Capitolo 38. Luci blu.

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Le luci blu della polizia si vedevano già dal fondo della strada. Kel aveva gli occhi accesi e di metallo mentre Brandon guidava di fianco a lei. Lei tremava. Non capiva. Era in qualche posto lontanissimo, buio, senza fiato e senza alcun incanto.
Non fece in tempo neanche ad accostare, Kel aprì di scatto la portiera e fuggì fuori. Verso la polizia che si muoveva attutita dalla sua paura. Verso sua madre seduta nell'ambulanza. Aveva una contusione evidente sulla fronte ed una coperta sulle spalle. A seguire Brandon vide la sagoma di Dylan correre nella stessa direzione.
Qualcuno aveva preso Sammy. Era entrato in casa. Ingaggiato una breve resistenza con Jackie e lo aveva portato via. In pigiama. Mentre dormiva, esausto dopo la bella giornata con il padre.
Jackie aveva ricordi confusi. Uno, forse due uomini. Non hanno detto una parola. Hanno parlato? Non ricordo. Alto, basso. Carnagione chiara, scura.
Dylan sembrava spezzato. Era furioso. Gridava contro chiunque incontrasse tanto che Brandon dovette fermarlo ed allontanarlo il più possibile. Non sapeva come arginare la furia e il dolore.
Rapimento. Il detective Woods pronunciò questa parola. Rapimento. Perché? Chi?
Cominció a fare domande alle quali Kelly non sapeva rispondere. La sua vita era normale. Nessun nemico. Nessun segreto. Era benestante ma non così ricca. Il padre del bambino è ricco. Disse. Improvvisamente si accese di fuoco.
"Cosa hai fatto Dylan", cosa hai fatto.
Lui la guardava in piedi. Disfatto. Disperato. Il fatto che la signora Taylor si rivolgesse così al McKay fece insospettire immediatamente Woods. Soprattutto dopo che realizzò chi fosse il padre del bambino. Dylan McKay. Figlio di Jack McKay.
Fu una furia di domande. Dove era stato negli ultimi tempi, se aveva nemici. No. Rispose Dylan. No. Nessun ricatto. Nessuna richiesta. Mio figlio è stato portato via e voi state qui a farmi domande. La rabbia montava. Si espandeva come schiuma. Tirava giù Dylan in un abisso di sabbie mobili.
Kel stava seduta con la testa fra le mani. Si dondolava quasi in una ninna nanna immaginaria. Era sotto shock. Brenda cercò di portarla via. Di farla alzare, ma lei preferiva stare lì. Immersa nelle tenebre della disperazione. E allora Brenda si sedette vicino a lei. Le mise un braccio intorno alle spalle e lasciò che lei appoggiasse la sua testa su di lei. Che non aveva potere. Che era attonita. Stavano così. Sedute in mezzo al nulla, senza dire una parola. Improvvisamente nella mente di Brenda si fece avanti un pensiero. L'uomo al molo. Quello che osservava Dylan e Sammy. Cercó di inquadrarlo meglio nella testa. Di vederne i particolari. Era sfocato. Smarginato. Lo aveva visto un attimo. La macchina. I connotati del visto. Era confusa.
Il mondo distorto di Kel si stava facendo più confuso. Chiuse gli occhi per non vedere. Il dolore e l'angoscia la stavano mangiando. Le avevano strappato il cuore. Quando riapri gli occhi inquadró Brandon che parlava con Dylan. Erano entrambi in piedi. A dieci metri di distanza.
Kel si alzò e andò dritto da lui, guidata da una specie di forza disperata, sfiancante. Brandon la vide all'ultimo. Allargó le braccia e la prese al volo, mentre Kel ricacciò fuori dalle viscere un urlo dolorosissimo e spettrale.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora