Capitolo 25. Quanto costa la verità.

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Kelly rimase parecchio con il telefono in mano, indecisa sul da farsi. La rabbia stava sbollendo. Voleva ragionare con maggiore freddezza. Esattamente che cosa aveva visto? Amava Donna come una sorella e a parti opposte avrebbe voluto che lei l'avvertisse, che le fosse compagna e amica. Ma non erano più due adolescenti. Erano donne fatte. E David rimaneva suo fratello. Che cosa esattamente significava essere fratelli? Ragionò parecchio mentre la sua testa si faceva dolente.
Kelly sentiva che le sue gambe stavano cedendo. Donna aveva appena avuto un figlio e lei sapeva bene quanto emotivamente si può essere fragili in una situazione come quella. Ella stessa si sentiva fragile e suo figlio era ben che cresciuto. Ripensò a Brandon, a come lo aveva cacciato in malo modo, ma la verità era che negli anni della loro convivenza, Valerie aveva costituito il peggiore dei loro mali. Aveva cercato di rodere e corrodere le fondamenta che avevano. Brandon era sempre lì a difenderla inspiegabilmente. Solo anni dopo seppe il perché. Provò compassione per Valerie e per la sua inquietudine. Una compassione che Valerie certo avrebbe rifiutato.
Voleva chiamare Donna, avvisarla, ma non sapeva esattamente cosa dirle. Conosceva bene il dolore del tradimento così come lo conosceva Donna e sapeva altrettanto bene che erano necessarie maggiori informazioni.

Brandon bussò forte alla porta della stanza di Valerie, in reception le avevano detto che era presente.  Sentì la voce di lei chiedere un "chi è" di malavoglia.
"Brandon"
Valerie gli aprì immediatamente e senza troppe cerimonie sicuro che Brandon non si sarebbe sconvolto.
David era alle sue spalle, la stanza in disordine. Aveva un'aria difficilmente decifrabile.
"Cosa fai tu qui?"
David si alzò, la voce vibrava in una specie di accozzaglia di cose da dire.
"Ma niente" rispose Valerie più sicura di sè "David mi ha aiutato ad affittare una casa vicino a Santa Monica, e ora ci stavamo godendo un bicchiere di vino. E tu perché diavolo ti sei precipitato qui?"
"Perché sapevo dove trovarvi; questo non ti dice nulla, David?"
"Donna lo sa?", rispose ansimante Silver;
"Donna sa esattamente cosa?", rispose imperturbabile Walsh.
"Niente, è così sensibile in questo momento a qualsiasi cosa, io volevo solo aiutare Valerie a trovare un posto dove stare e non è certamente una cosa che posso dirle".
Mentiva sapendo di mentire e Brandon lo sapeva.
"Kel vi ha visto, sotto lo studio di Mel, questo pomeriggio", disse spostando rapidamente lo sguardo da David a Valerie e ritorno.
David sentì le macerie di quello che aveva fatto. La polvere di stelle delle menzogne e del suo egoismo venne spazzata via.
"E lo ha detto a Donna?"
"Questo non lo so, non mi ha dato il tempo di chiedere spiegazioni, io volevo come sempre risolvere alla radice i problemi degli altri, fare il padre di famiglia, ma sai cosa David? Non sono tuo padre, credo che sia meglio che tu vai da Kel o a casa, scegli tu"
Valerie si manteneva qualche passo indietro. Aveva un'espressione seria ma gli occhi brillavano. Avrebbe trovato una scusa, qualcosa da dire.
"Non capisco perché tanta tensione. Al solito Kel non ha visto niente e si fa i film in testa. Mi ha solo aiutato a trovare una casa per rimanere nei prossimi mesi. Tutto qui. Cosa abbia visto lei non mi interessa"
"Allora forse" disse Brandon rivolgendosi al solo David "dovresti parlare con lei, con Kel"
David pareva rapito da una strana forza come qualcuno che si era svegliato da una pessima commedia.
Al telefono di Brandon arrivò una chiamata "Kel".
Rispose velocemente.
"Si?.. ho capito vengo immediatamente... con David.."
Si rivolse al solo David "ci sono problemi con Steve, dobbiamo tornare da Kel"
Valerie fece il gesto di prendere la borsa, Brandon la fermò "forse è meglio di no, oggi" lei sbuffò e si sedette pesantemente sul letto. Guardò David. L'accordo era chiaro. Non si sarebbe contraddetto. Smise di guardarlo solo quando sentì addosso il peso degli occhi di Bran.
Quando uscirono all'aria aperta David pareva aver ripreso fiato.  Avrebbe dovuto chiamare Donna. Tornare a casa. Vomitare il suo senso di colpa. La chiarezza che gli era arrivata. Il motivo per cui la leggerezza di Valerie gli pareva un vento fresco rispetto alla sua vita quotidiana. Era proprio Valerie? Oppure sarebbe andato bene chiunque? Cosa era diventato?
Bran fermò afferrandolo per un braccio "io so come ti senti. Lo so bene. Qualsiasi cosa ci sia in quella stanza interrompila immediatamente"
"E se non fossimo in tempo?"
Bran non rispose.
Quando arrivarono da Kel, Steve era seduto sul suo divano con la testa fra le mani.
"Che è successo?" sibilò appena Bran. Kel non gli rispose, impegnata a guardare David giunto immediatamente alle sue spalle.
"Non è come credi"  si affrettò a precisare David non appena sentì addosso la severità dello sguardo di lei " Ah no? E com'è?" rispose pronta Kel.
Steve tirò su la testa dalla sua disperazione "ma non dovevamo parlare di me?"
"Che è successo?" richiese a lui Brandon andandosi a sedere nella poltrona di fronte.
"McKallagan"
"Chi è?"
"Il mio commercialista, anzi" fece una smorfia "ex commercialista"
"E quindi?"
"Ha una storia con Janet. Un commercialista"
"Mio padre è un commercialista" sorrise appena Brandon.
"Ah, Scusa Bran" rise anche lui "è finita così" poi si fermò a guardare un David agitato e smarrito "e lui cosa ha fatto?" chiese Steve  puntando il muso contro David.
"Niente" rispose David guardando Kelly "non ho fatto niente".
"Vi ho visto" rispose lei.
"Visto  cosa?" chiese Steve " ma di chi stiamo parlando?"
"Di Valerie" risposero in coro Kelly e Brandon.
"Oh Santa Pazienza" esclamò Steve.
"L'ho solo salutata, ecco cosa hai visto tu, un bacio così tra vecchi amici, la sto aiutando a cercare una casa, e l'abbiamo trovata. Hai chiamato Donna?" le chiese lui estremamente preoccupato.
"No" quel no fu una liberazione per David.
"Kel, ascolta, è un periodo difficile per tutti. Posso aver commesso un errore. Il bambino, la fatica, non volevo aggravare la situazione, per qualcosa che di fatto è una sciocchezza. Se tu le dici questa cosa sarà del tutto inutile"
"Forse ha ragione" provò a dirle Brandon.
"Tu lo sai bene vero Brandon?" Kel aveva uno sguardo improvvisamente cattivo "fu la stessa cosa fra te ed Emma"
"Oddio" esclamò Steve.
"Si" Brandon si alzò di scatto verso di lei " fu la stessa cosa, l'errore peggiore e più stupido che abbia mai commesso. Ma l'ho commesso e non lo posso cancellare. Né quello che ho perso io né quello che hai perso tu a causa mia. Ma qualsiasi cosa abbia fatto, Kel noi due abbiamo già pagato a sufficienza". Stavano uno di fronte all'altra. Si erano accesi gli occhi di entrambi.
"Possiamo tornare a parlare del commercialista?" esclamò Steve guardando lui, lei e David.
"Si abbiamo pagato" disse lei lasciandosi cadere sulla poltrona "il prezzo della verità. Poi si rivolse verso David "è la verità David?"
"Si" mentì lui. Non avrebbe più messo piede all'Hilton. Avrebbe chiuso tutto prima che la crepa lungo il suo corpo si fosse disfatta del tutto. In quel momento voleva solo tornare da Donna e da Ethan.
"Come ci siamo ridotti" esclamò Kel "un gruppo di amici del liceo con problemi sentimentali. Non è cambiato niente"
"Già" rise Steve. Poi Brandon. David rise di meno. Cercò di sembrare come gli altri.
"Io torno a casa" disse con uno sguardo triste.
"Io accompagno Steve a casa" esclamò Brandon "andiamo ragazzone" gli disse tirandolo su.
"Tornì?" gli chiese Kel esausta e arresa.
"Il tempo di metterlo a letto" si sorrisero. Quello sguardo fiammeggiante era andato disperso. Kel aveva imparato a riconoscere ciò che in quel coacervo  non era inferno e la disinnescava e la rasserenava. Aveva appreso l'arte del buttare cenere su ciò che le faceva male per acquietarne il rumore. Due mesi. Anche meno.
"Ti aspetto" gli disse.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora