Capitolo 70. Due passi insieme a te.

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"Cameriere, porti una bottiglia di Pol Roger!"
"Steve, è la terza" gli disse sotto voce Brandon.
"E allora? Abbiamo diverse cose da festeggiare!"
alzò la voce  rivolgendosi all'intero tavolo.
"Tranquillo Brandon, il qui presente impresario farà quattrini a palate con questo spettacolo, pago io", disse Dylan, che aveva seguito il labiale dell'amico. "Sei sempre il solito" lo apostrofò una Brenda raggiante. Il suo musical era stato un grande successo, la platea le aveva dedicato 10 minuti di applausi, nonché una standing ovation quando era uscita sul palco per ringraziare. E non aveva saputo trattenere le lacrime, così come Cindy non riusciva a smettere di piangere, stretta da un altrettanto commosso Jim. Brenda era finalmente realizzata. Ricordava lo sguardo ammirato ed orgoglioso con il quale i genitori guardavano suo fratello stringere la mano al presidente Clinton, in tv; ed ora, quello stesso sguardo, lo dedicavano a lei. Li aveva visti tra la folla che applaudiva ed era a quel punto che aveva cominciato a piangere. Brandon era preso dall'entusiasmo nel battere le mani, Kelly era contenta nel vedere i due fratelli cosi felici; il piccolo Sammy era divertito e provava ad articolare dei fischi di approvazione mettendo due dita in bocca, dalla quale usciva solo qualche maldestro sputo. E Steve...Brenda cercò di metterlo a fuoco, applaudiva anche lui, parlottando con una ragazza che non riusciva bene ad inquadrare, alla sua sinistra, appena fuori la fila del teatro in cui era accomodata la sua famiglia. Dopo lo spettacolo avevano deciso di andare a festeggiare da Alain Ducasse, uno stellato di Londra che per JT, anche all'ultimo secondo, avrebbe trovato un tavolo abbastanza capiente per tutta la comitiva. Un pò caro, ma Dylan aveva insistito; e Jim, sempre molto parsimonioso, questa volta aveva appoggiato McKay. Per il contesto, il gruppo risultava essere abbastanza rumoroso, ma per il maggior critico gastronomico di Londra, il servizio di sala chiudeva entrambi gli occhi...e se era il caso, anche le orecchie. Clare, che ovviamente si era unita al gruppo, si era accomodata accanto a Steve, il quale la riempiva di attenzioni; e di champagne "Sanders, vuoi approfittarti di me?", gli disse ad un certo punto, già abbastanza alticcia. Il ragazzo non capì se era una proposta oppure un'accusa e rimase sul vago.
"Solo se fai la brava, cin".
Brenda si rivolse a Dylan.
"Hai sentito Xavier?"
"Si, sono già a Heatrow, in coda al check in"
"Che peccato che non siano venuti con noi al ristorante."
"Andiamo Brenda, ce li vedi quei ragazzi seduti impettiti in questo posto? Sono spiriti liberi e onestamente" disse allentando il cravattino "non è neanche per me; e poi i biglietti erano già fatti, i piani già stabiliti: dopo lo spettacolo sarebbero andati in aeroporto ed avrebbero dormito durante il volo. Domattina saranno in Ecuador, al tramonto. Cioè, per noi sarà mattina, per loro il crepuscolo." "Ok ok, hai ragione. In ogni modo, è tutto così meraviglioso, tutto è come dovrebbe essere." Brenda si guardava attorno, JT che parlottava con suo fratello, Kelly con i suoi genitori, Steve preso da quella ragazza che a L.A. aveva incrociato un paio di volte, Clare. Gliene aveva comunque parlato Brandon diversi anni prima, dipingendola come una ragazza sicura di sé, brillante, che viveva sulla spiaggia con le ragazze. E aveva saputo che stava con David. Ed aveva saputo che stava con Steve. Ed aveva saputo che aveva mollato Steve. Ed ora eccola, sembrava molto simpatica, ben integrata con il resto del gruppo, sebbene non si vedessero da parecchi anni. Ipotizzò di chiamarla qualche volta del resto vivevano entrambe a Londra."
L'unica che sembrava un po' pensierosa era Kelly: non usciva benissimo dal racconto messo in scena dall'amica. Il triangolo amoroso era stato uno dei protagonisti dell'intera scena ed i rancori evidentemente mai del tutto sopiti di Brenda, venivano fuori in maniera chiara. Ovviamente nessun nome reale era stato fatto. La Kelly dello spettacolo si chiamava Kimberly. Ma la storia era abbastanza inopinabile e vedeva, ad un certo punto, la protagonista partire per un viaggio in Europa e la migliore amica soffiarle senza remore il ragazzo. Ed una serie di dettagli che rimandavano a lei, Brenda e Dylan. Kel aveva provato a 
capire il dolore dell'amica, di comprendere che la verbalizzazione è molto importante per superare i traumi; ed in quel caso era stata la scrittura prima e lo spettacolo a seguire, che la giovane Walsh aveva utilizzato per esorcizzare i suoi demoni. Esorcismo che aveva avuto luogo prima di ritornare con Dylan, prima che le due ragazze si fossero riavvicinate, prima di quella nuova fase felice della loro vita. La scrittura aveva preceduto tutto questo; il ché la rincuorava. Pensando a questo, guardò verso Brenda, che si accorse di essere osservata, le sorrise ed alzò il calice nella sua direzione. Kelly rispose allo stesso modo. Si, erano riuscite a superare tutto e tornare amiche. In maniera diversa di come lo erano state a sedici anni, ma erano adulte. Il loro rapporto sarebbe cambiato in ogni modo. Brandon rapì Kel dai suoi pensieri dandole un bacio sulla guancia "Tutto bene?" le disse. Lei lo guardò, sbirciò in direzione di Sammy alle prese con la sua bistecca e patatine, Dylan che lo aiutava a tagliare la carne, "Si, non potrebbe andare meglio" e si strinse a lui.
A quel punto Clare si alzò, reggendosi sulle gambe con grande forza di volontà "Ragazzi, io dovrei andare, ho un treno che mi attende per tornare a Greenwich".
"Ti accompagno io" Steve non perse l'occasione. "Stai buono, Casanova" lo riprese Dylan.
"Non è il caso che Clare vada in questo momento, la serata non è ancora terminata e non ci vediamo da un secolo; Clare, se vuoi puoi prendere una stanza nel nostro albergo"suggerì Kelly.
"Davvero Kelly, preferisco andare, domattina devo arrivare presto all'osservatorio e se dovessi dormire a Londra non ci riuscirei."
"Ha ragione – si affrettò a dire Steve – non possiamo mica fare prendere una nota di demerito alla dottoressa Arnold"; Sanders aveva già messo il giubbotto e porgeva la borsetta alla ragazza.
"Grazie Steve".
Clare sembrava non disdegnare l'offerta del ragazzo di scortarla al treno e gli ammiccamenti tra gli altri commensali si sprecavano.
"Grazie della splendida serata, spero di vedervi presto".
"Già, non così presto comunque", Steve diede una pacca a Brandon e con un sorriso sornione seguì la ragazza fuori dal ristorante.
"Il vostro amico non ha perso tempo", osservò incredulo JT.
"E' una storia lunga – aggiunse Kelly – e non nasce di certo stasera".
"Ah, capisco."
"Forse è meglio avviarci anche noi – sussurrò Dylan all'orecchio di Brenda – i nostri festeggiamenti non si esauriscono certo al ristorante".
"Dyyylan", Brenda sorrideva divertita.
"Cameriere, il conto per favore"JT mise così fine alla serata, consapevole che era l'unico a quel tavolo destinato ad una notte solitaria.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora