O Muse del creato,
concedete ascolto alle mie parole.
Non permettete che la mia penna, come spada empia,
ferisca la sacralità delle vostre leggende.
La mia intenzione è narrare, non profanare.
O Divinità che vegliate su ogni racconto,
guidate queste mani,
con umiltà vi supplico di narrare la storia,
la mia storia,
una storia infinita.Il 15° giorno di Elafebolion, anno 87 dell'Olimpiade 83
Nell'antica Grecia, crescevo come una piccola principessa nel cuore di Sparta, i miei genitori umani, Aron e Cersi, regnavano su questa terra, governando non solo con saggezza terrena, ma anche con il potere della magia donataci da Ecate. Mentre il sole ardentemente si levava nel cielo ellenico, e le colombe danzavano tra gli ulivi e i vigneti.
In quanto donna non ho alcun diritto, non per quanto riguarda ciò che mi spetta. Come le altre nobili ragazze, ero imprigionata in un mondo in cui la mia volontà era sovente annegata nei flutti delle convenzioni. Il mio corpo veniva modellato per adempiere al dovere di dare alla luce figli sani, una responsabilità imposta dalla dea Era stessa.
Nonostante la maestosità della mia vita regale, la mia voce, come quella di molte donne nobili, restava soffocata in una società dominata dagli uomini. L'allenamento quotidiano non era solo fisico, ma anche una preparazione psicologica a sottostare a un destino che non sceglievo.
Contrariamente ai miei fratelli, che usano spade e frecce, a me è proibito toccare armi. Passo le giornate con mia madre e le mie sorelle a tessere, suonare l'arpa e intonare canti, leggere poesie e ricamare.
"Perchè non posso fare quello che fanno loro?" chiedo a mia madre standomene affacciata alla finestra che da sul campo d'allenamento. "Loro sono uomini, Daphne," dice mia madre con voce dolce, "E tuo fratello, Leandro, sarà il re di Sparta. Le armi e la guerra sono il loro destino, così come le arti e la gentilezza sono il tuo."
La stanza è impregnata di silenzio, rotto solo dal canto delle cicale fuori dalla finestra aperta. Mentre i miei fratelli si allenavano nel campo, io ero relegata a un mondo di fili e melodie, un destino cucito come un delicato ricamo.
La finestra offriva uno sguardo su un futuro che sembrava già scritto, ma nel mio cuore covava una fiamma di ribellione, un desiderio di sfidare il destino tracciato per me.
Di notte, mentre gli uomini banchettavano, mi recavo al tempio di Artemide. Nelle ombre sacre, sotto il manto argentato della dea della caccia, trovavo un rifugio per le mie aspirazioni segrete e un luogo dove la forza e la determinazione femminile erano celebrati.
Con i miei capelli rosso fuoco che sembravano brillare anche al chiarore della luna, mi inginocchiai nel tempio di Artemide. Le mani piccole si stringono con fervore mentre, con occhi innocenti, prego la dea. "Artemide," sussurrai con voce timida, "guida i miei passi con la tua forza, consentimi di seguire la mia via, fa' che la tua luce risplenda nelle ombre del mio destino. Non voglio una vita cucita, seppur nobile, non è questo il destino che voglio." In quel momento, sotto la volta stellata, la mia piccola voce si unì al silenzioso coro delle preghiere rivolte a una dea che incarnava la forza e la libertà delle donne.
Nelle ombre del tempio, i raggi lunari sembravano danzare tra i riflessi rubino dei miei capelli. Torno a casa attraverso le strade lastricate di Sparta. La città è avvolta dal silenzio notturno, interrotto solo dal lontano canto di un gufo e dal fruscio dei miei passi. Mentre percorro i vicoli stretti, le case di pietra sembrano vegliare silenziose sul mio ritorno.
Giunta alla soglia della nostra dimora, il profumo dell'olio d'oliva e delle erbe aromatiche impregna l'aria. La luce fioca delle lanterne crea un'atmosfera accogliente. Mia madre, seduta in una sala illuminata dal fuoco di una lampada a olio, alza lo sguardo sorridendo. "Daphne, mia piccola," dice, "dove sei stata a quest'ora da sola? Sai che è pericoloso".
"Madre," rispondo con voce misurata, "sono stata al tempio di Artemide. Ho pregato la dea per guidare il mio cammino."
"Daphne, mia piccola, comprendo il tuo desiderio di cercare consiglio divino, ma devi stare attenta. La notte porta con sé ombre e pericoli, specialmente per una giovane principessa."
Annuisco, mia madre mi stringe dolcemente nelle sue braccia, trasmettendo una mescolanza di affetto e preoccupazione. "Ricorda, sei una principessa di Sparta, e il tuo coraggio non passa inosservato agli occhi degli dèi e degli uomini." Con un bacio sulla fronte, mi lascia tornare al mio mondo di pensieri e desideri, mentre la luce fioca delle lanterne continua a illuminare la dimora.
Rientro nella mia camera, il calore delle lanterne che danza sulle pareti bianche. La stanza è arredata con sobrietà, ma ogni dettaglio racconta la storia della mia nobiltà. Il letto, ornato con tessuti finemente ricamati, occupa il centro, mentre tappeti pregiati riposano silenziosi sul pavimento di pietra.
Dinanzi a uno specchio adorno di intarsi, inizio il rituale serale. I miei capelli rossi vengono delicatamente spazzolati, e il loro aroma di fiori selvatici riempie l'aria. Indosso una leggera tunica di lino, ornata di motivi floreali, il cui tessuto accarezza delicatamente la mia pelle.
Sotto la luce soffusa, la mia scrivania di legno ospita pergamene e libri. Là, leggo brevi poesie e racconti mitici, lasciando che le parole danzino nei miei pensieri come le stelle in cielo. Un'arpa d'avorio, custodita con cura, attende il suo momento di vibrare sotto le mie mani.
Prima di chiudere gli occhi, mi affaccio alla finestra. Il cielo notturno si svela con la sua vastità, osservo la luna che brilla, e il respiro del vento sussurra i segreti di Sparta.
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La storia infinita
FanfictionDaphne, figlia di Apollo e Afrodite, sarà costretta a vagare nelle epoche, fino a trovare il suo posto in società (se avete letto "Amore Proibito" questa storia parla della stessa Daphne)