Brandon bussò alla porta del suo vecchio appartamento sperando di trovare Steve. Il giro in macchina in qualche modo gli aveva chiarito le idee, era pentito dello scatto di rabbia e delle parole che gli erano scivolate fuori come un fiume.
Avrebbe dovuto tornare a casa, avrebbe dovuto parlare con Kelly e sistemare le cose.
"Che di fai qui?" gli chiese Steve aprendo la porta.
"Un giro" gli rispose lui entrando.
Steve lo guardava con un'aria strana e Brandon si sentì in dovere di dare una spiegazione "ho litigato con Kelly".
"Ah benvenuto nel Club"
"Perché hai litigato anche tu con Kelly?"
"ehhhhh.. no con Clare ma ha ragione Clare"
"Tanto per cambiare"
"Già" tirò lungo Steve.
"Hai qualcosa da bere?" chiese Brandon
Steve tirò su il sopracciglio, Brandon aveva un'aurea strana, smarrita e arrabbiata.
"Certo"
Si avvicinò al frigorifero e lo aprì, afferrò un paio di lattine e le porse a Brandon.
La schiuma salì in fretta non appena le lattine vennero aperte.
"Che ti è successo?" chiese Steve.
"Ho accettato di prendere l'aspettativa per tenere i ragazzi e far fare i convegni e organizzare le classi per l'università a Kelly. Glielo dovevo in qualche modo. E all'inizio andava bene, voglio dire, me la sono cavata"
"Mmmhhh" mugugnò Steve sorseggiando la birra.
"Dall'ufficio mi hanno fatto sapere che ci saranno delle promozioni e dei tagli del personale e non esiste un criterio, chi dentro e chi fuori. Proprio adesso che io ho preso questa aspettativa. Io adoro questo lavoro e sai quanto io ci tenga."
"E Kelly lo sa?"
"No, volevo lasciarla tranquilla e ho cercato di resistere. Di non farle capire niente. Ma poi mi è arrivata una grossa soffiata e ho pensato che potesse essere la mia occasione. Ho provato a dire a Kelly che abbiamo bisogno di aiuto. Niente di importante, qualcuno che tenga i bambini per qualche ora al giorno almeno da permettermi di lavorare. Mi sarei impegnato a tornare prima a fare tutto il possibile. Ma lei ha cominciato con il fatto che non stessi ai patti, e poi oggi mentre tu mi hai telefonato Sammy è caduto e gli si è gonfiato il labbro. Quando l'ha visto è andata su tutte le furie. Come se a lei non capitassero mai gli incidenti. Ma comunque il fatto è che lo stress ci ha travolto. Lei non c'è mai quando c'è è nervosa e intrattabile. Io non sono più in grado di dirle la cosa giusta. Ho ceduto. Ecco cosa. Sono uscito di casa ed eccomi qui"
"WOW" disse sarcastico Steve "e io che pensavo di aver avuto una brutta giornata".
Brandon sorrise amaramente "è così frustrante quando non riesci a parlare con la persona che hai accanto, Stasera ero convinto di dirle tutto che avevo anche io bisogno di spazio e che potevamo farcela lo stesso ma si è arrabbiata ancora di più e alla fine sono sbottato e ho detto qualcosa che non dovevo dire"
"Tipo?"
"Lascia perdere"
Brandon fissava la sua lattina di birra e non parlò per i successivi cinque minuti che Steve lasciò trascorrere in fondo anche lui aveva i suoi guai.
"E a te che è successo?"
"Ieri sera ero con Valerie e Clare"
"Non mi dire che hai fatto una cosa a tre" sorrise Brandon sforzandosi di tirare fuori un po' di ironia.
"Eh non proprio, tre meno una e quell'una era Clare"
Brandon rise in un modo isterico senza togliere lo sguardo dalla lattina.
"Non ci posso credere, ma sei proprio deficiente".
"Eh già"
"E lei vi ha scoperto?"
"No, avevo dimenticato quanto Clare fosse intelligente e intuitiva e così ha fatto credere a Valerie che io glielo avessi detto e a me che glielo avesse detto Valerie, il risultato è che abbiamo confessato tutti e due".
Brandon ancora rideva.
"Io e Clare non stiamo insieme" continuò Steve "non ufficialmente almeno e poi non ho avuto proprio un rapporto completo, eravamo ubriachi."
"E questa sarebbe la giustificazione che le hai detto mente suo padre è intubato?"
"No gliel'ho risparmiata"
"Steve credo che Clare abbia altri problemi adesso"
"Già che tempismo che ho avuto eh?"
"Niente male"
"Che devo fare Bran?"
Brandon bevve l'ultimo sorso e appoggiò la lattina sul tavolo.
"Parlarle e prenderti le tue responsabilità"
"Come farai tu con Kelly?"
Brandon non rispose, riprese la sua giacca e si avviò verso la porta sotto lo sguardo attento di Steve.Ecuador.
Dylan rientrò con Xavier, era stato alla baia, aveva visto una nuova struttura fatiscente da rimettere apposto. Aveva visionato i progetti. Parlato con gli ingegneri. Il suo nuovo progetto. Una nuova sede per i ragazzi e un centro culturale o di ricerca per gli ambienti marini.
Cercò Brenda in ogni stanza, entusiasta come un bambino.
"Hei meravigliosa" gli disse non appena la trovò in camera da letto con il telefono in mano.
Brenda gli sorrise.
"Che è successo?" chiese Dylan "problemi?"
"No" scosse la testa Brenda "nessun problema era Kelly. Lei e Brandon hanno litigato e Brandon è uscito di casa, non sapeva chi chiamare e ha chiamato me perché ha dimenticato che siamo qui in Ecuador."
"Una roba grave?"
"Non lo so, non direi, Sammy ha avuto un piccolo incidente all'aereoporto"
"Cosa?" si allarmò Dylan.
"Tranquillo non è successo niente, insomma ha sbattuto per terra e quando Kelly lo ha visto ha ipereagito contro Brandon. Comunque è da un po' che sono in tensione, Kelly mi ha detto che spesso è stata scostante e impegnata e lui ne ha forse sofferto, tanto è vero che se ne è andato di casa"
"Come andato via di casa"
Brenda si affrettò a precisare "nel senso che stasera è uscito di casa dopo il litigio ma spero bene che torni"
"Sul serio sono in questa situazione? Io sapevo del viaggio a Catalina e che era andato parecchio bene. Non ne avevo idea."
"Vanno bene" precisò Brenda "solo che magari è un periodo. Quella di Catalina è stata una parentesi per cercare di far rilassare entrambi. Avere figli piccoli e una carriera lanciata non è così semplice"
Dylan si avvicinò a lei, abbracciandola da dietro.
"Noi non abbiamo di questi problemi" sussurrò Dylan ingenuamente.
Brenda si irrigidì all'istante.
"No, non intendevo in quel senso Bren" si affrettò a giustificarsi Dylan ma Brenda aveva ormai lasciato la presa e si era voltata.
"Si non fa niente"
"Bren scusa, l'ho detto così"
"Certo non è un problema" rispose lei,
Dylan la osservò muoversi dentro la stanza.
"Volevo parlarti di una cosa, in realtà volevo aspettare di tornare negli Stati Uniti per vedere come poter fare ma forse è meglio che te la dica adesso"
"Dirmi cosa?"
"Vorrei adottare Blanca"
Brenda lo tirò fuori senza preavviso, tanto che Dylan ne rimase colpito.
"Blanca?" chiese.
"Si. È nella lista delle adozioni internazionali e l'ultima non è andata bene. È una bambina meravigliosa e noi abbiamo tanto da dare, non abbiamo problemi di soldi e possiamo amarla come due genitori".
"Certo" rispose lui "è una bambina meravigliosa, ma pensavo che avessimo intrapreso la strada del tentativo di avere un figlio nostro."
" E se non arrivasse? Ci hai mai pensato? Se il nostro destino è questo? E perché non possiamo dare un futuro a questa bambina?"
"Non lo so Bren, te ne esci così dopo una giornata che sono fuori, dobbiamo prendere una decisione questa sera? Dobbiamo fare la fine di tuo fratello e Kelly?"
"Cosa c'entrano loro in questo discorso"
"Hai ragione, scusa, non c'entrano niente".
Dylan si avvicinò a Brenda e l'abbracciò in quel modo speciale che solo loro due avevano. Accarezzandole i capelli e passando l'energia fluida del loro amore da un capo all'altro del loro cuore.
"Ne possiamo riparlare, va bene?"
Brenda non rispose, chiuse gli occhi e si lasciò toccare Dylan. Si lasciò trascinare da lui.
La promessa che ne avrebbero riparlato la calmava. Bastava.Brandon rientrò in casa. Le luci erano spente probabilmente dormivano tutti e chissà se Grace aveva fatto storie perché lui non c'era. Che imbecille che era stato, non sarebbe mai dovuto uscire. Non era così che voleva affrontare le cose. Buttò le chiavi sul tavolino all'ingresso e si diresse in cucina. Prese dell'acqua dal frigo e notò una busta per lui appoggiata sull'isola.
BRANDON.
La prese e lesse con attenzione.So che ora sei arrabbiato con me, ma non devi pensare che io non ti ami o che ci sia qualcosa di irreparabile fra di noi, perché ti amo e perché penso che ne abbiamo passate abbastanza insieme da aver alzato il limite dell'irreparabile oltre il confine che abbiamo davanti oggi. Ma questa sera ho capito che abbiamo entrambi bisogno dei nostri spazi per non dovermi più sentire dire che per te è stato un errore tornare da Washington. Mi dispiace aver anteposto i miei sogni ai tuoi, Il mio lavoro al tuo, come se io non avessi responsabilità, mi dispiace ancora di più non aver capito quale periodo stavi passando tu. E nonostante questo ti sei fatto da parte per me. Siamo entrambi importanti. Betty mi ha detto cosa succede in ufficio. L'ho chiamata per sapere se fossi lì o se ti aveva visto. Avrei voluto che me lo dicessi tu, che ti aprissi con me. Immagino che tu lo abbia fatto per proteggermi. Non credere che io non mi sia sentita in colpa nei confronti di Grace, Sammy e anche nei tuoi confronti. Per tutte le volte che non ho trovato le parole. Per tutte le volte che abbiamo litigato e discusso e per la tensione, perché mi sono sentita stremata, per l'euforia di essere una donna libera di fare quello che volevo, finalmente, ma la verità è che di fatto non lo sono, e non perché tu me lo abbia mai impedito, ma perché ho impegni, ho due figli, e in questi mesi ho fatto finta che non fosse così. Cosa è giusto? Cosa è sbagliato? Per quanto l'amore pesa ancora sulla bilancia delle cose meravigliose che abbiamo, il fatto è che non voglio continuare così, non voglio svegliarmi domani mattina e vedere che non siamo capaci di non litigare e che il sesso riappacificatore è tutto quello che ci rimane. Non è mai stato così per noi.
Sono travolta dai dubbi che forse non funzionerà, neanche in autunno.
Ti lascio lo spazio che hai chiesto e ti prego di rispettare il mio. Il tempo di chiarirci le idee. Puoi vedere i bambini quando vuoi. Non ci sono problemi su questo. Siamo due ottimi genitori che provvedono alla propria famiglia, è solo un periodo un po' così o è quello che voglio pensare ma non voglio vederci distrutti.
Kelly.Brandon fissò il foglio lungamente. Prese il cellulare e compose il numero di Kelly. Questo non stava accadendo davvero.
Segreteria telefonica.
Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico.
"Kelly sono io, quello che hai fatto è ingiusto, crudele. Non puoi portarti via mia figlia. I bambini. Rispondi a questo telefono, non costringermi a chiamare la polizia"
Premi il tasto uno per confermare il messaggio, il tasto due per cancellare.
Brandon fissò il telefono e pigiò il tasto due.
Ricompose il numero.
"Kelly sono io" la voce si spezzò e Brandon cercò di riprenderne il controllo "per favore chiamami appena riaccendi il cellulare, Ti prego."
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Oltre la fine. Beverly Hills 90210
أدب الهواةFanfiction su una delle serie più amate degli anni 90 BeverlyHills90210. Una finestra su cosa è successo dopo la fine della famosa serie tenendo in considerazione le dichiarazioni degli scrittori, attori, e le interviste rilasciate. È una fanfiction...