Capitolo 31. Io sono qui. Tu sei qui.

836 4 2
                                    

Quando Brenda toccò la mano di Sammy e lo vide più vicino notò subito la somiglianza con Dylan. Aveva lo stesso taglio degli occhi e la stessa espressione. Una stretta vigorosa e un'aria dolcissima. Vide nei lineamenti i tratti azzurri di Kelly. Ma trovarsi quel bambino davanti fu meno difficile di quanto si aspettasse. Seppur egli fosse la prova vivente dell'amore fra Kelly e Dylan non le provocava quel dolore che aveva tante volte immaginato, che aveva incastrato sotto le ossa, che l'aveva cambiata una volta per sempre. Era solo un bambino.
Brandon invece sentì una pesante sensazione di malessere, vedere Dylan accanto a Sammy gli diede per la prima volta la misura di come stavano realmente le cose. Quella non era la sua casa, quella non era la sua vita, e si maledì per aver immaginato che potesse esserlo. Perché in quei giorni passati insieme a Kelly lo aveva immaginato più volte, aveva pensato che ci potesse essere ancora una possibilità per loro, aveva pensato che quello che percepiva fosse finalmente qualcosa di definitivo, curato, attagliato per loro. Kelly era stata chiara, una volta che lui se ne fosse andato lei sarebbe tornata alla sua vita. Ed era questa che aveva davanti? I suoi pensieri si interruppero solo quando percepì lo sguardo di Kelly su di lui. L'espressione preoccupata.
Kelly si sentiva a disagio per quel momento. Era sempre stato lui a sostenere lei, persino con un messaggio prima di presentarsi alla porta, ma ora era evidente che qualcosa stava disturbando Brandon. Nulla che fosse accaduto, ma qualcosa che egli vedeva chiaramente. Avrebbe voluto prenderlo da parte. Toccarlo in qualche maniera. Lo comprendeva, era sempre stata lei la carta vulnerabile.
"Non mollarmi adesso. Non ora" pensó.
Kelly guardò Dylan, giocare con il loro figlio, un Dylan rilassato. Illuminato in qualche modo. La libertà lo nutriva. Era sempre stato così. E poi c'era qualcosa di estremamente potente in Brenda e Dylan insieme. Qualcosa che aveva sempre temuto, da cui aveva provato a difendersi. Ora era Brandon a guardare lei. Il suo sguardo era senza cifra. Sperso. Disperso.
Quando gli occhi si incrociarono si agganciarono in qualche modo. Io sono qui. Tu sei qui.
Sammy trascinò Dylan per tutta la casa. In camera sua. Gli mostrò i suoi progressi. Disegni. Invenzioni.
"Brandon mi ha insegnato un po' di cose di Basket"
"Ah davvero?" disse Dylan.
"Si."
"Ti è simpatico?"
"Mi è simpatico. Fa ridere la mamma"
"Sul serio?"
"Si. Ride sempre quando c'è Brandon"
"E viene spesso?"
"Abbastanza spesso. La sera viene sempre a farmi vedere il basket, ma mamma dice che poi se ne andrà ".
"Dice così la mamma?"
"Si"
Dylan sorrise a suo figlio e lo abbracciò stretto "mi sei mancato"
"Anche tu"
"Come stanno i bimbi poveri?" chiese Sammy togliendosi dalla presa.
"Se la cavano" sospirò Dylan.
Kelly offrì da bere, mentre Sammy faceva vedere qualche tiro al padre. Brenda lo seguiva con gli occhi, rideva, stava ritta in piedi, dentro e fuori.
"Tutto bene?"le chiese Brandon
"Meglio di te sicuro" gli rispose Brenda.
"Si vede tanto eh?"
"Abbastanza, sembri una sfinge" e gli fece una smorfia con la faccia.
Brandon rise, cominciò a ridere con più gusto. Santo cielo. Brenda aveva ragione.
"Brandon vieni!" gridò Sammy "facciamo una partita. Io e papà contro di te"
"Magnifico" sussurrò Brandon verso la sorella "di addio al tuo ragazzo" scherzò arrotolandosi le maniche.
Fu in quel momento che Brenda si accorse di Kelly vicina all'ingresso retro della casa.
"È dura come pensavi?" le chiese.
Lei fece un mezzo sorriso "per te?"
"Meno di quanto credessi"
"Si anche per me" sembrava sincera.
"Non ci vediamo da una vita" sospirò Brenda.
"Una vita davvero".
Si sorrisero e poi guardarono entrambe verso la partita improvvisata, Brandon e Dylan se le davano di santa ragione, ma alzavano Sammy al canestro perché segnasse punti su punti.
"Maschi" disse Brenda.
"Già" rise Kelly.
Kelly amava riaverla vicino. Sentire la presenza di lei. La sua indipendenza a volte spietata. Si erano invidiate a vicenda, se lo erano detto più volte. Poi improvvisamente non avevano parlato più. Brenda era andata a prendersi la sua vita. Con dolore. Che in parte aveva provocato lei e in parte Kelly aveva scontato in prima persona.
"Quanto resterete?"
"Non lo so, io comunque dovrei tornare a Londra a breve. Ho ricevuto un paio di chiamate. Lui.. " Brenda lo guardò sudato e affannato " lui non lo so".
"Sembra che tutti vogliano scappare da qui" sospirò Kelly con un tono triste.
"Brandon?"
"Riaverlo qui è stato.." scosse la testa "non lo so. Mi sono convinta che potevamo tenerci compagnia per questi mesi e che poi potevo lasciarlo andare".
"Ed è così?"
"È la sua vita. Ha grandi sogni e io avrei voluto farne parte, ma c'era sempre qualcosa in lui che sfuggiva"
"Stai parlando di sette anni fa."
"Mia madre ha avuto una vita terribile, intendo squilibrata e di solitudine, e sembra che io sia destinata alla stessa cosa"
"Dylan?"
Kelly rise onesta portandosi il bicchiere alle labbra.
"Con Dylan..ci abbiamo provato lo sai, ma quando rimane fermo qui, è come se si spegnesse, comincia a scalciare" Kelly posò il bicchiere " io volevo che amasse me, la vita qui. Io adoro la mia vita qui. Mi piace. Ma mi sono ritrovata a convivere con il fantasma di Antonia. Con il fantasma tuo. Con i suoi umori. Con il fantasma dei miei fantasmi. Avere Sammy è stata una rivelazione. Mi ha portato ad un altro livello. Senza compromessi. Senza dover piacere per forza. Indipendente. Dylan ci ha provato per un po'. Entrambi siamo cresciuti senza padre e le strade sono due, o impari il giusto dallo sbagliato oppure lo imiti."
Kelly accennò un sorriso amaro "Dylan è uno di quelli che porta dolore Brenda. Tu lo sai meglio di me. È nella sua natura. È stato per me ciò che idealizzavo, ma non è applicabile alla mia vita. Non posso cambiarlo. Non posso smussarne neanche un angolo. E i suoi frammenti si conficcano ovunque quando non è giornata. Quando non ha voglia. Quando vuole altro. Porta amore. Porta dolore. E io non me lo posso permettere. Non posso più. Non c'è la faccio. Divento l'ombra di quello che sono. Tuo fratello invece" entrambe guardarono Brandon che si era avvinghiato a Dylan mentre Sammy rideva " tuo fratello era il reale. Il senso. L'equilibrio. L'appartenenza. Tuo fratello alleviava il dolore" si fermò un attimo "scusa non so neanche perché ti dico queste cose".
Brenda si avvicinò a lei. E le mise un braccio intorno alla spalla. Kelly aveva pensieri lontani, non aveva neanche sentito il tocco di Brenda, spontaneo e comprensivo. Sapeva bene. Sapeva tutto.
"A volte un grande quadro diventa un capolavoro quando hai il coraggio di azzardare. Di dare quella pennellata in più. Quel tocco in più. Il coraggio Kelly è tutto lì" le sussurrò lei.
"E se non funzionasse?" le chiese Kelly voltandosi.
Brenda le diede un carezza sulla guancia "e se funzionasse, Kelly?"
Lei la guardò. Per un attimo le parve rivedere la sua amica giovane e spiantata trasferitasi dal Minnesota.
Posò il bicchiere "ti prego non dire niente"
Brenda sorrise "la decisione è tua Kelly. Non dirò niente, Sammy è meraviglioso".
Questo la fece sorridere.
"Si. Se lo conoscessi bene lo adoreresti."
"Ne sono certa"

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora