Dylan e Brandon erano seduti uno di fronte all'altro. Il corridoio bianco pareva più lungo e più bianco di quanto in realtà fosse. Non avevano bisogno di troppe parole. Le avevano già spese quella sera al pub. Non si guardavano ma si sentivano confortati dal ritrovarsi nello stesso luogo. Dentro e fuori l'anima.
Brenda arrivò pochi minuti dopo. Vederli in due file separate le spezzò il cuore. Si sedette di fianco a suo marito stringendogli la mano.
"Kelly non viene?" Chiese al fratello ben consapevole che era una presa di posizione a favore della sua amica.
Brandon tirò su lo sguardo "va bene così. Non saprei neanche cosa dirle."
"Si l'ho notato all'inaugurazione del Peach"
"Che vuoi dire?"
"Che ti stai comportando come un deficiente.." disse Brenda senza mezzi termini.
"Brenda...." Dylan cercò di fermarla inutilmente.
"E anche tu" si girò lui.
I due non risposero.
"Ha commesso un errore. Avrebbe dovuto dirlo" cominciò Brenda "ma tu non c'eri" disse puntando il dito verso Brandon "e tu, in fondo lo volevi un motivo per restare qui" appuntò dritto al petto di Dylan.
Nessuno dei due rispose e Brenda si arrese subito.
Andrea si affacciò in quel momento insieme al Dott. Dawing.
"Brandon, sei pronto?"
"Si " disse lui alzandosi con poca voglia.
Andrea sorrise a Brenda e Dylan. Una rispose al sorriso, l'altro accennò appena una incurvatura per una tristezza che aveva trovato varco: poteva perdere suo figlio. Era lì per questo. Per perderlo o per ritrovarlo.
Brenda gli mise un braccio intorno alle spalle.
"Posso immaginare come ti senti. Ma sono tua moglie e sono qui, non lasciarmi fuori da questa cosa Dylan. Quando lei dice che credeva fosse tuo, io le credo. Perché a te riesce così difficile?"
"Probabilmente perché mi sento in colpa Brenda. Crediamo di avere tutto il tempo del mondo ed invece non ne abbiamo."
"Questa la dovresti dire anche Brandon" disse lei guardando verso la porta.
"Già" sorrise amaro Dylan "non sono stato un gran padre. La maggioranza delle volte neanche c'ero e di sicuro Brandon sarebbe migliore di me."
"Non punirti così. Nessuno è migliore o peggiore. A volte la vita prende strane pieghe."
"Mi dispiace" sospirò lui.
"Per cosa?"
"Sento di non esserti stato abbastanza vicino in questo periodo e di non aver compreso abbastanza."
"Avremmo dovuto parlarne di più, io di come mi sentivo. Tu di quello che pensavi."
Lei lo baciò.
Andrea fece il prelievo di sangue a Brandon. Avrebbe riconosciuto a distanza il suo sguardo buio e ferito.
La presenza di Dawing le impediva qualsiasi confidenza.
Eppure avrebbe voluto dirglielo che anche lei credeva a Kelly e le credeva per come quel pomeriggio in cui parlò con lei le era sembrato che Kelly non aspettasse altro che qualcuno bussasse alla sua porta e venisse a chiedere. Qualsiasi cosa fosse era risalita velocemente da dentro di lei e l'aveva improvvisamente svuotata. Sollevata.
Mentre pensava a tutte queste cose, Andrea guardò Brandon negli occhi, gli disse di aprire la bocca per prelevare della saliva con un tampone.
Gli sorrise.
"Abbiamo finito"
"Quando avrò i risultati?"
"In genere tra i sette e i dieci giorni, ma con le procedure d'urgenza in 48 ore si potrebbero avere risultati"
"Sono passati otto anni, direi che è una procedura d'urgenza."
Andrea decise che era tempo di rompere gli argini seppur in presenza di Dawing.
"Brandon" gli disse accompagnandolo alla porta "c'è di peggio nella vita che avere un figlio dalla donna che si ama, giusto?"
Brandon si fermò per una frazione di secondo e poi salutò entrambi i medici. Andrea lo seguì richiamando a sè Dylan per la procedura.
Dylan si alzò lasciando il posto vicino a Brenda libero.
Rimasti soli, Brandon diede un bacio sulla guancia a sua sorella.
"Devo andare a prendere Grace" disse.
Brenda avrebbe voluto dire qualcosa che suo fratello intuì anche prima che parlasse.
Le sorrise sperando che non uscissero altre parole, si guardarono negli occhi e Brenda non disse niente.Casa di Kelly.
Kelly aspettava nervosamente. Era stata una giornata difficile. Era stata una settimana difficile. Aveva cercato di lavorare un pochino ma si era distratta quasi subito dalle richieste di attenzione di Sammy e ancora di più di Grace.
Brandon aveva promesso di passarla a prendere subito dopo essere andato da Andrea ma lei era spaventata dall'incontrarlo, agitata dal vedere le distanze che si creavano fra di loro.
La macchina di B infilò il vialetto. Kelly cercò di scorgerne i lineamenti e l'umore dalla finestra.
"Hey" le disse lui.
"Ciao" lo salutò Kelly.
"Grace è pronta?" chiese.
"Possiamo parlare Brandon?"
Brandon avrebbe voluto dire di no. Che non riusciva a gestire questa cosa, che magari era un deficiente come sosteneva Brenda.
Guardò Kelly, i jeans, il golfino bianco, i capelli legati con una coda.
"Sì certo" le rispose.
"Brandon" cominciò Kelly "so che sei ferito e che ovviamente lo è anche Dylan, e puoi prendere tutte le decisioni che vuoi, è giusto, me lo merito" Kelly aveva uno sguardo fiero, cercava di tenere la testa al e di non tradire disperazione "ma mai un minuto, mai per un solo minuto" disse Kelly "devi pensare che io non volessi te come padre e neanche che io abbia preferito questo figlio, abbia lottato per questo figlio perché credevo fosse di Dylan mentre il nostro anni prima l'avrei lasciato andare, perché voglio che tu sappia, che probabilmente non lo avrei fatto. Non ho fatto che pensarci, dalla nascita di Sammy e poi di Grace, se ci fosse qualcosa in loro che potesse somigliare a lui, tutto quello che vuoi, puniscimi come vuoi, Brandon, ma ti prego, non pensarlo neanche per un minuto."
Brandon l'aveva ascoltata attentamente perché Kelly aveva trovato la chiave alla quale lui non era riuscito a trovare un nome. Anni fa Kelly non aveva lottato per quel figlio lontano e perduto, il figlio di Brandon, e non aveva voluto dirgli che questo poteva essere suo, aveva preferito tenere il figlio di Dylan, lasciare che fosse lui il padre. Si sentiva rifiutato, si era sentito rifiutato, ma quelle parole avevano generato una crepa nel cuore di Brandon, ma non aveva davvero capito.
Non aveva capito niente.
Kelly era ancora in piedi davanti a lui temendo di crollare da un momento all'altro.
"Voglio tornare a casa con la mia famiglia" chiese Brandon senza aggiungere altro.
Kelly si commosse. Finalmente gli argini potevano polverizzarsi.
Potevano scomparire sotto di loro.
Lui aprì le braccia e a lei sembrò una scialuppa di salvataggio, l'ennesima che lui offriva e a cui lei si aggrappava. In mezzo al nulla.
Lui le tirò su il viso dal mento.
Non gli piaceva quello che era successo, ma lo capiva. In quel periodo era in giro per il mondo a fare la sua carriera, non era con lei, non poteva sapere che lui sarebbe tornato non appena lei avesse fatto un cenno, lei non poteva sapere che lui non aspettava altro che un cenno. Lo credeva felice. Lo credeva al sicuro.
Kelly non sapeva che tutto quel vagare in realtà non gli era servito a niente.
Lei non poteva saperlo e credeva di aver fatto la cosa giusta, perché in fondo era lui ad averle chiesto di lasciarlo andare.
La baciò ancora e poi sulla fronte.
Andarono dai bambini abbracciati come avrebbero fatto quei ragazzi lontani. Gli stessi due giovani ragazzi delle decisioni prese in attesa del destino.Chi volete come padre di Samuel?
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Oltre la fine. Beverly Hills 90210
FanfictionFanfiction su una delle serie più amate degli anni 90 BeverlyHills90210. Una finestra su cosa è successo dopo la fine della famosa serie tenendo in considerazione le dichiarazioni degli scrittori, attori, e le interviste rilasciate. È una fanfiction...