Capitolo 43. Display.

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Neanche Steve  era riuscito a chiudere occhio.
A casa McKay non aveva trovato nessuno. Dylan e Brandon erano come evaporati nel nulla. Non  ebbe alcuna risposta alle varie telefonate che aveva tentato. O squillava a vuoto o trovava il cellulare spento.
Fu tentato di andare a casa Taylor, ma poi ripensò alle parole di David, alla presenza della polizia, al trambusto, alla confusione di Kelly. Lui e Kelly davvero  cresciuti insieme. Agonisti e antagonisti della stessa corsia.
Non sapeva cosa dirle, cosa fare. Al telefono aveva risposto Brenda che provava ad essere colonna di un peso che sarebbe presto sprofondato. Preferì aspettare che le acque si calmassero prima di compiere qualunque  passo. Rientrò a casa, una branda e un cuore incerottato. Si distese sul letto e cominciò a pensare a cosa scrivere a Janet. A lei non era stato detto nulla. Così aveva specificato la polizia. Così voleva Kelly. E lui mantenne fede, per quanto sapeva già che l'avrebbe pagata.
Scrisse e cancellò decine di volte le parole che in mente gli erano ben chiare. Eppure messe in fila facevano a pugni.  Troppo formale. Troppo stupido. Troppo serio. Troppo dolciastro.
Gli pareva di non avere fatto altro in vita sua. Solo digitare tasti su un cellulare, alla penombra dei raggi lunari che filtravano dalla finestra. Non riusciva a pensare ad altro.
Anche la scomparsa di Sammy ed il dolore dei suoi amici era passata in secondo piano di fronte alla possibilità di tornare a svegliarsi accanto sua moglie, preparare la colazione per la figlia e riprendere la vita coniugale. Era uno stronzo egoista?
Forse. Forse no. Ma aveva una possibilità. Dopo mesi di solitudine. Di reale, atroce, solitudine.
Pesò con oculatezza le parole per non sprecare quella  sola possibilità. La posta in gioco gli sembrava troppo alta, a tratti inaffrontabile, e questo lo rese molto insicuro. Traballante.
Non riuscì ad inviare un messaggio di senso compiuto. La luce della luna fu sostituita dai primi raggi del sole.
Gli venne un leggero mal di testa da insonnia. Troppi pensieri. Troppi fili annodati. Decise di alzarsi e fare una doccia.
Provò nuovamente a chiamare Brandon: telefono spento. Dannazione Bran.
Aveva fame ed andò al Peach Pit. Trovò soltanto Nat e Willy, nell'aria un'aroma di uova appena cotte e bacon in preparazione.
"Buongiorno amico"
"Ciao Steve, novità?"
"Nessuna".
"Hai provato con Brenda e Kelly?"
"Sono riuscito a parlare solo con Brenda, tre secondi, forse quattro. Non so, sembra che parlare al telefono sia un problema. Forse hanno ragione. Ha detto di non andare, di aspettare; Brandon e Dylan sono scomparsi. Irreperibili" scosse la testa "faccio colazione, poi magari ...non lo so".
"Cosa ti porto?"
"Uova con il bacon ed una tazza di caffè".
"L'odore ti ha ispirato vedo" Nat fece il primo sorriso da 12 ore a quella parte. Opaco. Senza gioia.
"Già" Steve rispose distratto, recuperando il cellulare e rileggendo la bozza dell'ultimo sms preparato.
"Ho sempre saputo che fosse uno sbaglio, ma non volevo sembrarti saccente né spingerti tra le sue braccia contrastando il rapporto; io rivoglio indietro la mia famiglia, vediamoci quando e dove vuoi". Una schifezza. Non lo convinceva. Non era sicuro che Janet intendesse tornare con lui ed il messaggio gli sembrava troppo possibilista, quasi implorante ..ma lui era implorante. Implorantissimo. Se non fosse per lo stramaledettissimo orgoglio da quattro soldi che si ritrovava appiccicato addosso.
"Eccoti la tua colazione".
"Grazie Nat –  lo sguardo ancora incollato sul display  – ti è mai capitato" gli chiese Steve "di avere chiaro quello che vuoi dalla vita, ma non riuscire ad andare in quella direzione per via dell'orgoglio?"
Nat  si sedette un attimo.
"Tante volte, amico mio, tante volte; ma la vita non tiene conto del tuo orgoglio e va avanti da sé; precludersi delle porte per orgoglio significa lasciarle a qualcun altro, più...come dire...intelligente"
"E questo quando lo hai capito?"
"Quando sono cresciuto, Sanders" gli diede una pacca sul braccio e scivolò via.
Steve riprese in mano il telefono. Cancellò  qualsiasi bruttura. CHIAMAMI e pigiò sul tasto invio. Si sentì sollevato. Stupido e sollevato.
"A questo punto non ho che attendere" si disse e cominciò a mangiare. Dopo una decina di minuti entrò Silver, lo vide e si diresse al suo tavolo."Buongiorno Steve"
"David, novità?"
"Si, ho chiamato Brenda un'ora fa; Kelly stava ancora dormendo, era sotto l'effetto di tranquillanti, quindi l'avrebbe lasciata riposare".
"Hai saputo qualcosa in più su Sammy?" Nat sentì il nome del piccolo e si avvicinò.
"Molto poco, Brenda mi ha detto che c'entra in qualche modo Dylan è lui che vogliono colpire. Ma, a quanto ho capito, la soluzione è a portata di mano, non semplice, ma raggiungibile. Dylan se ne sta occupando".
"Brandon è con lui?"
"Non lo so, non me lo ha detto; non ha aggiunto nulla a cosa vi ho raccontato".
Bip Bip, il telefono di Steve. Il ragazzo, con il cuore in gola, lo estrasse dalla tasca e lo guardò: VALERIE. "Maledizione!".
"Cosa è successo?" all'unisono David e Nat saltarono preoccupati sulla sedia.
"Niente, grattacapi sul lavoro" ed aprì il messaggio Mi hai lasciata al Peach Pit come l'ultimo degli autisti,  guarda che non volevo niente. Se non esserti amica. Buon per te. ".
"Un problema in meno" pensò Steve crudele.
"Questi grattacapi rischiano di farti perdere il lavoro, amico mio; li conosco bene" David aveva sbirciato sul telefono dell'amico.
"Già, ma a volte si risolvono da soli; di rado, ma capita" sorrise Steve. Nat non capiva di cosa parlassero, suonarono i campanelli della porta ad annunciare nuovi clienti e si alzò per tornare a lavoro. David ordinò la stessa colazione di Steve e chiamò Donna: "Amore tutto bene? Ethan? Bene. Sono al Peach Pit con Steve, aspettiamo notizie. Si certo, appena so qualcosa ti informo subito. Faccio colazione e magari – guardò Steve – passiamo da Kelly " Steve annuì "Nel frattempo si sarà svegliata. D'accordo, si, ti amo anch'io, a dopo".
Arrivarono uova e bacon e David cominciò a mangiare. Bip Bip, il cuore di Steve era agitato. Sperò che non fosse di nuovo Valerie.
"Vediamoci stasera in redazione, che poi è anche casa tua J. Alle 20, sarò puntuale".  E Janet non sapeva niente. Forse doveva dirlo. Forse avrebbe bruciato quella possibilità? Non sapeva. Non riusciva a pensare.
David lo stava fissando e gli domandò se si trattasse sempre del "lavoro" ma Steve fu perentorio.
"No, questioni di famiglia questa volta; la mia famiglia" e bevve il suo caffè.
Il telefono di Steve risquillò per la terza volta. Lo afferrò dalla tasca e rispose distrattamente, senza guardare.
"Kelly come stai? Si...si...certo, arrivo subito, sono con David; ah, ok, sto arrivando" e chiuse.
"Cosa è successo?" chiese concitato Silver.
"Non lo so. Era agitata. Non ho capito. Ha detto di correre lì".

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora