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"Brenda tutto a posto?" Aveva sentito l'acqua della doccia aprirsi e mai chiudersi. In genere ci metteva 15/20 minuti al massimo. E in genere invitava anche lui.
Brenda era seduta sopra il water, l'ennesimo test in mano.
Test negativo.
Questa volta era proprio sicura. Avevano fatto tutto quello che era stato chiesto loro. Seguito le cure. Preso i farmaci. Niente.
Brenda piangeva in silenzio per quella disperazione che non riusciva più a contenere.
Sentì Dylan chiamarla e chiuse l'acqua.
"Si un minuto"
Quando aprì la porta a Dylan non servirono tante parole.
"Brenda" sospirò.
"Lo so, lo so" disse lei "forse non è destino"
Lui l'abbracció.
Aveva consumato tutte le parole che possedeva per farla sentire meglio ma nulla aveva funzionato, ma riusciva a capire profondamente Brenda. Ora più che mai. Ora che i risultati dei test erano stati portati da Andrea in buste chiuse che Dylan non riusciva ad aprire. Immaginava che avesse portato la medesima busta a Brandon, forse anche prima di lui, e che forse lui e Kelly l'avevano aperta ma il telefono taceva e questo non faceva intuire nessuna ipotesi.
"Forse dovresti aprirla" disse Brenda asciugandosi le lacrime secche che si portava dietro.
"Non lo so, Bren, io non riesco ad affrontare ancora questa cosa."
"Temo che dovrai farlo Dylan e potessi dividerei questo con te. Ma non posso. Devi farlo tu così come dovrà farlo mio fratello. Vuoi che lo chiami?"
"No" scosse la testa Dylan.
Osservo lungamente la busta poi L'afferrò sotto gli occhi preoccupati di Brenda.
La aprì strappando i lembi laterali che lasciò cadere a terra. Aprì il foglio ripiegato.
Dylan non disse una parola, anche in questo caso non ce ne era bisogno, tenne la testa basta. Non era raro vedere Dylan piangere, era un emotivo, uno che le emozioni le tirava fuori, le rovesciava ovunque. E chi era davanti a lui doveva farci i conti.
Brenda si sedette al suo fianco.
"Non sono io il padre" disse appena.
Brenda lo strinse più forte perché voleva fermare con le mani quel dolore che somigliava molto al suo.
Era molto vicino.
Suonarono alla porta.
"Non voglio vedere nessuno" disse Dylan alzandosi di scatto e rifugiandosi in camera da letto.
Brenda andò ad aprire.
Brandon e Kelly avevano preferito andare di persona che telefonare.
"Ragazzi non vuole vedere nessuno" cercò di proteggerlo Brenda.
Brandon abbasso lo sguardo "per favore" sospirò.
Brenda aprì la porta in modo da permettergli di entrare.
Brandon adocchió la busta lacerata sul tavolino.
Dylan sapeva come sapeva lui.
Brenda, Brandon e Kelly si scambiarono uno sguardo di imbarazzo.
"Hai ricevuto i risultati?"
Brandon fece cenno di si con la testa.
"Quindi sono una zia doppia" disse Brenda accennato un sorriso "normalmente sarei contenta, è una parte di me lo è" disse abbracciando il fratello "ma Dylan è distrutto, non l'ha presa molto bene.
"Per te va bene se vado a parlare con lui?" Chiese Kelly dando uno sguardo di intesa a Brandon.
Brenda la osservó per pochi secondi. Uno sguardo intenso.
Fece cenno di si con la testa e rimase sola con suo fratello abbracciandolo stretto. Brenda non aveva colpe da dare e rabbia da  distribuire
Kelly bussò debolmente alla porta di Dylan "lo so che sei lì dietro" disse "e so anche che sono l'ultima persona con cui vorresti parlare adesso. Non ti biasimo per avercela con me. Davvero. Non so se sarai in grado di perdonarmi. La colpa è solo mia. Non dire la verità subito, per paura, è stato un errore terribile. Perché non ne è andata di mezzo solo la mia vita, quella di Brandon e la tua, ma anche Sammy. Che ancora non sa nulla e io non so neanche come spiegarglielo, che la mia vita era un tale disastro."
Kelly prese qualche momento scegliendo con cura le parole "Però Dylan, sono venuta a ringraziarti, per ogni singolo giorno che hai dedicato a noi, Sammy ti ama molto e non è colpa sua quello che è successo. Prenditela con me, se vuoi, è giusto, io lo capisco, ma non separarti da lui, puoi ancora far parte della sua vita e di quella di Brandon. Se necessario, io farò un passo indietro."
"Dylan, la nostra vita non è stata semplice, veniamo da realtà ricche si, ma piene di solitudine. Una volta mi hai detto che il braccialetto della riabilitazione che indossavi non ti permetteva di giudicare nessuno. Non voglio che tu sia troppo severo con te stesso, perché sei un bravo padre. Lo sei stato. E io mi sono resa conto di non averti mai ringraziato. Ora la mia vita non è più quel casino, non so per quale miracolo abbiamo ritrovato entrambi una strada. E quella strada regge. Si espande. Si è fatta forte.
Non so nemmeno se riuscirò a ritrovare il rapporto con Brandon, perché neanche per lui è facile. Però sappi che ce la metterò tutta, che io farò di tutto perché Sammy cresca come una brava persona. Non essere arrabbiato con te stesso. Sii arrabbiato con me semmai ma non con te stesso."
Non si mosse nulla al di là della stanza. Dylan era immobile. Aveva ascoltato ogni parola. Ma non aveva  la forza di aprire la porta. Non in quel momento.
"Ti voglio bene Dylan." Concluse lei. Accarezzò la porta come se potesse accarezzare lui e poi se ne andò.
Dylan uscì solo ore dopo, quando Brandon e Kelly erano già andati via, e anche Brenda lo aveva salutato. Voleva distrarsi un po' e andava a vedere le riprese.
"Vuoi venire?" Gli chiese.
"No bren.." questa fu la sua risposta. Brenda sapeva quando Dylan non voleva essere toccato e sapeva che sarebbe tornato da solo, con i suoi tempi.
Aspettò che la casa fosse totalmente silenziosa e illuminata dal sole del tardo pomeriggio.
La busta strappata era ancora sul tavolo. Lacerata come lui.
Quando uscì dalla stanza mise il giubbotto e prese la sua moto. 
Parcheggiò davanti allo stabile in attesa di vedere la macchina arrivare.
"Signora Winley le posso parlare?"
La donna cercava di trasportare due faldoni indisciplinati. Dylan si adoperò per aiutarla.
"Grazie signor McKay ma no, non è questa la procedura. Prenda appuntamento"
"È davvero importante" le disse Dylan guardandola negli occhi "la prego, cinque minuti. Le chiedo solo questo".

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora