Capitolo 1. Legami.

4.8K 15 6
                                    

Londra

Era una bella serata di fine estate. Brenda si stringeva al braccio di suo fratello, né scrutava il profilo, il naso perfetto, l'espressione seria. Era bello averlo lì con lei. Non si era mai resa conto davvero di quanto le fosse mancato.
Svoltarono per Craig's Street e lei si strinse ancora più a lui quasi a voler recuperare il tempo perduto. A voler chiudere la fessura di nostalgia che le si era creata nel tempo.
"Qui c'è un pub molto carino" disse Brenda indicando con l'indice la direzione.
"Tu conduci io ti seguo" sorrise Brandon.
Quando entrarono c'erano pochi clienti, si accomodarono ad un tavolo defilato e ordinarono un paio di birre.

"Allora. Come stai?" sorrise Brandon.
"Bene. Abbiamo appena finito un tour di commedie. Ho cominciato a scrivere anche qualcosa. Scribacchio ogni tanto."
"Davvero?"
"Si. Mi piacerebbe cominciare a fare qualcosa alla regia. O come direttore artistico. E poi ho in mente un paio di altri progetti"
"Insomma a gonfie vele" il sorriso di Brandon si fece più ampio.
"Si" rispose lei "sul lavoro non mi posso definire insoddisfatta. Ho fatto quello che volevo. Ho un bel appartamento a Soho. Ho un sacco di amici. JT che hai conosciuto. È forte vero? Andiamo sempre in giro per ristoranti."
"Ah l'ho visto, gran bell'appartamento" sorrise Brandon.
"E tu?"Chiese lei.
Brandon fece una smorfia ironica di sufficienza "Ho terminato il mio periodo da corrispondente a Roma, e torno a Washington tra un mese al massimo "
Brenda prese la mano di lui con entrambe le sue.
"Direi che ce la siamo cavata"
"Si direi di sì"
"E il cuore?"
"Ahhh" sospiró Brandon ridendo "il cuore è sopravvalutato. Niente di speciale, niente di cosi importante da parlarne a te"
"Una donna diversa ogni sera... uh? e quella ragazza? Come si chiamava.. Lauren?"
"Come ho detto niente di importante da parlarne a te"
Arrivarono le birre e qualche salatino.
"E tu?" Lo sguardo di Brandon si fece semiserio. La scrutava. Suo fratello sapeva dove colpire e quando colpire.
Brenda fece un mezzo sorriso "nessuno di cui parlare"
"Dylan?" Quel nome prima o poi sarebbe saltato fuori, lo sapevano entrambi ed entrambi ci avevano girato intorno, come bestie caute ma suo fratello a volte entrava a gamba tesa.
"Lo sai che se ne è andato."
"Non lo sentì più?"
"Non da quando è partito.. "
"Non andava eh?" Brandon si era fatto più serio...
"Non lo so" sospiró lei " a volte mi sembrava di essere la sua psicologa non la sua compagna, io ho provato a sostenerlo, l'ho seguito ovunque lui avesse bisogno di andare, ma è uno spirito indomabile, che ti aliena. Solo Dylan può scegliere di rimanere. Non lo puoi obbligare" sospirò "Ma quanto può resistere una persona?..Dopo un po' scegli davvero te stessa, per non farti più male"
"i choose me" sospiró Brandon giocando soprappensiero con una nocciolina "è una fissa vostra".
Brenda scoppió a ridere mentre suo fratello le aveva piantato gli occhi addosso.
"Non dirmi che pensi a lei?"
Ne uscì un mezzo sorriso da Brandon.
"Certo che no" scosse le spalle "storia chiusa. Lo sai"
Ora era Brenda ad avergli piantato gli occhi addosso.
"Piantala" gli disse lui.
Sua sorella lo fissava, allungava la mano e prendeva le verità da dentro le sue viscere.
"Non si può vivere nel passato. Non è giusto" Brandon si arrese quasi subito.
"Già" disse lei.
"Non ho più voluto vedere. Non volevo sentire il dolore capisci? Certo che mi capisci, se non mi capisci tu.."
"Basta parlare di loro" sbuffó Brenda "al diavolo" tiró su il boccale.
Brindarono più leggeri. Parlarono di altro . La vita era andata avanti e anche loro. Risero fino a farsi male agli addominali. Pareva che si stessero per pisciare sotto.
Si trascinarono fino all'appartamento di Brenda.
Brandon si buttò sul divano e si addormentò quasi subito.
Dormi molto. Brandon sembrava uno che non aveva dormito per anni.

Los Angeles.

Dylan chiuse il borsone della valigia e la zip scivoló senza far rumore.
"Quando tornerai?"gli chiese Kelly alle sue spalle.
"Non lo so, forse tra un paio di mesi, forse la settimana prossima"
Lei non replicò. Aveva smesso di replicare anni prima. Lo aveva preso per ciò che era e accettato. Almeno formalmente.
Odiava se stessa per non riuscire a lasciarlo andare. Per aver ceduto al suo cuore indeciso. Per un breve periodo le era sembrato che quella irrequietezza che lui irraggiava la tenesse in vita ma poi avevano capito che non era la giusta strada. Lo avevano capito entrambi. La rendeva insicura, fragile, non si poteva più permettere di essere quel tipo di persona. Non lo voleva più.
"Perché non vieni con me?"
Kelly scosse la testa "no, la mia vita è qui, il mio lavoro, Sammy"
Quel nome fece fermare Dylan. Sentiva lo sguardo di rimprovero di lei.
"Sembra sempre che mi rimproveri qualcosa Kelly"
Lei sorrise senza allegria.
"Faccio quello che posso" aggiunse lui "ci sono progetti di cui mi devo occupare"
"Dovresti occuparti di tuo figlio" sospirò lei.
Si fissarono. Sentiva che qualcosa stava scivolando via di nuovo. E non bastavano più i ritorni e i suoi tentativi di colare la colla della pazienza nelle crepe. Non era mai servito a niente.
La sua vita stava scivolando via.
La bació sulla fronte. Lei lo vide salire sul taxi dalla finestra. La casa era insopportabilmente silenziosa.
A volte sperava che non tornasse più.
A volte pensava che non sarebbe più tornato.
Preparó la colazione e sveglió il bambino. Il sorriso di Sammy la rallegrò per qualche istante.
Si guardó riflessa nella vetrina dei cristalli e si senti di cristallo anche lei.
Dove era andata la sua vita? Dove stava andando lei?
Quando aveva cominciato ad avere quella espressione disarmata?

Cliccate sul video in alto per vedere l'episodio in 3D

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora