Capitolo 23. Colazione francese.

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Hotel Hilton
Alle 7 del mattino, puntuale come uno svizzero, Leonard si presentò alla camera 313, al terzo piano dell'Hilton, e bussò con delicatezza alla porta della suite. Valerie si destò gradualmente e ci mise cinque minuti abbondanti per presentarsi alla porta. Leonard sapeva che doveva attendere pazientemente. D'altronde, le mance che quella generosa donna gli elargiva frequentemente giustificavano abbondantemente l'attesa. La porta si aprì e la ragazza ancora assonnata fece spazio al carrello della colazione, che il cameriere spinse lentamente al centro della saletta oltre l'ingresso. Pane integrale, confetture varie, frutta assortita, almeno tre succhi, yogurt magro. Un pasto abbondante, ma leggero. Il caffè bollente lo avrebbe sorseggiato mentre si recava in ufficio, come da sua abitudine. Leonard notò un disordine insolito nei pressi de divano: biancheria intima per terra, le scarpe in disordine sotto la sedia, i cuscini alla rinfusa, sparsi per la stanza. Tutti segni di una notte non proprio tranquilla per la bella ospite del'hotel. Ma che, ovviamente, trovava tutt'altro che sorprendenti. Forse inusuali. Mentre s'inerpicava nei suoi pensieri, Valerie ripetè per la terza volta, spazientita: Grazie Leo, puoi andare"
"Mi scusi signora Malone, mi ero distratto"
"E l'ho capito; ciao Leonard"
"I miei ossequi, Signora" ed uscì con la coda tra le gambe.
"Che impiccione" disse ad alta voce la ragazza, mentre spalmava la marmellata di fragole sul pane e burro; un sorriso le affiorò spontaneo sulle labbra "Bella serata" ed addentò la fetta, continuando a ripercorrere i ricordi freschi. Prese il telefono dalla borsa e sorseggiando un succo di ananas, scelse dalla rubrica David Silver.
"Valerie, sei impazzita? Sono le sette" disse sotto voce "Le sette e dodici minuti, per l'esattezza; ti pensavo D".
"Tu sei veramente folle; io ho una moglie ed un figlio – sbirciava verso le porta per accertarsi che queste figure non si materializzassero – e non manderò tutto in frantumi per una notte di sesso"
"Allora è stata solo una notte di sesso?"per un attimo David fu preso in contropiede
"Ehm, n...nno, non volevo dire questo"
"Volevo ben dire – rispose Valerie – è stata una notte di GRANDIOSO sesso!" era più che compiaciuta.
"Valerie, certe cose non cambieranno mai; d'accordo, te lo concedo, è stato molto bello. Ma è stato; ed ora non è più".
"Dici?" lo stuzzicò Val.
"Assolutamente" non ebbe remore nella risposta. "Vedremo; cosa fai nel pomeriggio?"
"Accompagno Donna dal pediatra, ma non so di preciso a che ora; insomma, sarò impegnato....tutto il giorno".
"Capisco, fammi vedere la mia agenda – Valerie continuò a sorseggiare il bicchiere, di un'agenda neanche l'ombra – ecco qui, ti aspetto alle 17.30 al Peach Pit" .
"Tu sei pazza"
"Lo hai già detto, ed in ogni modo non ho mai sostenuto il contrario" e riagganciò.
David restò muto ad osservare il telefono esanime "Con chi parlavi?" disse una Donna con il solito cattivo umore mattutino.
"Ehm, con mio padre, vuole che di pomeriggio lo raggiunga in studio, mi deve parlare".
"Figurati David; figurati se non affiorava un improbabile impegno pomeridiano proprio quando avevi detto di volere accompagnarci dal pediatra; ma non preoccuparti, chiamo mia madre" e lo disse senza tradire alcun rancore.
David prese la palla al balzo "D'accordo amore, chissà cosa vorrà dirmi" ed uscì in giardino.
"Non al peach pit, vediamoci sotto lo studio di Mel, l'indirizzo lo conosci, non è cambiato" e pigiò invio. "Il pazzo devo essere io" ed azionò il tosa erba, godendo dell'aria frizzante e sentendosi stranamente felice, vivo.

Redazione I4ever
Steve si era alzato alla buon ora. Era di ottimo umore, la giornata con gli amici di sempre lo aveva rinvigorito. Si era sbarbato, aveva fatto una doccia ed era pronto per andare in ufficio: la stanza accanto. Ma prima sarebbe passato da una brasserie a tre isolati da lì. Aveva da qualche anno l'abitudine di fare colazione alla francese. Il suo analista aveva insinuato che fosse un link mentale con un paese che, indirettamente, aveva messo la parola fine ad una delle relazioni più importanti che avesse avuto. Chissà come sarebbe ora la sua vita se avesse accettato l'offerta di Clare e l'avesse seguita a Parigi. Spesso, mentre addentava mezza baguette con patè d'oca, si ritrovava a fantasticare della sua improbabile vita nella capitale oltreoceano. Un giorno si ritrovava pittore sugli Champs Elysees, un altro era un manager di una famosa stilista parigina; un altro ancora era il gestore del Bataclan ed organizzava i migliori eventi d'Europa. Insomma, la fantasia al mattino non gli mancava, così come l'appetito. Quel giorno, però, era destinato a scorrere diversamente dagli altri. Fece il suo ingresso nel locale, si diresse al suo solito tavolo e vi trovò seduta Janet, che aveva tutta l'aria di aspettarlo. Si fece subito serio, ma era piacevolmente colpito dal trovarsela dinnanzi. Da mesi si scambiavano solo informazioni di servizio al passaggio di Maddy, a week end alterni. Non ricordava quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che si erano incontrati senza la figlia. Che ora era a scuola; o almeno così aveva intuito Steve.
"Non sarà successo qualcosa alla piccola?" pensò, ma si tranquillizzò subito vedendo il sorriso sul volto della donna.
Si avvicinò a passo lento "A cosa debbo l'onore?" aprì la conversazione.
"Conosco ancora le tue abitudini, Stevy", era l'unica, oltre a Samantha Sanders, a chiamarlo in questo modo.
"Si, e non sono un tipo che le varia con semplicità", si insinuò lateralmente nella panca di fronte a quella di Janet.
"Come stai?" le domandò.
"Non mi lamentò" rispose mentre cominciò a scrutare il menu.
"Cameriera! Ci porta una crepe ai funghi ed una – guardò con sorriso Steve – baguette al patè d'oca".
Il ragazzo sorrise "Già – gli si rivolse la donna – non le vari con semplicità. Ti trovo bene Steve; dormire al giornale ti rende giustizia" sorrise lei.
"Sai com'è, attendo di potere tornare a casa mia, nel frattempo ho trovato una soluzione temporanea". "Steve, forse è meglio che ti guardi attorno per trovare una sistemazione meno precaria"Steve si rabbuiò "Perché?"riuscì a malapena ad articolare. "Ricordi il nostro vecchio commercialista Bruce McKallagan?"non rispose e lei continuò "Stiamo insieme da qualche settimana, vado a vivere da lui". "Per chi è la baguette?" interruppe la cameriera.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora