135. Trucchi

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"Ti ho portato il caffè" Valerie cercava di confortare Clare, rientrata nel cuore della notte con l'anima disfatta, ma rinfrancata dal fatto che suo padre stesse meglio.
"Ne parliamo domattina, buonanotte", così l'aveva salutata quando era rientrata e Valerie non aveva capito a quale parte della serata si riferisse.
Clare prese fra le mani la tazza bollente. Ne aveva davvero bisogno.
"Grazie Val; ho provato a dormire, ma non è stato un gran successo"
"Immagino. Come sta tuo padre?"
"l'unica cosa che so è che non rischia la vita. E già mi basta. Gli hanno impiantato un by pass, ma non ho potuto vederlo. Ora mi preparo e vado in ospedale. Ha chiamato qualcuno?"
"Nessuno"
"Steve?"
"Steve cosa?" Valerie arrossì. Questo stranì Clare, nota per avere una intelligenza fuori dal comune.
"Ha chiamato?"
"Ah, no. Dico nessuno, vuol dire nessuno" e si alzò di scatto.
"Va bene. Calmati" Clare la rimproverò debolmente.
Clare non badò al tono del resto quella era Valerie.
Clare si guardò intorno ancora spiazzata "Vado a fare una doccia" disse scivolando giù dal letto.
Aprì l'acqua, si spogliò dei vestiti della notte e li infilò nella cesta della biancheria sporca.
"Ah Steve" esclamò quando vide la borsa dei panni da lavare che aveva lasciato da qualche giorno.
Pensò che gliela avrebbe fatta ritrovare davanti alla sua porta, non era la sua cameriera.
Un po' la fece sorridere. Era appena tornata. Non avevano neanche parlato ed erano riprese le vecchie abitudini. Stavano insieme senza dirsi che stavano insieme.
Il pensiero di suo padre risalì dallo stomaco.Percepì una sensazione cupa.
Addebitò la questione alla preoccupazione per la salute di suo padre.
Le sembrava di aver vissuto una realtà parallela. Instabile. Perdere lui dopo aver già perso sua madre era un'idea inconcepibile. Benedì  la sua decisione di tornare in California e decise che per qualche tempo sarebbe andata a vivere con lui. Aveva bisogno di aiuto, di assistenza. Non voleva che passasse troppo tempo in ospedale.
Lo intristiva. Non aveva mai sopportati gli ospedali. Sotto il getto della doccia rivisse  la terribile notte appena trascorsa. La corsa in ospedale, la notizia del chirurgo, il pianto sul petto di Steve. Steve. Steve che prepara il barbecue con una camicia a fiori. 
Lei che apre gli occhi per un secondo e si accorge di avere un plaid addosso. Il suo mezzo sorriso.
Facciamo piano. Aveva sentito. Facciamo piano e qualche verso. Clare strinse gli occhi. Ricordava di aver toccato il plaid. Di aver dormito. Steve che la accoglie in lacrime in ospedale. Provò a focalizzare. La sera prima Steve indossava una camicia; in ospedale indossava una t-shirt. Uscì dalla doccia senza cercare l'accappatoio, grondava ma non gliene importava nulla. Aprì il borsone la camicia era lì. La annusò, l'odore di Valerie e quello di Steve si mischiavano. Valerie. Tornò ancora ai ricordi affastellati della sera prima. Facciamo piano. Risalì la sensazione cupa. Valerie che la svegliava con il trucco un po' disfatto, Steve che usciva dal bagno con una t shirt. Strinse la camicia fra le mani. Cercò di calmarsi, di essere padrona di se stessa. Si asciugò, andò nella sua stanza e si vestì con calma. Prese il caffè ancora fumante adagiato sul comodino ed andò ad affrontare Valerie.
"Allora Val, vuoi dirmi qualcosa?"
La ragazza la scrutò con calma"no perché? "
"Sicura?" Clare scandiva bene le parole, mentre sorseggiava il caffè.
"Cosa?" Valerie cominciò a mettere in ordine nervosamente la cucina.
"Tipo cosa è successo con Steve"
Valerie era di spalle e fermò le sue mani che sfregavano sul piano cottura.
"A che gioco giochiamo, Val?"
"Non so di cosa parli"
"Non è quello che mi ha appena detto Steve" rischiò Clare.
"Quindi te lo ha detto"
"Non ha avuto scelta"
"Clare, credimi, non era nostra intenzione. Tu ti sei addormentata, sarà stata la birra, l'alcol che non siamo riusciti a reggere, non lo so. Lo so che non è una scusa ma è ciò che è successo."
"Con me a meno di tre metri che dormivo, ma non vi fate pena?"
"Non state neanche insieme ufficialmente. Dai. È stato un errore. Siamo adulti. Non ha alcun valore"
"Siete voi due a non avere alcun valore".
"Clare"
"Credevo che il tempo potesse cambiarti ed invece sei tale e quale a quella  che eri – Valerie ascoltava impietrita – ora io preparo le mie cose e mi trasferisco da mio padre. La nostra convivenza finisce qui; fammi sapere se vuoi rimanere o vuoi essere tu a cercarti un altro alloggio."
Clare andò nella sua stanza, prese il cellulare e scrisse a Steve "So tutto. Sparisci.".

Bip bip. Il telefono svegliò Steve, che guardò la sveglia:
Quando lesse il messaggio, deglutì  a fatica, la bocca era asciutta, salivazione azzerata, cominciò a sudare freddo. Non ci voleva un genio per capire.
Si alzò e cominciò a guardarsi intorno, smarrito. Bip bip, altro messaggio.
Valerie: "Che bisogno avevi di confessare tutto?"
"Io? E cosa avrei confessato?". Lo disse ad alta voce scrivendolo. Pochi secondi. Bip bip.
"Clare sa tutto e glielo hai detto tu"
"Ma io non ho detto niente a ness....Silver!". Chiamò immediatamente David, che rispose a primo squillo "Qui il dottor Stranamore, chi parla?"
"Cosa diavolo hai fatto!!!"
"Calma Steve, non ho fatto niente"
"Clare sa tutto!"
"Ma vorrai scherzare? Io non ho neanche il numero di Clare. Ci siamo salutati alle 3. Sono le 9, ma secondo te mi sono precipitato a casa di Clare per fare Gola profonda in piena notte? Ma sei impazzito?"
"Allora chi è stato? Lo sai solo tu"
"Ed io come faccio a saperlo? Ragiona Steve, ma perché avrei dovuto fare una cosa del genere?"Ma cosa ti ha detto?"
"Nulla, mi ha solo inviato un messaggio dicendo che non vuole vedermi più; e Valerie mi ha scritto convinta che glielo avessi detto io"
"E tu cosa hai fatto?"
"Ho chiamato te"
"Ma chiama Clare, idiota! Anzi, vai a casa sua"
"Hai ragione ... dannazione"
Venti minuti dopo Steve era alla casa sulla spiaggia, Clare stava mettendo in moto, quando lui le si è posizionato davanti al Maggiolone.
"Credevo di essere stata concisa, ma chiara: fai schifo !"
"Clare dammi almeno la possibilità di parlare"
"Io non voglio ascoltarti e devo andare da mio padre!"
"Non ero in me"
"Già sentita Steve. Ora sparisci."
"Clare"
"Devo andare da mio padre."
Steve era senza parole, non aveva mai visto Clare così risoluta né tanto adirata. Sentì nuovamente la terra mancargli sotto i piedi, per la seconda volta nel giro di poco più di un'ora. Barcollando, si diresse dentro l'appartamento. Trovò Valerie sul divano.
"Val"
"Perché diavolo hai dovuto dirglielo?"
"Te lo giuro, non sono stato io"
"Eh allora come ha fatto a sap? Io...sono stata io. Mi ha ingannata" Valerie ora parlottava tra sé e sé.
"Cosa dici?"
"Mi ha detto che glielo avevi raccontato. E io ci ho creduto. Non ho riflettuto. Pensavo che preso dall'erotismo della sincerità glielo avessi detto davvero. Io ero avvinghiata nel senso di colpa.
"Il più stupido dei tranelli.@
Steve si buttò sul divano accanto a lei " Ed io che stavo per staccare  la testa a David"
Valerie alzò lo sguardo "Che c'entra David?"
"Ieri sera, preso dai rimorsi, non sapevo cosa fare ed ho cercato una spalla su cui piangere"
"Sei proprio un ragazzino"
"No, è che io ancora ho una coscienza. Cosa di cui tu sei sprovvista" ora Steve trovava semplice scaricare la sua frustrazione sulla ragazza.
"Sei ingiusto"
"Scusa"disse Steve arreso "abbiamo sbagliato entrambi"
"È vero. Ma non sei tu quello che, ancora una volta, passa per una poco di buono."
Steve non rispose.
"Volevo ricominciare da capo, avere una casa mia, un lavoro nuovo, i miei amici. Ma al minimo errore, il mio passato torna a presentarmi il conto. Valerie Malone. Cos'altro ci si può aspettare?"
Steve non poté fare a meno di pensare che se tutti avevano un'idea precisa di Valerie, forse un fondo di verità c'era. Ma non lo disse.
"Ora cosa facciamo?"
"Non lo so Steve, non lo so".
Sanders era  confuso e ferito. Scorse la rubrica, istintivamente il dito si fermò sul nome di Brandon. Brandon Walsh.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora