella mia cabina, un modesto rifugio con vista sul mare infinito.

Il letto, anche se semplice, offre conforto, e le lenzuola ondeggiano leggere con il movimento della nave. Il riflesso della luna danza sull'acqua, filtrando attraverso la finestra illuminata di stelle della mia cabina. Il suono rassicurante delle onde che si infrangono contro lo scafo accompagna il mio riposo.

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