140. Persone che non tornano.

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"Come mai sei così elegante stasera?", Hannah guardava sua madre che stava ultimando il trucco davanti lo specchio della camera da letto, con una precisione ed una meticolosità da sala operatoria; una cura che non le conosceva.
"Esco"
"Questo lo avevo capito; con chi? Con Steve?"
Andrea distolse lo sguardo dallo specchio, rivolgendolo con biasimo alla figlia, che non perdeva occasione per lanciare frecciate imbarazzanti
"Steve è un amico, ne abbiamo già parlato"
"Ed allora con chi?"
"Con un mio collega"
"E chi sarebbe? Lo conosco?"
"Conosci qualche mio collega?"
"Si, il dottor Redbone"
"Ma se ha 70 anni"
"Magari ti piacciono gli anziani"
"Si chiama Philipe ed ha la mia età...o almeno credo" in realtà Andrea non si era posto il problema; suonarono alla porta.
"Vado io!" Hannah si precipitò verso quello sconosciuto
"Hanna!"
La ragazza si ritrovò davanti un uomo sulla quarantina, brizzolato, con la pelle olivastra, di quelle che al sole diventa nel giro di breve tempo scura e lucida; ma che di sole ne vede abbastanza poco; alto ed abbastanza in forma, indossava un jeans, camicia bianca e giacca scura; e si presentava con un mazzo di rose rosse che lasciava poco spazio all'immaginazione su quale fosse il suo approccio alla serata
"Ciao" esordì Philipe
"Ciao", rispose una svogliata Hannah, delusa nel non trovarsi un derelitto umano dietro l'uscio. La possibilità che sua madre potesse attirare uomini piacenti la metteva di malumore. Andrea non aveva mai capito se si trattasse di gelosia della figlia o speranza che, non avendo antagonisti, il padre un giorno potesse tornare ad abitare con loro. Ma propendeva più per la prima ipotesi. In ogni modo, la dottoressa Z si presentò al suo uomo tutta tirata a lucido.
"Buona sera dottor Carson"
"Buona sera collega, la trovo in splendida forma"
"Grazie", A sorrise imbarazzata, sotto lo sguardo di disappunto di Hannah.
"Questi sono per te", Philipe consegnò il mazzo di rose alla donna
"Sono bellissimi"
"Non ti danno giustizia"
"Sto per vomitare" Hannah non aveva resistito
Andrea la guardò storto e si rivolse al compagno della serata "Vedo che hai già conosciuto mia figlia Hanna"
"Diciamo di si"
"Bene, Hanna – si rivolse alla ragazza – puoi metterli in fresco? Noi usciamo"
"Ma certo mamma, divertitevi" Hannah cercò di sfoderare il sorrise più falso di cui disponeva; la madre uscì e chiuse la porta dietro di se.
"Scusala, è nel pieno della ribellione adolescenziale; ed è innamorata del padre"
"Figurati, capisco la situazione; o meglio, la immagino. Non ho figli, non ho ex mogli, non ho tempeste ormonali da affrontare; sono un medico che vive per il suo lavoro e del suo lavoro; o almeno ci provo"
Philipe aprì lo sportello della sua auto e fece accomodare la donna "Prego"
"Grazie mille" Andrea apprezzò molto il gesto, amava i dettagli e quello dava il via ad una serata che si prospettava meravigliosa. Il Dottor C avviò il motore e partì senza fornire indicazioni particolari. Durante il tragitto Andrea s'informò sullo stato di salute del rettore Arnold.
"Nessuna nuova, buona nuova; l'operazione, come sai, era perfettamente riuscita, lo abbiamo trattenuto per precauzione, ma se anche questa notte non si presenteranno particolari criticità, già domani potremo dimetterlo. Ho già informato la figlia".
"Perfetto."
Arrivarono davanti un locale sulla costa dal nome spagnoleggiante "El pescador". Andrea immaginò atmosfera messicana e cucina di pesce a tratti piccante. Varcata la soglia, si presentò un locale elegante, luci soffuse, camerieri in livrea che servivano ai tavoli; uno di loro si presentò davanti la coppia: "Dottor Carson, la stavamo aspettando, i signori vogliano seguirmi"
"Non hai prenotato a caso prendendo l'indirizzo su una guida, vero?" Andrea era ironica
"E' la prima volta che vengo; te l'ho detto, la mia vita si svolge tra casa e l'ospedale"
"Ma sembrano conoscerti"
"Il locale è di mio cugino, ho chiamato lui"
"Capisco. El Pescador?"
"E' il vecchio nome, lui ha rilevato il posto da due o tre anni e lo ha trasformato in un ristorante fine dining; prima era una semplice trattoria di pesce; o almeno, così mi ha raccontato oggi al telefono"
"Tuo cugino Stuart?"
"Precisamente; lui è fuori città, ma ha pensato alla prenotazione"
Il tavolo riservato era davanti la vetrata che dava sull'Oceano, le luci della costa segnavano il solco che divideva il mare dalla terra ferma. Ogni tanto quel solco era puntellato da giochi pirotecnici, che lungo la costa che correva verso sud non erano cosa rara; d'altronde, la commistione con la cultura messicana era inopinabile.
La coppia si fece consigliare dal cameriere, sia per quanto riguarda il cibo che sul vino. Fu una carrellata di frutti di mare, seguiti da spaghetti all'astice di chiara matrice italiana; quindi fu il turno di un trancio di salmone di origine scozzese. Al calice si alternarono un Cremant ed un paio di vini della Napa, che Fred (questo il nome del cameriere addetto al tavolo del dottor Carson) ci tenne a servire, per dimostrare, con orgoglio campanilista, che la produzione californiana non aveva nulla da invidiare a quella francese. Philipe non era d'accordo, ma non lo disse per non ferirlo.
"Ottimi gli spaghetti, tra l'altro cotti veramente bene", disse l'uomo
"sei anche un esperto di cucina italiana?"
"Un esperto no, ho una certa esperienza"
"Come mai?"
"Ho trascorso 5 anni all'ospedale Gemelli di Roma"
"Addirittura"
"I miei non hanno mai caldeggiato la mia decisione, avrebbero preferito che seguissi l'attività imprenditoriale di famiglia; ma non l'hanno neanche osteggiata. Anzi, mio padre raccontava fiero che stavo seguendo la mia strada senza aiuti e con ottimi risultati. Ma era comunque troppo orgoglioso per permettermi di dire che ce l'avevo fatta da solo; quindi si mise a disposizione quando avevo ventilato il desiderio di fare un'esperienza all'estero. E mi ha trovato questa opportunità tramite non so quale rete di contatti"
"E tu hai accettato?"
"E perché non avrei dovuto? Andrea, io non ho deciso di fare il medico per antipatia nei confronti dei sacrifici della mia famiglia; o peggio, per ribellione ai miei genitori. Io faccio il medico perché mi piace fare il medico. E se mio padre è riuscito ad agevolare il mio percorso, che male c'è?"
"Non saprei, magari hai tolto il ruolo a qualche medico italiano più meritevole di te"
"Ti sbagli. Io ho fatto 5 anni in Italia, ma grazie ad uno scambio con un medico italiano che è venuto qui a Los Angeles per seguire lo stesso percorso. Ho continuato a percepire la retribuzione dalla struttura ospedaliera degli States per un ruolo, quello si, che avevo conquistato senza alcun aiuto e solo grazie ai miei meriti."
Andrea era affascinata da quell'uomo così sicuro di se, che non aveva sovrastrutture, non parlava per fasi fatte o preconcetti comunemente accettati. Aveva una passione e l'aveva perseguita con tutti i mezzi, ma senza fare torto a nessuno. Non aveva scelto la strada più semplice, sebbene ne avesse la possibilità; ma questo non significava arroccarsi su posizioni da eroe, contro i propri genitori o le proprie origini. Era un uomo semplice, ma deciso.
"Tornando a noi, quindi ottimo spaghetto"
"Non avrebbe potuto cuocerli meglio"
"Ed il vino? Che mi dici del vino?"
"Buono, preferisco il primo che abbiamo bevuto"
"Il Cremant francese?"
"Si – Philipe abbassò la voce – ma non facciamolo sentire al cameriere, potrebbe offendersi"
Andrea sorrise ed abbassò a sua volta il tono, avvicinandosi sul tavolo all'uomo "E perché preferisci quello francese?"
"Andrea, non ho fatto alcuna esperienza in Francia – sorrise – quindi, in questo caso, mi fido solo di quello che mi dice il mio palato; mi piace più il primo; il motivo? E che ne so...."
Andrea fu divertita da quell'uscita, rise e sentì la testa leggera, probabilmente proprio per il vino. L'atmosfera era perfetta, la cena era perfetta, la compagnia era perfetta. Non avrebbe potuto sperare in una serata migliore
"Non sei un esperto di vino"
"Direi di no"
"E di donne?" – oddio, ma cosa ho detto? È il vino che parla – Andrea ora si dava al dialogo interno
Philipe fu spiazzato da quella domanda, ma non si diede per vinto
"Sono ignorantissimo in materia. Vuoi insegnarmi?"
Philipe si avvicinò al viso di Andrea, quando squillò il cellulare
"Salvata dallo squillo"
"Già" Andrea si ritirò sullo schienale guardandosi intorno.
Philipe rispose, era l'ospedale; il suo volto cambiò di colpo espressione
"Ma quando è successo?" Andrea lo guardò con preoccupazione
"Ho capito, arrivo subito". Riagganciò
"Cosa è successo?"
"il rettore ha avuto un nuovo arresto cardiaco – Andrea poggiò il calice sul tavolo – hanno cercato di rianimarlo. È deceduto dieci minuti fa".
"Oddio" disse Andrea portandosi le mani alla bocca.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora