Capitolo 46. Tornare da te.

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Brandon e Dylan decollarono la sera stessa. Il ghiaccio aveva sgonfiato il labbro nero di Brandon e Isabel ci aveva piazzato su, uno di quegli unguenti della tradizione. Stregonerie miracolose che gli avevano alleviato il dolore.
"Sai che sei carino con quel livido sulla faccia?" gli disse ridendo Dylan.
"Grazie" rispose lui.  Sfiorandosi la ferita.
"Sì, sembri tipo un pugile. Un ragazzo di strada. Ti fa fico".
"Ne approfitterò per rimorchiare in qualche bar nei prossimi giorni".
Dylan rise. Finalmente. Stava risalendo dalla fessura nera e terribile in cui era caduto.
Non  avevano occasione di chiamare casa. Non potevano. Speravano solo che fosse tutto a posto. Che i luoghi, gli affetti, gli equilibri fossero ripristinati.
Sapevano bene che non sarebbe finita così. Che dovevano spiegazioni, a Kelly, a Brenda. A tutti.
L'Fbi aveva dato istruzioni molto precise prima che partissero. L'operazione era coperta. Rischiosa. Pessima.
In quella notte febbrile le telefonate si erano susseguite e ingarbugliate.
Non  erano partiti senza nulla in mano.
Quando si sedettero ai loro posti sull'aereo, Christine era già li che li aspettava. Christine e Jack. Un ricordo lontano di Brandon.
Sempre una donna elegante e potente. I tratti di diamante.
"Ciao Chris"
"Ciao Dylan" gli rispose lei "è un po' che non ci vediamo"
"Già".
Si sedette dietro di loro e accostò il viso alle loro teste.
"Non voltatevi" disse "Quando scenderai da questo aereo, vai al ritiro bagagli, troverai una borsa di pelle marrone. La riconoscerai perché ha attaccato un piccolo portachiavi con il surf e tutti i tuoi soldi dentro."
"Avete preso Perreira?" si affrettò a chiedere Dylan.
"Appena ve ne siete andati" Christine sorrise appena "Erano anni che lo tenevamo sotto. Non ci potevo credere quando ti ho visto in quella casa con Brenda".
"E il rapimento di Sammy?"
"Quello è stato un imprevisto che ha solo fatto accelerare l'operazione" rispose lei "ci avete solo dato una occasione in più. Certo abbiamo dovuto arrangiare tutto in una notte" sospirò con sufficienza.
"Dove si trova ora?" chiese Brandon.
"Curiosità? O Stai facendo il tuo lavoro?" rispose Christine.
Brandon si limitò a sorridere.
"È una informazione riservata. Domani non leggerete nessuna notizia né del rapimento di Sammy né dell'arresto di Perreira, né dello smantellamento della sua organizzazione. Giusto Brandon Walsh?"
Dylan guardò Brandon sicuro della risposta della quale non vi fu necessità.
"E la polizia?"
"Nessuno vi farà domande. Con Woods abbiamo parlato noi. Gli abbiamo ceduto informazioni su una grosso traffico che sta per passare dalle sue parti".
L'aereo aveva chiuso i portelloni ed era pronto al decollo.
"Scusate" disse Christine " devo andare alla toilette. A proposito: sei carino con quel livido Walsh".
Dylan guardò l'amico te l'avevo detto.
Sapevano entrambi che non sarebbe più tornata per cui Dylan infilò la mano nella fessura tra i sedili e sentì il tocco di lei  e quel gesto conteneva ogni tipo di ringraziamento che si potesse immaginare. Quando lui aveva bisogno Christine c'era.
Lei si alzò ed elegantemente percorse tutto il corridoio dell'aereo. Scomparve così.
Quando atterrarono Dylan trovò la borsa, i soldi. Nessuno ad aspettarli all'aereoporto. Nessuno sapeva nulla. Niente polizia. Niente domande. Un silenzio nero e rassicurante.
Arrivarono a casa di Kelly che era già molto tardi. Qualcuno in quella casa li stava aspettando. Le luci erano accese. Non appena bussarono, fu Brenda ad aprire la porta. Buttò le braccia al collo di Dylan. Fino a quel momento non aveva mai realizzato che sarebbe potuto non tornare e lui sfiorò la pelle di porcellana di lei.  Finalmente.
Brenda buttò l'occhio sul fratello.
"Che cosa hai fatto alla faccia?" cercò di allungare la mano per sfiorare la ferita.
"Lascia stare" rispose lui con mezzo sorriso e scostando la  testa.
"Ma sai che ci stai bene con quel livido? Ti fa la faccia da duro" disse Brenda. Dylan si girò a guardare Brandon sollevando il sopracciglio. Eh.
"Sammy?" chiese Dylan.
"É  di sopra con Kelly"
"Siete sole?" chiese Dylan, sorprendendosi di non trovare tutta la banda accampata in casa.
"Steve è andato via un paio di ore fa" sorrise Brenda "s'aspetta una vostra chiamata, ma non stasera" precisó.
"Ah no?"
"No. Stasera ha da fare".
Fu solo Dylan a salire di sopra. Aprì la porta socchiusa e vide Kelly sdraiata accanto a suo figlio. Dormivano entrambi.
Il piccolo sembrava sereno. Era un prolungamento del corpo della madre. Si incastravano perfettamente.
Brandon rimase un passo indietro e si allontanò quasi subito. Di nuovo non era il suo mondo.
"Rimani qui questa notte?" chiese Brenda a Dylan.
"Si" rispose lui.
Brenda non tradì nessun sentimento. Quei giorni avevano schiacciato anche lei. Comprendeva. Capiva. Benediva. E le fu più facile prendere le sue decisioni.
I tre si prepararono qualcosa da mangiare. Quelle 48 ore febbrili gli avevano impedito di mangiare, bere o anche solo pensare. Risero più volte. Brenda non volle sapere i dettagli. Li rifiutò. Non voleva sapere altro per quella sera.
"È un pezzo che non ci ritroviamo nella stessa cucina" sospirò Brenda "dai tempi d'oro" addentò  un pò di insalata.
"Già" rispose Dylan.
Brandon capì che era ora di andarsene, che sua sorella e Dylan avevano bisogno di parlare un pochino. Del loro futuro. Delle cose da fare. Prese la sua giacca e le chiavi della macchina.
Diede un bacio sulla fronte alla sorella e le sussurrò "mi raccomando".
Salutò Dylan con un sorriso e lui stava per riprendere il discorso del livido.
Brandon gli puntò il dito contro "non lo dire".
Mentre era già quasi alla porta sentì qualcuno che lo abbracciava  da dietro, si voltò. Era Kelly. Un fantasma di  occhi gonfi e una mistura di lacrime, gioia e preoccupazione.
"Sei tornato..." gli sussurrò con un filo di voce.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora