La vita a Londra scorreva placidamente da tre mesi a quella parte. Il clima era abbastanza simile a quello parigino, con giornate piovose che accompagnavano la quotidianità, ed il sole che quando veniva fuori riscaldava la pelle e l'anima. Aveva preso un appartamento nella campagna attorno Greenwich, così con poche pedalate di bici poteva raggiungere l'osservatorio astronomico. E pazienza se alcune mattine arrivava zuppa perché la pioggerellina inglese si trasformava in burrasca senza preavviso: adorava l'aria frizzante del mattino toccarle il viso mentre si recava al lavoro. La faceva sentire viva, energica. Trasferirsi dalla Francia non era stato semplice; aveva salutato suo padre con la promessa di vederlo almeno una volta al mese; del resto, era abbastanza semplice attraversare la Manica. In realtà, più che la complessità dello spostamento, era stata la frenesia del lavoro che l'aveva assorbita facendola disattendere quel patto non scritto. Aveva seguito il rettore Arnold oltre Oceano, lasciando la sua vita ed i suoi amici per stare vicino all'unica famiglia che avesse mai avuto, ed ora si ritrovava comunque lontano da lui. Certo, non li separava l'Atlantico, ma erano pur sempre in due Stati diversi, seppur nello stesso continente. Ma era contenta così. Non rimpiangeva le scelte fatte. Il trasferimento a Parigi; l'incarico triennale a Londra, in una delle sedi che scrutavano il cielo più prestigiose al mondo. Clare era sempre stata sicura di sé e delle sue decisioni, che aveva portato fino in fondo anche quando queste avevano comportato rinunce e dolori. Aveva troncato il rapporto più importante che avesse mai avuto per inseguire la sua vita; ogni tanto pensava a Steve, soprattutto quando si spingeva sino a Brighton. Non sapeva bene perché quel posto glielo ricordasse, forse perché era decisamente un luogo che le metteva allegria, così come era capace di fare quel ragazzone. E si domandava come sarebbe stato se solo...ma non c'era risposta, né mai ci sarebbe stata.
Era seduta sul treno che l'avrebbe portata nella City. Era avvolta in un abito blu, cinto ai fianchi da uno spesso nastro bianco che faceva da cintura, sul quale era adagiato l'immancabile impermeabile scuro, proprio sul grembo. Le ballerine ai piedi, anche perché aveva battuto il ginocchio a causa di una caduta in bici ed il medico le aveva detto di evitare tacchi di qualsiasi dimensione. Tra le dita reggeva il biglietto per uno spettacolo a Leicester Square, dal titolo "Beverly Hills", un musical diretto da Brenda Walsh. Brenda, un nome a Clare molto noto, anche se il volto lo era meno, se si escludono le centinaia di fotografie che la ritraevano, viste quando viveva a LA, nella lunga parentesi trascorsa nella casa sulla spiaggia. Era innegabile, le mancava quel pezzo della sua vita. Kelly, Donna, David, persino Valerie, che seppur fuori dalle righe (non aveva altri aggettivi per definirla), metteva un po' di pepe nelle loro vite. E poi Steve. Cucciolorso, come lo aveva "conosciuto" on line, dopo averlo quasi detestato frequentandolo per via delle coinquiline. Gli aveva pure proposto di seguirla a Parigi. Peggio per lui, si era detta dopo avere asciugato le lacrime che per giorni le scavarono le guance. L'orgoglio era un'altra delle caratteristiche che marcavano la giovane Arnold. Aveva visto la locandina del musical in un bistrot del Village e qualcosa l'aveva spinta ad acquistare il biglietto. Non aveva voluto compagnia, voleva fare questo viaggio nel suo passato completamente sola. Del resto, la sinossi che aveva letto le sembrava molto familiare; luoghi e personaggi le erano noti. Era quasi certa che quel racconto era stato scritto dalla sorella di Brandon con chiara ispirazione biografica. E voleva vedere messi in scena alcuni dei suoi ricordi. Sentiva che non poteva mancare alla prima della kermesse; probabilmente si sarebbe presentata, a fine spettacolo, alla regista. Aveva più in comune con lei, perfetta sconosciuta, che con le decine di colleghi con cui condivideva il lavoro, se si fa eccezione per la passione per le costellazioni.
Il treno arrivò puntuale a Kings Cross, prese un taxi e si diresse direttamente a teatro; non le piaceva arrivare in ritardo, preferiva attendere sul posto, a prescindere da quale fosse l'appuntamento. Arrivò tra i primi e si accomodò in platea. Prese dalla borsa un libro di Steven King, "Zona d'ombra", e cominciò a leggere per ingannare l'attesa. Il teatro cominciò ad affollarsi; il pubblico era piuttosto giovane e rumoroso, come ci si può aspettare ad un musical. Ma tra i più rumorosi c'era un gruppetto alle sue spalle, a cui non aveva dato alcuna attenzione, sino a quando non aveva afferrato un chiaro accento americano, ed un timbro di voce che le sembrò familiare. Si voltò per capire meglio di chi o cosa si trattasse. E fu in quel momento che ebbe un tuffo al cuore, scorgendo dei volti che non vedeva da anni e che mai avrebbe pensato di incontrare tutti insieme in Europa. Jim Walsh era il più rumoroso di tutti, eccitato per la pièce della figlia; cercava sponda nella moglie, che invece alternava il silenzio a delle risatine isteriche. Brandon era più composto, anche se decisamente sorridente. Sempre affascinante. Per lei fu un colpo di fulmine spento dalla riluttanza di lui. Sembrava felice sorrideva, si voltò e poco più indietro vide incedere Kelly: forse i due si erano sposati, aveva pensato Clare. Li aveva visti l'ultima volta poco prima della festa di laurea. Qualche notizia qua e là. Ne aveva perso le tracce, per quanto ne poteva sapere stavano insieme da allora. Tra di loro c'era un bambino molto vivace, probabilmente il figlio. Si, si erano sicuramente sposati o comunque avevano messo su famiglia. Il quartetto, che con il bimbo formavano un bel quadro di famiglia felice, erano venuti a vedere lo spettacolo di Brenda; avevano affrontato quel lungo viaggio per vedere l'opera prima della ragazza. Un sentimento che la fece sentire bene, in pace con se stessa. Raccolse la borsa e si alzò per raggiungerli e salutarli. Rimase ferma, con la borsa in mano, quando si accorse che appena fuori dalla fila, immobile a fissarla, c'era Steve con il programma in mano. Appena si accorse di essere stato notato, il ragazzo sorrise, sinceramente contento di vederla; lei fece altrettanto e senza pensarci, uscì e si diresse verso di lui, che ne seguì i passi in avvicinamento con lo sguardo, pensando che a volte la vita ti mette a dura prova; ma di sicuro, ha più fantasia di quanto possa sembrare.
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Oltre la fine. Beverly Hills 90210
FanfictionFanfiction su una delle serie più amate degli anni 90 BeverlyHills90210. Una finestra su cosa è successo dopo la fine della famosa serie tenendo in considerazione le dichiarazioni degli scrittori, attori, e le interviste rilasciate. È una fanfiction...