Capitolo 26. Cicatrici.

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Ecuador

Brenda stava richiudendo la valigia. Il rumore della zip passò dritto anche nei suoi pensieri. Si preparavano a fare rientro a Los Angeles. Dopo secoli. Se ne era andata via da sola. Con in mano troppe speranze e sogni. Aveva chiesto a Dylan una ragione per tornare e aveva scelto di non usarla. Voleva farcela disperatamente da sola. Quando lo perse, anni prima, il dolore fu talmente immenso e profondo da lasciarle una cicatrice così evidente che sarebbe stata visibile a qualsiasi radiografia. Era stato lui a tornare da lei. Era stato lui ad andarsene di nuovo. E ora si trovava in Ecuador, ancora con lui, in mezzo a qualche cosa che non sapeva neanche lei. Voleva andare in aereoporto e tornare Londra. Riprendere la sua comfort zone. A volte ci pensava. La sua vita era bella lì. Aveva i suoi amici. Il suo lavoro. E non quel senso di disequilibrio.
"Tutto bene?" Dylan arrivò alle sue spalle.
Lei smorzò un sorriso "Non sono sicura di voler tornare a Los Angeles".
"Andiamo, ne abbiamo già parlato"
"Riparliamone allora" si incupì lei.
"Che cosa ti mette così tanta paura?"
"Io non ho paura" Brenda sentì la cicatrice pulsargli in mezzo al petto.
"E allora cosa?"
Lei si sedette sul letto "non lo so, stare a Londra per tutto questo tempo in realtà mi ha protetto. Mi sono sentita viva e realizzata. Il pensiero di Los Angeles mi incuteva sempre un senso di tristezza. La mia famiglia non è più la."
"Ci sono i tuoi amici"
"Amici" sospirò lei.
Lui si fece vicino a Brenda "credevo l'avessimo superata".
La cicatrice pulsava ancora più forte "superata forse, dimenticata no. E comunque come la metti qui? Vuoi lasciare Xavier, Isabel, così da soli ad affrontare la questione con questo carnefice di Don Perreira?"
"Quello lo sistemo oggi"
"Sistemi cosa?"
"Vado a parlarci"
Brenda scattò in piedi e cominciò a camminare nervosamente nella stanza "parlare di cosa?"
"Voglio capire le carte che ha in mano"
"Tu.. vuoi..." sospirò Brenda "tu vuoi capire le carte che ha in mano un narcotrafficante?"
"Io non credo che voglia davvero questi ragazzi, né può trovare altri cento per le strade, voglio capire cosa c'è sotto".
"E tu pensi di poterlo fare oggi e poi partiamo per Los Angeles a soffiare le candeline sulla torta di tuo figlio?"
Lui la guardò in maniera dura.
"Oh no.. non ti azzardare a guardarmi in quel modo. Ma cosa credi di essere? Chi credi di essere?"
Lui si alzò e si avvicinò a lei. La baciò "so quello che faccio" le disse scostandole i capelli.
"Vengo con te" gli rispose lei.
"Non se ne parla"
"Vengo con te" gli ripeté lei, non togliendo lo sguardo dal suo; "vengo con te anche a Los Angeles, dopo di che" disse lei "io torno a Londra".
"Torno a Londra anche io".
Questo la fece sorridere.
Xavier li aspettava in macchina. C'era voluto qualche giorno per organizzare quell'incontro. L'ultimatum stava scadendo e secondo lui Dylan era parecchio coraggioso, ma pareva anche parecchio stupido.
Brenda arrivò poco dopo.
"Dove sta?"
"Al telefono, ora viene" lei si girò verso i ragazzi in cortile. Di tutte le età. Piccole e grandi stelle, cosa sarebbe successo a loro? Cosa avrebbero fatto?
Dylan usò il telefono usa e getta appena acquistato " Dimmi tutto" disse a Brandon.
La voce dall'altra parte del telefono era parecchio preoccupata.
"Tu prima mi devi dire in quale casino ti stai infilando e con mia sorella per di più"
"Brandon, non ti devi preoccupare"
"Non ti devi preoccupare l'ho sentito troppe volte"
"Vuoi aiutarmi o no?"
Si sentì una pausa e mezzo sospiro "Don Perreira è agganciato al cartello messicano. Ha contatti con la politica locale. Ha suoi uomini ovunque. Un paio di denunce per frode fiscale perché riesce a tenersi ben pulito"
"Tutti sanno chi è ma nessuno lo tocca"
"Praticamente" concluse Brandon "ma tu cosa hai a che fare con questo tizio?
Dylan sospirò "vuole i miei ragazzi".
"Vuole i tuoi ragazzi?" chiese Brandon
"Ma in realtà credo che voglia altro".
"Vuoi che venga li?" gli chiese Brandon.
"No. No. Non serve" disse lui "e comunque domani torno a Los Angeles per Sammy"
Brandon si appoggiò allo schienale della sua sedia. Era una cosa a cui aveva pensato parecchio in quei giorni. La felicità, la quotidianità aveva attutito il pensiero di Dylan. Il suo ritorno. Cosa sarebbe successo. Per la prima volta si rese conto che stava finendo tutto e che l'accordo con Kelly si stava sgretolando. Come aveva anche solo potuto pensare che poteva andarsene con uno schiocco di dita? Come aveva potuto pensare che nulla l'avrebbe scalfito quando già sentiva la vecchia spaccatura farsi strada? Lui o me. Lei o me. Io e lei. Io e lui,
"Dylan.."
"Non voglio sapere niente adesso" rispose Dylan che già conosceva la risposta.
"Tu sei mio fratello" lo anticipò Brandon "Ci sono cose che dobbiamo risolvere e che per troppo tempo si sono trascinate avanti"
"Hai detto bene" rispose lui "tu sei mio fratello, non c'è nulla che io già non sappia, ma la domanda è? Come farai quando sarai andato via? Cosa ne sarà di lei?"
"Non so neanche lei che cosa voglia"
"Chiediti tu che cosa vuoi"
"Chieditelo anche tu" gli rispose Brandon, ci fu una lunga pausa "devi stare attento a questa gente" gli disse.
"Non devi dire niente a Kelly, non voglio che si preoccupi".
"Non mi piace tenere segreti con lei"
"Lo so. Ma il segreto lo tieni con me".
Chiusero la comunicazione. Dylan si avviò verso l'auto. Aveva indosso una camicia di lino bianco appena sbottonata.
Brenda lo guardava con gli stessi occhi di sempre. Completi.
"Sei pronta?"
"Pronta".

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora